
SE LA FICTION ANTICIPA LA REALTÀ – NEGLI USA “MR ROBOT”, LA SERIE DEL MOMENTO, HA RIMANDATO LA MESSA IN ONDA DELLA FINE DELLA PRIMA STAGIONE PERCHÈ CONTIENE UN OMICIDIO CON SELFIE APPENA ACCADUTO IN VIRGINIA – MA ANCHE FILM E FUMETTI, SVILUPPANDO IL TEMA DELLA PRIVACY DIGITALE, S’INTRECCIANO CON GLI SCANDALI IN CORSO
Fabio Chiusi per “la Repubblica”
Bastano tre minuti alla serie tv del momento, Mr. Robot, per mettere in bocca al protagonista Elliot una parola, "Tor", che fino allo scoppio dello scandalo Nsa, nel giugno 2013, era familiare agli attivisti per la privacy in rete, ma sconosciuta ai più. È il software per la protezione dell' anonimato online per eccellenza, il più usato per sfuggire alla sorveglianza digitale; e il suo ingresso nella cultura popolare di massa è forse la cifra più evidente dei mutamenti profondi suscitati nel nostro inconscio collettivo dal gesto dell' ex contractor Nsa, Edward Snowden.
Se quella che viviamo è addirittura definita da più parti "l' era post-Snowden", ciò che abbiamo testimoniato nei suoi primi due anni è il moltiplicarsi di libri, film, graphic novel, opere d' arte dedicate a riflettere su che cosa significhi abitare un' epoca iperconnessa in cui tutto e tutti possono essere - sono - sempre sotto controllo. Rispetto al passato, molte di queste opere mostrano un grado di realismo e comprensione ben maggiore della tecnologia e dei fenomeni a cui possono dare luogo.
Mr. Robot si concentra sull' hacking e sul suo potere rivoluzionario, traendo a piene mani dal collettivo di hacktivisti di Anonymous e dal celeberrimo V per Vendetta di Alan Moore e David Lloyd, ma con un inedito grado di dettaglio e perizia nel lessico e nelle pratiche della cybersicurezza. Un realismo tale da risultare profetico, e costringere la serie a rimandare la messa in onda del finale della prima stagione: la concomitanza tra il terribile selfie-omicidio in Virginia e una scena dell' ultimo episodio avrebbe potuto innescare critiche per mancanza di rispetto.
Ma sono gli argomenti stessi trattati dagli specialisti del controllo in rete a echeggiare in una serie sempre più ampia di prodotti culturali di largo consumo. Il quarto volume della serie Millennium , per esempio, è incentrato su un hack alla National Security Agency: «Chi spia la gente sarà spiato dalla gente», proclama la protagonista tra le pagine, in una inversione familiare agli oppositori degli abusi dell' intelligence Usa. La stesura stessa del sequel della fortunata trilogia di Stieg Larsson, da parte di David Lagercrantz, parla dell' era della sorveglianza e delle intrusioni informatiche: per impedire che vedesse prematuramente la luce in rete, l' autore l' ha scritto interamente su un computer sconnesso da Internet.
La stessa soluzione adottata dalla società immaginaria di The Private Eye , un fumetto che dipinge un mondo in cui per lasciare in vita la privacy la rete deve scomparire. E scompare, dopo una catastrofe planetaria che ricorda gli hack terribili ad Ashley Madison e al governo federale Usa, in cui i dati più intimi di milioni di perfetti innocenti - nella finzione, di tutti - sono esposti alla mercé del mondo intero, senza un blackout potenzialmente per sempre.
Finzione e realtà sono nell' opera di Bryan K. Vaughan e Marcos Martin talmente intrecciate da svilupparsi in parte insieme, con i numeri che procedono di pari passo allo scandalo Datagate tanto da adottarne gli argomenti, le critiche - e assorbirne le paure.
Ma è tutto il mondo della cultura ad avere assorbito e fatto proprie le paure di Snowden. In questi giorni è giunta ai cancelli del quartier generale Onu di Ginevra la scultura itinerante dell' udinese Davide Dormino: le figure di Julian Assange e Chelsea Manning, fondatore e fonte di WikiLeaks per il Cablegate, si stagliano accanto a quelle del whistleblower Nsa. E a una sedia vuota, per chiunque volesse alzare la voce, farsi sentire per le libertà digitali e chi le difende. Per Dormino è insieme «arte pubblica» e un «monumento al coraggio»: quello che secondo Assange è contagioso. Anche quando la cronaca sembra la vera antiutopia, per quanti romanzi e film distopici vengano messi in produzione. Peggio: i fatti sembrano perfino più cupi, più disperati degli incubi degli scrittori.
Viene forse da qui la noia per l' accurata rappresentazione dell' isteria da iperconnessione fatta da Dave Eggers nel pur essenziale The Circle . Conosciamo che significa vivere sempre online; sappiamo dove porta. Eppure accediamo a Facebook, compriamo su Amazon, facciamo la coda per l' ultimo device Apple. Se tutto questo è un brutto sogno, svegliarsi non servirà a molto. Forse a rendersi conto che la resa al «tutti connessi» di Mark Zuckerberg è volontaria, e in buona parte cosciente: ma anche qui, non c' è molta differenza col romanzo.
Resta, nel reale come nell' immaginario, lo spettro di un controllo assoluto, al di fuori della politica, irrimediabile. In Mr. Robot si confonde con la protesta contro "l' 1%", legandosi al dramma della disuguaglianza economica imposto all' agenda globale dai movimenti in stile Occupy. Come nel prossimo film della serie Bourne . Per il protagonista, Matt Damon, il nuovo capitolo sarà tutto inserito nella cornice di un' Europa flagellata dall' austerità e di un mondo sconvolto da Snowden.
IL BUSTO DI EDWARD SNOWDEN A BROOKLYN
Di nuovo, la realtà raggiunge la fantasia: l' azione e la fuga delle pellicole di Damon rivive, scrive il Guardian , in un reality di sei episodi al lancio su Channel 4, Hunted , in cui i 14 partecipanti vengono "cacciati" e tracciati da segugi professionisti, compresi hacker che rovistano nelle loro esistenze digitali.
La domanda tra le righe è: con tutta la tecnologia che usiamo e ci circonda, possiamo davvero scomparire, oggi? «Non mi importa se qualcuno si arrabbia», dice il responsabile Brett Lovegrove, anticipando le inevitabili polemiche: «Mi basta se ne discuta». Alcune opere recenti, poi, lo fanno con il piglio del monito, schierandosi apertamente.
IL BUSTO DI EDWARD SNOWDEN A BROOKLYN
La graphic novel Snowden , appena pubblicata negli Usa dal fumettista già finalista per il Pulitzer 1996, Ted Rall, è per esempio insieme un riassunto del Datagate e una chiamata alle armi, che affronta una a una le difese delle spie e le demolisce. Straordinaria la replica all' idea del direttore dell' intelligence James Clapper, per cui la raccolta dei dati avverrebbe non con l' intercettazione, ma con la loro analisi: «Se compro un cd non ce l' ho finché non lo ascolto?» La risposta è banale, sembrano suggerire le pagine. Eppure abbiamo potuto continuare a fingere di ignorarla. Fino a ora, che la troviamo scritta ovunque. O almeno, questa è la speranza.