1. IL SALVACONDOTTO GIUDIZIARIO PER IL BANANA È LÌ, A PORTATA DI MANO, PRESSO LA CORTE COSTITUZIONALE. E’ LA SENTENZA DEL 19 GIUGNO CHE PUÒ AZZERARE LA CONDANNA MEDIASET E CONDANNARE QUEL PROCESSO A PRESCRIZIONE CERTA. MA PIÙ SE NE PARLA E PIÙ C’È IL RISCHIO CHE SI ALLONTANI. C’È BISOGNO DI TATTO E DISCREZIONE 2. NON BISOGNA METTERE IN IMBARAZZO RE GIORGIO E I GIUDICI DELLA CONSULTA NON DEVONO AVVERTIRE PRESSIONE DAI GIORNALI. POI TUTTO SI PUÒ FARE. ILLAZIONI MALEVOLE? NO, È TUTTO BELLAMENTE SCRITTO SUI QUOTIDIANI DELLE LARGHE INTESE DI OGGI 3. OK, LA MACCHINA DEL FANGO SU FASSINO-UNIPOL-CONSORTE MA SILVIO BANANA HA QUALCHE RAGIONE: “SU RUBY ABBIAMO LETTO DI TUTTO, SU MPS NEMMENO UN’INTERCETTAZIONE”

a cura di Colin Ward e Critical Mess (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - LA GRANDE MONNEZZA
Il salvacondotto giudiziario per il Banana è lì, a portata di mano, presso la Corte Costituzionale. E' la sentenza del 19 giugno che può azzerare la condanna Mediaset e condannare quel processo a prescrizione certa. Ma più se ne parla e più c'è il rischio che si allontani. C'è bisogno di tatto e discrezione. Non bisogna mettere in imbarazzo Re Giorgio e i giudici della Consulta non devono avvertire pressione dai giornali. Poi tutto si può fare. Illazioni malevole? No, è tutto bellamente scritto sui quotidiani delle larghe intese. Ecco due frammenti illuminanti.

Squarcio numero uno, dalla Stampa: "Chi frequenta il Colle più alto esclude nella maniera più assoluta un passo di Alfano sul presidente: nei 16 minuti di colloquio, due giorni fa, mai il segretario del Pdl nonché vicepremier si sarebbe azzardato a fare una richiesta così ‘irricevibile' (un aiuto con la Consulta, ndr)...Di sicuro, ragionano le rare colombe rimaste nel partito, tirare pubblicamente la giacca al capo dello Stato è il modo più sicuro per impedirgli di esercitare, se per assurdo lo volesse, qualunque forma di moral suasion sui giudici costituzionali" (p. 7). Se per assurdo lo volesse è fantastico. Come se il problema non fosse: "Si può o non si può". Ah già, ma siamo in monarchia.

Squarcio numero due, dal Messaggero: "Del resto, si ragionava ieri nella riunione del gruppo pidiellino al Senato, anche caricare di troppi significati politici la decisione della Corte del 19 giugno ‘non ci aiuta': ‘Se dipingiamo un'assoluzione della Consulta come il salvacondotto richiesto, finiranno per non darcelo, anche i giudici leggono i giornali..." (p. 9). Ma li leggono tutti o solo i ritaglietti che mandano dal Quirinale?

2 - NESSUNO LO PUO' GUDICARE
Se quella della discrezione è la sola tattica per portare a casa il salvacondotto, utile anche alla sopravvivenza del governino di Lettaenrico, ieri però non si poteva far finta di nulla di fronte alle motivazioni della sentenza Unipol. Per la serie "ecco con chi volete fare il presidenzialismo", la Repubblica dei renziani spara ad alzo zero: "Berlusconi agì da capo Pdl, decisivo per la pubblicazione delle intercettazioni Unipol'.

Nastri Fassino-Consorte, le motivazioni della condanna. ‘Un'operazione mediatica che ha avuto la capacità di condizionare le elezioni politiche del 2006" (p. 2). E Massimo Giannini rispolvera la storiella della macchina del fango: "Così funzionava la macchina del fango. L'irriducibile anomalia del Cavaliere. Ecco la prova regina del patologico conflitto di interessi" (p. 3).

