DAGOSPIA PRESENTA: "YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI, SECONDA PUNTATA - SE I TRE GIOVANI NERD CHAD, STEVE E JAWED RIESCONO A TRASFORMARE IL LORO SITO DI VIDEO-SHARING IN BUSINESS MILIONARIO LO DEVONO A ROELOF BOTHA - E’ LUI, GIOVANE VENTURE CAPITALIST SUDAFRICANO, A SGANCIARE I PRIMI 3,5 MLN $ PER FAR DECOLLARE YOUTUBE - MA L’INVESTIMENTO è BEN RIPAGATO: IN CAMBIO DEI DOLLARI, BOTHA PRETENDE IL 40% DEGLI ASSET E DEI GUADAGNI FUTURI: UNA BOTHA DI CULO, DIREBBE IL POETA…

"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI - SECONDA PUNTATA

[...] ROELOF BOTHA, IL QUARTO UOMO
Nella storia solo pochi venture capitalist possono vantare così tanto successo quanto ne aveva già avuto questo signore sudafricano alla tenera età di trentatré anni. Però, attenzione: neanche Roelof è un uomo qualsiasi.

Definito dalla grande stampa americana «Math whiz and mentor», cioè mago della matematica e mentore, il giovane Roelof era stato allevato in una potente famiglia sudafricana e da infante sedeva sulle ginocchia del suo omonimo nonno famoso: Roelof «Pik» Botha, ministro degli Affari Esteri negli ultimi anni dell'apartheid. Dopo aver frequentato l'Università di Cape Town ed essersi laureato in Economia e Statistica e dopo essere stato consulente, a Johannesburg, della Mc Kinsey & Co., il quarto uomo vola negli Stati Uniti e si iscrive alla Stanford Business School, dove consegue, nel 2000, un'altra laurea.

A quel punto il suo apprendistato e la sua formazione accademica sono impeccabili e lui si sente pronto per guadagnare e far guadagnare fiumi di denaro. Dove andare a lavorare? Il destino lo spinge all'interno di PayPal, ovviamente. Al suo arrivo la società di pagamenti online sta progettando una collocazione in Borsa. Roelof prende in mano le operazioni di collocamento del nuovo titolo sette mesi prima del debutto, e il giorno della quotazione ottiene un ottimo risultato.

Immediatamente viene promosso capo della direzione finanziaria e da quella scrivania manovra verso un altro goal: la vendita della PayPal a eBay. Operazione che si conclude nell'ottobre del 2002 e che frutta ai suoi azionisti la bella cifra di 1,5 miliardi di dollari. Congratulations!

Abitualmente Roelof mantiene un basso profilo e ama minimizzare le sue imprese: «Provo a mettermi di fronte al maggior numero di opportunità possibili» dice alla stampa. «Alla fine degli Anni '90 non pensavo proprio di andare a fare il direttore finanziario di una società tecnologica. Non avevo neanche idea di cosa fosse il venture capital». In realtà, provetto esperto di scienze matematiche e notevole esperto di scienze attuariali, Roelof è, nei grandi affari, l'uomo giusto al posto giusto: un professionista che gestisce investimenti finanziari calcolando nei dettagli i rischi.

Questo tipo di manager infatti, come i bookmaker che si occupano di scommesse, sono chiamati a prevedere l'imprevedibile. Armati di modelli matematici e statistici, valutano la realtà degli eventi in essere e quantificano le incertezze al fine di ridurre al minimo le perdite e massimizzare i profitti. E Roelof è bravo. Talmente bravo che uno dei boss della Sequoia Capital, Mr. Seth Sternberg, a un certo punto della sua carriera alla PayPal gli offre una posizione in quella che è considerata la maggiore e più attiva società di venture capital operante nell'area delle grandi imprese digitali.

Tanto per chiarire: la Sequoia Capital, nel corso degli ultimi decenni, ha finanziato giganti del calibro di Google, Yahoo!, PayPal, Cisco System, Oracle e Apple. In soldoni: Sequoia ha permesso la costruzione del 10% dell'intero valore del NASDAQ. Se mai si dovesse ipotizzare l'esistenza di una Camelot digitale, la società sarebbe dunque una sorta di Tavola Rotonda dove siedono i Cavalieri di un ipotetico Re Artù.com.

«Non solo Roelof è molto abile» disse Sternberg quando lo chiamò alla sequoia «ma è senza dubbio uno con cui non puoi non avere un rapporto». Torniamo un attimo alla PayPal e immaginiamo l'incontro di Chad, Steve e Jawed con Roelof. Forse i tre sono a mensa quando incontrano il loro coetaneo sudafricano. Forse vengono presentati in una riunione di lavoro. Forse rimangono bloccati insieme in un ascensore. Sta di fatto che i quattro si conoscono bene, e quindi... a chi rivolgersi in quell'estate del 2005, dopo aver messo a punto il nuovo sistema di condivisione video (videosharing) destinato a diventare YouTube?

Roelof accoglie il progetto dei tre ex colleghi con grande attenzione e un certo affetto. «A differenza degli altri siti di videosharing che stavano debuttando, YouTube aveva la forza della semplicità ed era portatore di esperienze sociali e interattive» dirà alla stampa motivando il finanziamento. «È per questo che Sequoia Capital ha dato loro i primi 3,5 milioni di dollari».

