michele ainis

UNA POLTRONA PER TUTTI - “SE CHIAMI PRESIDENTE IN VIA DEL CORSO, SI GIRANO IN 15” – MICHELE AINIS NEL SUO LIBRO RACCONTA L’ITALIA DEI 70 MILA PRESIDENTI - "OGNI AUTORITÀ PUBBLICA NE HA UNO, SPESSO PIÙ DI UNO. E PER IL CONTRIBUENTE IL COSTO E’ DI 390 MILIONI DI EURO L’ANNO" – L'INCREDIBILE CASO DEL COMMISSARIO COMMISSARIATO DELL’AEROCLUB - PER DISTINZIONE È ORMAI INVALSO IL SUPERTITOLO DI PRESIDENTE EMERITO, CHE MANDAVA SU TUTTE LE FURIE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIOVANNI LEONE. “SAPETE COME SI DICE A NAPOLI? EMERITO STRONZO!”

Giuseppe Salvaggiulo per www.lastampa.it

 

MICHELE AINIS

Semel presidente, semper presidente. Variante repubblicana della regola benedettina. «Presidente!», si sente chiamare nel centro di Roma. «Si girano in quindici», esordisce Michele Ainis, costituzionalista pop, nel saggio Presidenti d’Italia. Atlante di un vizio nazionale (La nave di Teseo, 224 pp). Non solo in quindici.

 

Non solo a Roma. L’Italia è una Repubblica di presidenti, «della più varia risma: ogni autorità pubblica ne ha uno, spesso più di uno». E come la dignità di abate, anche il titolo di presidente resta a vita, a decenni di distanza dalla cessazione della carica. Tanto che, per distinzione, è ormai invalso il «supertitolo» di presidente emerito, sebbene mandasse su tutte le furie il dimissionario presidente della Repubblica Giovanni Leone. «Sapete come si dice a Napoli? Emerito stronzo!», protestava con gli addetti al cerimoniale.

 

 

La regola ruffiana della nomina

AINIS COVER

Il saggio di Ainis dalla dottrina giuridica e dalla politologia sconfina nell’antropologia. La famelica antropologia dei «posti da presidente, tanti come gli appetiti perché c’è un’intera nazione da sfamare». Senza concorso: per le presidenze vale la regola ruffiana della nomina, del circuito ristretto, delle conventicole come denunciava un inorridito Sergio Castellitto nel film di Virzì Caterina va in città (Roma, ça va sans dire). E dire che «la malattia presidenziale non accompagna la storia italiana dai suoi albori. È un fenomeno più tardo, un disturbo dell’età senile».

 

Nell’antica Roma il presidente del Senato era chiamato Princeps senatus. Di presidenti se ne trova traccia per la prima volta in Boccaccio, nel XIV secolo, ma con eccezione di leadership di gruppo. Oggi «il culto del presidente è diventato una religione nazionale». Frutto (degenerato?) della democrazia pluralistica. Molte istituzioni, molti incarichi, un potere diviso e quindi reciprocamente controllato. Ma anche fabbrica di competenze sovrapposte, ambiguamente deresponsabilizzanti. Tutti generali senza truppe, in un paese in cui qualche anno fa la Corte dei conti stimava quasi 240mila dirigenti pubblici, quanto l’intera popolazione di Venezia.

 

Almeno 70714 presidenti

MATTARELLA

Quanti sono dunque gli italiani che possono a buon diritto girarsi di scatto sentendo chiamare «Presidente!» in via del Corso? La ricerca di Ainis, condotta con Andrea Carboni, Antonello Schettino e Silvia Silverio, arriva a contarne 70174 «ma è un numero approssimato per difetto giacché il censimento non comprende una miriade di istituzioni minori, che altrimenti l’avrebbero trasformato in una biblioteca di Babele, senza inizio e senza fine». In questo «paesaggio multiforme, spesso abitato da creature eccentriche e bislacche», Ainis sguazza come un bambino il primo giorno di mare, incasellando i presidenti in una galleria di profili (comprensivi di poteri, staff e stipendi) non di rado simile a un bestiario repubblicano che costa al contribuente 390 milioni di euro l’anno. Dagli 11,36 euro di indennità mensile lorda del presidente del tribunale regionale delle acque pubbliche ai 432mila euro annui del presidente della Corte costituzionale. Troppi soldi, troppi posti, troppe leggi: è la malattia del troppo, della superfetazione che incrina la solidità delle istituzioni.

 

Dall’Aeroclub al Colle

GIUSEPPE LEONI

Altro che Quirinale: l’Italia dei presidenti non si staglia sugli alti colli, ma sopravvive negli interstizi del potere. Negli anfratti meno illuminati si scrive quotidianamente un’autobiografia nazionale. Aero Club d’Italia, prima voce del dizionario presidenziale di Ainis: ente di promozione delle attività aeronautiche a carattere turistico-sportico, istituito nel 1911, ente morale sotto il fascismo, dal 1954 ente pubblico.

michele ainis

 

Primo presidente Ludovico Spada Veralli Potenziani, futuro governatore di Roma e senatore del Regno. Mandato presidenziale di 4 anni, rinnovabile due volte. Quindi in tutto massimo 12 anni. Nel 2018 Giuseppe Leoni, ex presidente ed ex commissario che aveva cumulato ben 17 anni di mandato, fu commissariato (il commissario commissariato!) dal governo.

 

Ne seguì una polemica furibonda, con inevitabile strascico giudiziario fino al Consiglio di Stato. E dire che l’incarico di presidente è a titolo gratuito, mentre quello di direttore generale (indicato dal presidente) vale 128 mila euro annui. Bizzarria? No, sovente regola.

 

Con paradossi come quello dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa, negli ultimi due anni diventata centrale nella lotta al Covid), dove il presidente non riceve emolumenti, trattandosi di un professore universitario in pensione, mentre il direttore generale nel 2016 aveva percepito la bellezza di 647mila euro.

giovanni leone

 

La Repubblica presidenziale (nel senso patologico di Ainis) è anche una immaginifica fucina di acronimi: Ales, Ansv, Anvur, Arera, insieme ai più noti Anac, Anpal, Anas, Anci, Apt, Aran e Art per citare solo quelli di una pagina del libro. Sarebbe interessante un quiz tra i parlamentari: quanti saprebbero indicarne l’esatto significato? Eppure ogni sigla ha una storia, una struttura, un perimetro di competenze, una carta intestata, un usciere e naturalmente un presidente.

 

ainismichele ainis francesco merlo foto di bacco (2)pierferdinando casini michele ainis Michele Ainis roberto d agostino michele ainismichele ainis col suo libromichele ainis carlo verdelli foto di bacco

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…