Sul Corriere, Luigi Ferrarella spiega e ripercorre la vicenda: "I giudici e l'intercettazione Unipol. Berlusconi agì come capo politico. Le toghe: la frase ‘Abbiamo una banca' diventò emblema della capacità della sinistra di ‘fare affari' (p. 11). Interpretazione capovolta sul Giornale di Feltrusconi: "La sinistra faceva gli affari ma il colpevole è Berlusconi. Le paradossali motivazioni della sentenza Unipol-Bnl accusano gli ex Ds: ‘Al tavolino coi poteri forti'. Eppure il condannato è il Cav come leader della parte politica avversa" (p. 2).

Qualcuno rimetta la museruola alla Santanchè: "Senza il legittimo impedimento, ci sarà uno sciopero, una ribellione fiscale dei moderati contro l'accerchiamento giudiziario del nostro leader" (CQ, p. 5). E il sottosegretario alla Pubblica Istruzione (Gulp!) Michaela Biancofiore si sfoga con Repubblica: "L'accerchiamento giudiziario al quale stiamo assistendo come lo chiamiamo? Noi Guerra dei Vent'anni. La finestra per tornare alle urne è a ottobre" (p. 4). Ok, brave, ma adesso fate silenzio, che così rischiate di mandare tutto a puttane.

3 - IN FUGA DALLA REALTA'
Gaudio magno per i nuovi "esperti" che ci cambieranno la Costituzione, selezionati da Palazzo Chigi con l'aiuto di Re Giorgio. "Riforme, ecco i saggi di Letta", titola garrula la Stampa a tutta prima. "Scelta trasversale, non c'è Amato: forte presenza di innovatori. Domani da Napolitano. Il premier comunica l'elenco degli esperti di diritto che daranno indicazioni sulle modifiche alla Costituzione". Il popolo, emozionato, plaude. Entusiasmo anche negli uffici di collocamento e tra la gente in fila agli sportelli di Equitalia.

4 - PASTICCIACCIO ILVA
In bilico tra l'esproprio comunista e la carnevalata dove ognuno dei protagonisti è libero di travestirsi come vuole, il governo vara un altro sedicente decreto "Salva Ilva". Ottimo il titolo del Cetriolo Quotidiano: "Ilva, Bondi cambia stanza: da ad diventa commissario. I Riva fuori dalla gestione" (p. 8). Corriere preoccupato: "Bondi resta all'Ilva, commissario per tre anni. Incarico all'ad uscente. Critiche da Vendola e dal Pdl. Zanonato: nessun esproprio".

"Libertà d'impresa e capitali esteri. I dubbi degli imprenditori. Federacciai: ‘Il provvedimento mina la certezza del diritto'" (pp. 5-6). Ma su chi abbia minato la certezza del diritto a Taranto il discorso sarebbe lungo. Il bello guaglione Raffaele Fitto accorre in difesa dei Riva: "E' un esproprio di fatto dell'azienda. In Parlamento chiederemo modifiche al testo" (Stampa, p. 11). Dal Brasile, dichiarazioni in libertà per l'ex ministro Clini: "Perso troppo tempo, tutti i piani sono saltati" (Messaggero, p. 2).

Il Sole 24 Ore, giornale della Confindustria, parla in un editoriale di "brutto precedente". D'ora, in poi, scrive Paolo Bricco, "Se un problema giudiziario-ambientale riguarda una media impresa o la consociata di una multinazionale (...) l'Esecutivo potrebbe decidere di fare piazza pulita di tutto introducendo un commissario che, di fatto, consentirà alla proprietà soltanto il ‘diritto di informazione' periodica" (p. 1). In effetti non è il massimo, da spiegare all'estero.

Bello il reportage di Adriano Sofri per Repubblica: "Il centravanti avversario adesso fa l'arbitro', tra gli operai dell'altoforno esplode la rabbia. Gli operai si chiedono come si concili l'amministratore dei Riva col commissario di governo. La tragicommedia Ilva approda così a 1 commissario (pagato come il primo presidente della Cassazione), 2 sottocommissari, 5 esperti, 2 garanti, 3 custodi tecnici, un custode amministratore..." (p. 10).

