blade runner 2049

IL CINEMA DEI GIUSTI - CERTO, SE AVETE ANCORA NELLA TESTA RUTGER HAUER, I “BASTIONI DI ORIONE”, LA MUSICA DI VANGELIS, NON SARÀ FACILE AMARE FINO IN FONDO ‘’BLADE RUNNER 2049’’, BELLISSIMO E ELEGANTISSIMO SEQUEL DIRETTO DA DENIS VILLENEUVE - COME NEL PRIMO ''BLADE RUNNER'' I REPLICANTI SOGNANO DI DIVENTARE UMANI E LÌ SI SVILUPPA LA LORO TRISTEZZA, MA QUI C’È ANCHE LA TRISTEZZA DELLA FINE DI UN’EPOCA… - TRAILER

Blade Runner 2049 di Dennis Villeneueve

 

Marco Giusti per Dagospia

 

harrison ford ne sequel di blade runner

“… come lacrime nella pioggia”. Certo, se avete ancora nella testa Rutger Hauer, i “bastioni di Orione”, “le porte di Tannhauser”, la fotografia di Jordan Croneweth e la musica di Vangelis, non sarà facile amare fino in fondo Blade Runner 2049, bellissimo e elegantissimo sequel diretto da Denis Villeneuve, fotografato da Roger Deakins, ma soprattutto sceneggiato da Hampton Fencher, che aveva scritto anche il primo Blade Runner, e prodotto da Ridley Scott che lo ha supervisionato dando però al regista canadese pieno potere di potersi costruire il suo film inserendovi il suo mondo.

 

DENIS VILLENEUVE

Perché, con tutti i riferimenti al capolavoro di Ridley Scott e i grandi camei di Harrison Ford, Sean Young, Edward James Olmos, questo Blade Runner 2049 è pienamente un film di Denis Villeneuve, completa e perfetta evoluzione della sua complessa messa in scena, e anche della sua poetica, la chiave femminile di Arrival è presente anche qui.

jared leto in blade runner 2049

 

Inoltre Ridley Scott consegna il suo film non solo a Villeneuve ma anche a Roger Deakins, già direttore della fotografia dei film dei Coen e poi di Sicario e Arrival, candidato per tredici volte agli Oscar, e il suo lavoro sul film è qualcosa di spettacolare. Perché sia Villeneuve che Deakins si muovono nel film non come se fosse un sequel, ma come se Blade Runner di Ridley Scott fosse una fonte d’ispirazione, anzi una delle fonti d’ispirazione, perché è molto forte anche la costruzione narrativa e visiva tarkovskiana, oggi così attuale in tanto cinema non solo d’arte.

 

gosling in blade runner 2049 copia

E, attenzione, non c’è solo una chiave di lettura nel film, e quelle facile, il “K” del Castello di Kafka o l’inizio dell’Isola del tesoro, sono meno forti della citazione del capolavoro di Vladimir Nabokov, Pale Fire, dove non sai mai se le memorie sono di un personaggio o di un altro.

 

Siamo in pieno postmoderno, anzi post-postmoderno, perché già Blade Runner e Nabokov erano postmoderni. Un post-postmoderno che deve fare anche i conti  con tutto quello che, anche visivamente, è successo da Blade Runner in poi, a cominciare dai videogiochi, dalle serie tv.

 

gosling in blade runner 2049 copia 2

Stiamo parlando di un immaginario, quello di Scott ripreso dal romanzo di Philip Dick, del 1982. Quando Hampton Fencher, nato come attore nei primi anni ’60, lo ricordiamo nel mélo in Gli amanti devono imparare (Roman Adventures) di Delmer Daves, scrisse il primo copione era davvero un altro mondo. E il fatto che questo Blade Runner 2049 sia stato scritto da lui con un soggetto di 100 pagine, probabilmente su indicazioni di Ridley Scott, rivisto dal più “moderno” Michael Green (Alien: Covenant, Logan), non toglie che la costruzione finale, quello che vediamo, spesso a occhi spalancati, è totalmente frutto della ricerca visiva di Villeneuve e Deakins.

