michele santoro

MAI DIRE RAI - SANTORO CONTRO IL DISASTRO RAI DELL'ADDIO AI MONDIALI: "NON FARE IL DOPOPARTITA E' STATA UNA GRAN CAZZATA, IL SERVIZIO PUBBLICO E' IN STATO CONFUSIONALE" - "SIAMO PASSATI DALLA LOTTIZZAZIONE DELLA POLITICA ALLA LOTTIZZAZIONE DELLE SOCIETA' DI PRODUZIONE". E POI "RAI3 RIMPICCIOLITA", "RAI2 TRASFORMATA IN UNA ITALIA 1 ANNI '80"...

 

L’editoriale di Michele Santoro su www.Michelesantoro.it

 

Amo la Rai e ho una grande considerazione professionale di Fabio Fazio. Ma la decisione di non fare un “dopopartita” ieri non è soltanto una gran cazzata. È il segno di uno stato confusionale del Servizio Pubblico che è ancora più preoccupante delle formazioni improvvisate di Ventura.

 

FABIO FAZIO E L ACQUARIO DI CHE TEMPO CHE FA

La domanda è perché si arriva ad una situazione di questo tipo, perché anche le giocate più elementari diventano ardue, e quali interessi siano così forti dal paralizzare perfino il buon senso. Ciò che io vedo è una mancanza di progetto a cui Campo Dall’Orto aveva cercato di sopperire con uno strano mix in cui si fondevano “americanismo”, ovvero il primato dei format e di una televisione modellata su Discovery e su Sky e “culturismo”, ovvero il recupero di una artigianalità di cui possiamo essere espressione gente come Lerner, come Ferrara e come me. Per quanto ci riguarda, ho spesso sottolineato che ogni testo ha bisogno di un contesto e che episodi sporadici non possono prendere corpo dentro contenitori ad essi estranei, per di più essendo programmati in una maniera assurda.

 

La sensazione è che si stia procedendo verso una progressiva riduzione di Rai 2 e Rai 3 da reti generaliste a reti di target, lasciando a Rai 1 il compito di fare il pieno dei budget e degli ascolti. Ma trasformando il pluralismo in una semplice varietà di offerta si mette in discussione il primato culturale della Rai e la crisi di identità si estende dalle altre reti a Rai 1.

 

michele santoro

Dall’interno del Servizio Pubblico si sono alzate flebili voci in nome dell’emarginazione dei dipendenti interni, i quali dovrebbero essere messi una buona volta alla prova per dimostrare cosa e quanto valgono, assumendosi una parte del rischio d’impresa. Certo è che non coinvolgerli in una sfida è contemporaneamente un errore e la sottolineatura di un costo divenuto ormai insopportabile.

 

Resta il fatto che la Rai non può essere concepita come un modello produttivo autarchico, che fa tutto da sé e con le sue sole forze, ma deve essere considerata uno strumento per fare esprimere le migliori energie culturali del Paese. Decidere su quali artisti, star e autori investire è il suo compito principale.

 

Ma se la Rai è debole culturalmente, se non è in grado di scegliere autonomamente le strade da percorrere, finirà per subire le scelte e i ricatti di agenti e produttori di format, spostando la lottizzazione dalla politica alle società di produzione. Di questo si dovrebbe parlare e non degli stipendi delle star, che invece devono entrare in maniera trasparente nel bilancio dei costi e dei ricavi di un programma, sempre che siano funzionali alla sua realizzazione e alla sua resa spettacolare. Non trovo scandaloso pagare chi è necessario e indispensabile, trovo inspiegabili certe durate contrattuali per trasmissioni di incerta riuscita o per personaggi che non sappiamo nemmeno se saranno vivi alla scadenza contrattuale.

 

michele santoro

Come gli agenti, anche l’Auditel non può governare la Rai; e giustamente il deputato del Pd, Anzaldi, pone il problema di un controllo che in altri paesi si fa. Basterebbe un sondaggio telefonico tradizionale a sorpresa per capire se le cifre fornite sono affidabili. Non dimentichiamo che questo sistema di rilevamento degli ascolti non prevede verifiche esterne e non esistono elementi reali che possano contraddirlo. Un sondaggio prima delle elezioni può essere smentito dal voto ma un sondaggio su quali televisioni hanno visto gli italiani è un arbitraggio senza possibilità di moviola, da accettare ad occhi chiusi.

 

Per formare un campione elettorale si deve sapere come ha votato o non ha votato chi ne fa parte, in quale Regione e quale sia il suo livello culturale ed economico, ma questo non vale per il consumo televisivo. Si può essere laureati e contemporaneamente fan accaniti del Grande Fratello Vip. Perciò l’introduzione del sistema attuale fu preceduta da un’inchiesta che coinvolse un milione di italiani, dico un milione, che non è stata più ripetuta. E allora non c’erano Internet, il digitale terrestre, Sky, Netflix e i giornali vendevano il doppio di oggi.

 

Spetta ai dirigenti del Servizio Pubblico mostrare autonomia politica e culturale e assumersi la responsabilità delle scelte.

 

milena gabanelli blu

C’è bisogno di Italia, nel calcio come in tv, di una reazione seria a questo lento scivolare verso un provincialismo insignificante che non merita di giocare nessuna partita da protagonista a livello mondiale. La Rai è la cartina di tornasole per valutare se questo Paese, i suoi politici e la sua classe dirigente hanno ancora la forza di esprimere qualcosa di originale. E per tornare ad essere grande la Rai non ha bisogno che regni l’ordine, non ha bisogno di liberarsi né della Gabanelli, né di Giletti, non ha bisogno di trasformare Rai 2 in una Italia 1 prima maniera, non ha bisogno di rimpicciolire Rai 3. E nemmeno ha bisogno di impedire agli agenti di fare il loro mestiere. Sempre che non si trasformino in direttori ombra, ruolo a svolgere il quale non sono adatti per conflitti d’interesse e che hanno zero titoli per ricoprire.

massimo giletti

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….