marta marzotto nello studio di guttuso

MARZOTTO FINCHE' POSSO - GUTTUSO NEI RICORDI DI UNO SCRITTORE SPAGNOLO: NELLO STUDIO, “VIETATO” ALLA MOGLIE, RICEVEVA MARTA MARZOTTO. MA POI TOCCÒ A LEI VEDERSI SBARRATA LA PORTA - QUELLE LETTERE PERDUTE

Manuel Vicent per “El Pais” pubblicato da “il Fatto Quotidiano”

   

RENATO GUTTUSO E MARTA MARZOTTO jpegRENATO GUTTUSO E MARTA MARZOTTO jpeg

In un giorno di primavera romana del 1984, sul far della sera, fui invitato a bere qualcosa in casa di Renato Guttuso, senza dubbio il pittore più famoso d’Italia. Viveva nel palazzo del Grillo, accanto ai giardini della Domus Aurea, residenza di Nerone, che dominavano il Foro Romano. Il Palazzo del Grillo era appartenuto a un marchese che aveva l’abitudine di gettare il pane ai poveri dal balcone di casa dopo la messa della domenica. Guttuso lo aveva acquistato quando era già un comunista scandalosamente ricco.

 

Oltre al portone barocco del suo studio al piano terra, il palazzo aveva anche una entrata laterale che dava nel vicolo e che conduceva direttamente al piano superiore dove viveva appartata la moglie del pittore, Mimise Dotti, di sette anni più anziana e un pochino svanita.

NUDO CON DRAPPO ROSSONUDO CON DRAPPO ROSSO

 

Tra i due piani c’era una porta sempre sprangata perché la signora non poteva recarsi nello studio del marito dove, invece, aveva libero accesso Marta Marzotto, la sua famosa amante. I giovani amici con i quali giocava a carte avevano il compito di controllare la porta quando la coppia faceva l’amore. Ma nel suo studio Guttuso riceveva anche alti prelati, politici democristiani, socialisti e comunisti quali Giulio Andreotti, Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer, gli scrittori Alberto Moravia, Leonardo Sciascia e Pier Paolo Pasolini, aristocratici di ogni sorta e signore dell’alta società.

   

Renato Guttuso non smise mai di essere comunista. Rimase nel partito dopo la rivolta di Budapest del 1956 e la Primavera di Praga del 1968. Fece parte del Comitato centrale, fu senatore comunista per due legislature e affrontò lo scandalo di avere come amante una delle donne più famose della società italiana senza che questa vicenda recasse danno al suo prestigio e alle sue idee politiche. Durante la mia visita arrivò il barbiere, l’artista lo condusse in una stanza attigua dove si fece radere come il santo di un suo quadro o di un quadro di Picasso o di Magritte.

 

RENATO GUTTUSO E MARTA MARZOTTO A MILANO jpegRENATO GUTTUSO E MARTA MARZOTTO A MILANO jpeg

Malgrado i suoi 75 anni, era un uomo molto attraente, talvolta con i segni di una interiore sofferenza derivante dalla sua incontrollabile passione per le donne. Sapendo che ero diretto a Palermo prese a raccontare alcuni ricordi della sua infanzia in Sicilia. Era nato a Bagheria nel 1912 e quando negli Anni 30 cominciò a essere conosciuto come pittore, era già un artista militante e un capo della Resistenza contro i nazifascisti. Durante la guerra divenne comunista. Guttuso amava calcare la mano sulla sua povertà durante la giovinezza e i suoi racconti colpivano le nobili dame quando il pittore cominciò a frequentare i salotti come uno degli uomini più ambiti, eleganti e affascinanti del bel mondo italiano.

   

“In quale albergo di Palermo scenderai?”, mi chiese con la faccia insaponata. “Al Grand Hotel delle Palme”, risposi. “In quell’albergo aveva una stanza riservata Lucky Luciano. Salutami il barone Giuseppe Di Stefano. È stato condannato a 20 anni per aver ucciso un ragazzino che gli aveva rubato della frutta e la mafia lo ha obbligato a scontare la pena rinchiuso nell’albergo senza mai uscire. Salutalo da parte mia. È un mio grande amico”.

Guttuso non rinunciò mai a essere un pittore figurativo, purissimo esempio dell’espressionismo siciliano contro tutte le mode dell’informalismo. Lo chiamavano il Picasso italiano.

 

MARTA MARZOTTO E RENATO GUTTUSO jpegMARTA MARZOTTO E RENATO GUTTUSO jpeg

Tra tutte le opere di denuncia sociale, La Vuccirìa è, senza ombra di dubbio, il suo capolavoro, un’esplosione luminosa di carni, di frutti, di colori. Ma il frutto proibito, quello che dipinse con maggiore eccitazione e con oscena sfrontatezza fu il corpo splendido della sua amante Marta Marzotto che ritrasse in tutti i modi possibili: nuda, felina, provocatoria , aperta, elegante e brutale. Marta Marzotto era nata a Milano da un casellante delle ferrovie e da una mondina.

 

Renato GuttusoRenato Guttuso

Da piccola, insieme al padre, vendeva il carbone e le rane nei ristoranti. Poi un giorno tentò la fortuna presentandosi a un concorso da indossatrice organizzato dall’impero tessile Marzotto. Risultato? Nel 1954 si sposò con il conte Umberto Marzotto e divenne una delle donne più affascinanti d’Italia, icona della bellezza femminile e della bella vita romana immortalata ne La dolce vita di Fellini. Guttuso la conobbe nel 1967 a una festa quando era incinta del quinto figlio. Aveva vent’anni meno del pittore.

   

Di questa tormentata passione amorosa rimangono centinaia di disegni e dipinti a olio che riflettono tutti gli stati d’animo di Guttuso: la disperazione, la tranquillità, il sesso sfrenato, la violenza.

   

Guttuso morì nel gennaio del 1987. Monsignor Angelini, sacerdote mondano ed elegante, officiò il funerale. Dopo averlo paragonato a Leonardo, disse che era morto pregando la Vergine e invocando il sacro volto del Signore. Negli ultimi mesi di vita, Marta non vide il suo amante. Della sua morte venne a sapere dai giornali. Toccò a lei questa volta vedersi sbarrare la porta. Avevano cambiato le serrature del palazzo e della cassetta di sicurezza comune di una banca di Roma dove erano conservate le loro lettere d’amore andate perdute.

GUTTUSO- I FUNERALI DI TOGLIATTIGUTTUSO- I FUNERALI DI TOGLIATTIRenato GuttusoRenato GuttusoGuttuso i Funerali di Togliatti Berlinguer in primo piano Guttuso i Funerali di Togliatti Berlinguer in primo piano 2mar20 marta marzotto guttuso2mar20 marta marzotto guttuso

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...