BLADE RUNNER 2049 LOCANDINA

 

Insomma, il film è loro, anche se avremmo preferito la musica di Jóhann Jóhannsson, grande compositore nordico che aveva fatto un grande lavoro in Arrival, e qui è stato sostituito in piena lavorazione da Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch, perché, sembra, Villeneuve voleva qualcosa di più simile alla musica di Vangelis (ma Zimmer non ha la chiave romantica di Vangelis).

 

E’ loro anche una certa freddezza di composizione, sia narrativa che visiva, con la Los Angeles sotto la neve, gli interni incredibile della Wallace Corporation, e la perfezione “cool” di Ryan Gosling, che ci offre un’interpretazione meravigliosa e perfetta, e di tutto il cast femminile, dalla Joi, il suo ologramma romantico personale, di Ana de Armas, alla Luv di Sylvia Hoecks, braccio armato di Wallace-Jared Leto e sua nemica, alla Joshi di Robin Wright, il suo capo.

 

BLADE RUNNER 2049 3

Mentre Scott cercava di non rivelarci troppo, di giocare nascondendo, forse anche a causa della censura produttiva che rivoltò il film, Villeneuve e Deakins ci vogliono rivelare, illuminare, spiegare, in modo da avere un quadro completo del puzzle e della complessità della storia, che è alla fine un’indagine poliziesca con un blade runner robot alla ricerca della verità su vecchi modelli e poi sulla propria identità.

 

BLADE RUNNER 2049

Facendo troppa luce, giocando sull’esibire e non sul nascondere, Villeneuve perde la chiave più romantica di Blade Runner. Certo, la perde anche perché non ha il personaggio di Rutger Hauer e la musica di Vangelis, che da buoni cinephiles che videro il film allora, in quel di Venezia, ancora ricordano. Ma in alternativa sviluppa un mondo dove non c’è più niente o quasi di vero, dove un cavallino di legno scolpito è visto come un oggetto rarissimo, dove Los Angeles è ricostruita a Budapest, dove ti puoi innamorare non di una ragazza replicante, ma di una ragazza ologramma proiezione di una intelligenza artificiale che trovi per strada.

 

BLADE RUNNER 2049. 2

Come nel primo Blade Runner i replicanti sognano di diventare umani e lì si sviluppa la loro tristezza, ma qui c’è anche la tristezza della fine di un’epoca che si è sviluppata non più dal vero, ma dalle proiezioni del vero, un’epoca di puro digitale, dove anche la memoria, i sogni appartengono a qualcun altro, sia questo Andrei Tarkosvky o Ridley Scott.

 

Come nella Las Vegas popolata di vecchi ologrammi di Elvis Presley che vediamo a un certo punto nel film, il cinema è diventato l’ombra delle ombre che era stato da Blade Runner in poi. Solo le bottiglie di whiskey sono vere. Villeneuve e Deakins si permettono di giocare con un filmone atteso da tutto il mondo, 200 milioni di budget, un’uscita planetaria, tre cortometraggi diretti da Luke Scott, figlio di Ridley, a supporto, come se fossero degli studentelli di cinema.

Denis Villeneuve - Ridley Scott - Harrison Ford - Ryan Gosling

 

gosling in blade runner 2049

Rileggono Stalker, Pinocchio, E.T., che massacrò il vero Blade Runner alla sua uscita, si avventurano nell’universo dei manga con accortezza. La critica americana lo segnala con grandi enfasi come “uno dei più grandi film di fantascienza di ogni tempo”, “anche meglio dell’originale”, “un puzzle di ingegneria narrativa costruito con grande attenzione”, “un capolavoro”. Magari lo dirà il tempo. Personalmente, anche se affascinato dall’altissima costruzione visiva, ogni tanto ho trovato delle stanchezze. E qualcuno mi dovrà spiegare bene il finale. Ma forse ho ancora nella testa il vecchio Blade Runner e la sua colonna sonora.

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