“OGGI” O MAI PIÙ - SCIOPERO DEI GIORNALISTI DEL SETTIMANALE CONTRO I NUOVI TAGLI ANNUNCIATI DA RCS: CINQUE ESUBERI NEL GIORNALE E ALTRI 19 NEI SETTIMANALI DEL GRUPPO

Comunicato stampa

Lunedì 27 gennaio oggi.it non sarà aggiornato. I giornalisti di Oggi sono riuniti in assemblea permanente per discutere dei nuovi tagli annunciati da Rcs Mediagroup che mettono in serio pericolo la sopravvivenza di Oggi e del sito oggi.it.

ALTRI 24 ESUBERI, 5 A OGGI - Alla vigilia di una trattativa decisiva per il futuro di Rcs Periodici, la redazione del settimanale Oggi convoca una giornata di assemblea permanente per il 27 gennaio e dichiara lo stato di agitazione. Il 23 gennaio, infatti, nella sede della Fieg a Roma l'azienda ha annunciato 24 esuberi nelle testate superstiti di Rcs Periodici, un gruppo già falcidiato da chiusure, cessioni e sospensioni. Solo nella redazione di Oggi, il giornale che da 70 anni porta l'attualità nelle case degli italiani, protagonista dell'informazione nazionale e anche dei bilanci aziendali (oltre 3 milioni di utili nel 2012), sono stati individuati cinque esuberi.

L'AZIENDA SABOTA SE STESSA - È un corto circuito. L'ennesimo di un'azienda che riesce solo a sabotare se stessa, che premendo a fondo freno e acceleratore brucia risorse anche stando ferma. In questi anni sono stati due i grandi progetti circolati sulla nostra testata. Il primo, rafforzarla. Il secondo, venderla. Da anni viviamo in bilico tra chi a parole annuncia progetti e piani di sviluppo e chi nei fatti li smonta, li vanifica, li rende impossibili. Ultimo esempio, il sito oggi.it.

OGGI.IT, SUCCESSO AZZOPPATO - Dopo gli straordinari risultati ottenuti a partire da maggio 2011, oggi.it è dall'autunno scorso al centro di un progetto che prevede la sua trasformazione in quotidiano popolare online. Una sfida enorme per dare piena copertura ai principali avvenimenti di cronaca, politica, costume e spettacolo. La redazione ha dimostrato da subito la massima disponibilità a operare su carta e web, a rivoluzionare layout, mansioni e organizzazione del lavoro.

Ha chiesto solo due cose. Formazione, per avviare l'immediata integrazione tra i due media. E strumenti, per essere in grado di produrre non solo testi, ma anche servizi audio e video. Risposta dell'azienda: formazione poca, strumenti zero. Anzi, sottozero, fermi a macchine vecchie sette anni, che sotto il peso dell'attività online vanno in tilt una decina di volte al giorno. Immobile sulle due richieste della redazione, l'azienda ha invece scelto di intervenire aumentando di due unità il corpo redazionale.

Quindi,tirando le somme: se il primo gennaio a Milano l'azienda dice che in vista dei nuovi progetti, Oggi ha bisogno di un +2 in organico, 23 giorni dopo a Roma la stessa azienda afferma che nella redazione vanno tagliati 5 giornalisti.

IL PIANO B: LO SPEZZATINO - Da restare sbigottiti. Ma per poco. Solo fino al giorno successivo, quando l'articolo di un quotidiano economico descrive un ipotetico piano B: il nostro sito oggi.it diventerebbe un canale gossip-celebrities del Corriere della Sera e il giornale sarebbe messo in vendita a organici drasticamente ridotti, a condizioni quindi di maggior interesse per eventuali acquirenti. E l'azienda? Non conferma e non smentisce.

CLIMA IRRESPIRABILE, DA ANNI - Questo è il clima in cui da anni siamo costretti a lavorare. Attorno a noi è avvenuto di tutto. È stato attuato il brutale smantellamento della più importante casa editrice di periodici italiana. E il cerchio continua a stringersi. Dopo due consecutivi stati di crisi, l'11 febbraio 2013 Rcs periodici è stata divisa tra testate «core», unità strategiche da tenere e valorizzare, e dieci testate «no core» da vendere o chiudere. Ad agosto, l'azienda ha fatto l'en plein e ha ottenuto tutto quello che aveva chiesto. Delle testate no core cinque sono state vendute e cinque chiuse e oltre 40 colleghi si sono trovati in cassa integrazione a zero ore.

ABBIAMO GIA' PAGATO IL CONTO: 700 MILA EURO - Rcs ha preteso poi interventi per 700 mila euro sul costo del lavoro nelle testate core. Non le è bastato. Prima ha chiuso Casa Amica e Case da Abitare. Poi passando a Sfera ha chiuso due testate d'infanzia, indicando nove esuberi. A cinque mesi dall'accordo, senza aver investito una lira per tentarne il rilancio, Rcs ha annunciato la sospensione delle pubblicazioni di Mondo e Abitare. Ora, sul drappello di testate superstiti, viene sganciata la bomba degli esuberi.

EPPURE OGGI CONTINUA A FARE UTILI - Eppure Oggi ha un conto economico che nonostante tutto, nonostante una crisi che è sì fuori ma che è anche profondamente radicata dentro l'azienda, è ancora solido. Ma per quanto? Quanto potrà resistere un giornale per quanto forte calato in un sistema di costi faraonici che nel 2014, dopo chiusure e dismissioni, saranno oltretutto ripartiti tra un numero sempre più esiguo di testate? Questa e altre domande poniamo all'azienda, perché dopo anni di ambiguità, incoerenze e contraddizioni ci permetta di vedere chiaro nei conti e si decida ad aprire un'epoca della trasparenza, dicendo la verità su quello che vuole fare del nostro giornale e dell'intero gruppo.

LE DOMANDE ALLE QUALI ATTENDIAMO RISPOSTE - Pertanto in vista dell'incontro di venerdì 31 gennaio in Fieg, la redazione, respingendo con fermezza gli esuberi, esige risposte precise e immediate sulle seguenti questioni:

1) È vero che sito e giornale potrebbero essere smembrati?
2) Corrispondono al vero le notizie secondo cui Oggi è in vendita?
3) Se la risposta è no, quali garanzie l'azienda intende dare alla redazione?
4) Cosa aspetta l'azienda a dare concretezza agli investimenti promessi per il rafforzamento della testata e il rilancio del sito?
5) In un quadro di costi generali che appare sproporzionato, quali sono gli interventi di risparmio alternativi al taglio del costo del lavoro che l'azienda intende adottare?

5 GIORNI DI SCIOPERO - In attesa di risposte non più rinviabili, la redazione di Oggi affida quindi al Cdr un primo pacchetto di cinque giorni di sciopero e si riserva nel contempo di dare visibilità a comunicati e iniziative volte a tenere alta l'attenzione su situazioni divenute ormai insostenibili.

Il cdr e i giornalisti di Oggi

 

 

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