5 - UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Sempre più arrotolati su se stessi e sui giornalisti (dei quali alla gente comune non frega assolutamente nulla), i grillini ne sparano una al giorno. "Grillo, gogna per la tv faziosa. Scoppia il caso ‘olio di ricino'. La deputata Castelli lo evoca: ma non parlavo di giornalisti" (Corriere, p. 12). Sul Messaggero, "Grillo: sondaggio web anti-giornalisti. Nuovo attacco M5S ai cronisti tv: votate sul blog quelli più faziosi, ai primi il microfono di legno. In testa Vespa e Rete4. Il dissidente Zaccagnini prepara l'uscita dal movimento". "Fico verso la Vigilanza: canone per fasce di reddito e via gli spot dalle reti Rai (p. 11). Bravo, bel regalo a Mediaset.

6 - QUEL CHE RESTA DELLA SEGA NORD
Mai litigare sui soldi dalle parti di Bossi. Dalle acrobazie del cassiere Ciccio Belsito al taglio dei fondi alla famiglia del Senatùr, è sul maneggio dei baiocchi che ormai si consumano le grandi battaglie ideali della Lega Nord. Sul Corriere: "Ora la Lega vuole ‘oscurare' Bossi. Il Senatùr attacca: Maroni traditore. L'idea di togliergli ogni visibilità.

Ma il segretario esclude con i suoi l'espulsione: ‘l'unico effetto che hanno certe uscite è quello di danneggiarci. Espellerlo significherebbe farne un martire, meglio il silenzio" (p. 13). Repubblica intervista Aurora Lussana, direttore de La Padania: "Il nuovo giornale di Umberto? Lo finanzia Berlusconi. Se Bossi vuole riprendersi il partito si candidi al congresso, ora la segreteria è contendibile. L'altro giorno il vice governatore pdl della Lombardia, Mantovani, ha quasi intimato a Maroni di ‘rispettare" Bossi. Mica l'ha detto a caso" (p. 8).

7 - LE BANCHE E IL TRONCHETTO DELLA FELICITA'

Sospiro di sollievo nel salotto marcio della finanza milanese: "Tronchetti-Malacalza, divorzio con Opa. Clessidra, Intesa e Unicredit lanceranno un'offerta su Camfin. La newco potrebbe rilevare il 12,9% del socio genovese che con il ricavato prenderebbe l'8% di Pirelli" (Corriere, p. 28).

Su Repubblica, Alessandro Penati si chiede quanto (poco) abbia vigilato la Consob e attacca Unicredit e Intesa per l'operazione: "In pieno credit crunch apprendiamo che le due maggiori banche italiane finanzierebbero il leverage buyout di una holding di controllo da parte di un private equità. Inoltre, si limitano a finanziare il buyout col debito, o ci mettono anche del capitale? Sarebbe paradossale scoprire che le nostre banche, alle prese con coefficienti patrimoniali sempre più stringenti, utilizzassero una risorsa scarsa come il capitale al solo scopo di garantire una pensione dorata a Tronchetti" (p. 20).

8 - ULTIME DAL MONTE DEI PACCHI SIENA
Che la banca senese navigasse in cattive acque, le autorità di vigilanza lo sapevano almeno dal 2009. Ma forse speravano di risolvere la faccenda in modo più discreto. "Montepaschi, gli appunti segreti di Vigni. Il pressing di Bankitalia per il salvataggio. ‘Più Tremonti bond, riflettete'. I pm: Nomura sapeva quando ristrutturò il derivato Alexandria. La stretta di Bruxelles. L'ex ministro Grilli: Vigilanza e Commissione europea ci chiedevano il rafforzamento patrimoniale di Mps" (Corriere, p. 30). Bello il virgolettato carpito dal Giornale a Silvio Banana: "Su Ruby abbiamo letto di tutto, su Mps nemmeno un'intercettazione" (p. 3).

 

 

BERLUSCONI NAPOLITANO NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI corte costituzionalela sala della corte costituzionaleGiorgio Napolitano e Angelino Alfano fassino sfondo consorte da IlSole24Oreletta ILVA DI TARANTO jpegENRICO BONDI RAFFAELE FITTO EMILIO RIVA jpegADRIANO ZACCAGNINI GRILLO A ROMARoberto Maroni e Umberto Bossi a Pontida VITTORIO MALACALZA E MARCO TRONCHETTI PROVERA IN TRIBUNA ALLO STADIO MEAZZA vigni

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