Ladies and Gentlemen, fermi tutti! Qui finisce la poesia e si comincia a parlare di denaro. Anche se 3,5 milioni di dollari non sono molti, è evidente che, al di là dell'affetto, dell'amicizia e della creatività che stava per dare vita a YouTube, la Sequoia Capital, in cambio del suo primo finanziamento (start up) entrava in possesso di una percentuale del futuro asset e degli eventuali futuri guadagni. I dettagli non sono mai stati rivelati, ma si ritiene che Roelof chiese e ottenne, per i finanziatori, il 40%.

I PRIMI TERABYTE
Già fin qui la storia è esemplare. Ancora non è successo quasi niente, ma la scena nella quale si muovono i protagonisti è degna di un certo rilievo. Quattro esseri umani, a ridosso dei trent'anni: un americano bianco, un cinese di Taiwan, un tedesco-bengalese e un sudafricano, si incontrano nella Silicon Valley degli inizi del Terzo Millennio mentre attorno a loro infuria una sorta di apocalisse globale e, mossi dalla fede nella specie umana e dalla voglia di guadagnare, fondano una enterprise che, a detta loro, si ispira a un pensiero di Allen Ginsberg: «Non è indirizzata alle nazioni, ma a quegli individui che vivono nelle nazioni il cui intento non è alzare frontiere ma abbatterle».

Volendo si poteva ispirare la fondazione anche a un'altra frase di Ginsberg: «Solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo, se sarà il caso». La seconda non viene in mente ai Fondatori, che dispongono invece di una loro filosofia semplice e rigorosa: a) non smettere mai di crescere; b) sii amichevole con chiunque incontri; c) agevola l'interconnessione geoculturale; d) e soprattutto - ma quest'ultima parte verrà rivelata solo in seguito - raccogli miliardi di dollari mentre realizzi i primi tre punti.

Tra l'estate e l'autunno del 2005 nel locale di San Bruno, dove YouTube ha stabilito la sua sede, succedono molte cose. I giovanotti si dotano, grazie al finanziamento, delle infrastrutture tecnologiche necessarie; contattano i primi collaboratori e, soprattutto, acquisiscono la facoltà di disporre in progress di diversi terabyte per ospitare un enorme, stratosferico numero di videoclip mai pensato prima d'ora.

A novembre, sebbene ancora in beta test, cioè in una fase di sperimentazione molto avanzata ma non definitiva, sono pronti al confronto con il mondo esterno: utenti, analisti di mercato, concorrenti, giornalisti, esperti di hardware e software attendono la loro prima uscita con una certa curiosità.

Il 7 novembre 2005 viene rilasciato il primo, garbato, comunicato stampa, in cui si legge: «YouTube, una società pensata per ospitare e condividere videoclip prodotti dai suoi utenti, annuncia di aver ottenuto un primo finanziamento di 3,5 milioni di dollari dalla Sequoia Capital. Fondata da pionieri di Internet, YouTube ha sviluppato nuovi servizi che consentono alla gente di caricare facilmente, identificare tramite tag e condividere videoclip personali utilizzando il sito www.YouTube.com. Il servizio consente inoltre di creare il proprio canale video personale».

«Visto l'aumento di persone che vanno in giro effettuando registrazioni video grazie alle loro videocamere e ai loro telefoni cellulari, YouTube è stata creata per essere la destinazione ideale, il posto in cui vedere e condividere queste esperienze» afferma Chad nel suo nuovo ruolo di amministratore delegato (CEO).

E aggiunge: «Attualmente gestiamo 8 terabyte di dati al giorno, ovvero l'equivalente della quantità di DVD che sarebbero rinvenibili negli scaffali di un Blockbuster. Prima di YouTube non era facile per la gente visionare i propri video nel web. La soluzione era supportare ogni apparato di riproduzione e le diverse centinaia di formati multimediali. Grazie alla nostra struttura tecnologica i nostri utenti possono oggi inviarci video da qualsiasi parte del mondo in modo veloce, facile e divertente». E in effetti è così.

YouTube sta per rendere (quasi) ogni attività umana degna di essere filmata e condivisa e ha creato, all'interno del web, il luogo più ovvio per rendere pubblici tutti quegli atti che prima erano considerati (solo) privati. Di fatto, grazie alla sua semplicità, sta risolvendo la visione del futuro, il sogno mediatico della comunicazione interattiva globale, consentendo un potenziale contatto facile e gratuito tra ogni membro della popolazione mondiale.

Gli analisti e la stampa se ne accorgono presto. Mentre i commenti riguardanti l'offerta di GoogleVideo e Microsoft Video continuano a essere problematici: «Ci vorranno anni prima che questi siti decollino... Meno del 10% dei proprietari di videocamere sono in grado di trasferire videoclip a causa delle procedure... Gli utenti devono scaricare il software, inviare il videoclip, riempire schede con i loro dati, includere il titolo, la descrizione, il genere, attendere l'approvazione... Ci vogliono ore o finanche giorni».

Nel caso di YouTube i commenti sono allibiti: «L'utente si registra, indica un titolo e invia. Il caricamento è quasi istantaneo». E inoltre, la cosa che più impressiona tutti è la quantità. A due settimane dal debutto ufficiale i giornali non possono fare a meno di sottolineare: «YouTube consente di visionare un numero impressionante di clip, 3 milioni, e la gente ne carica sul sito 8000 nuovi al giorno». A quel punto i terabyte a disposizione sono già diventati 16, e Chad afferma: «I Blockbuster visionabili gratis sono ora due». È ancora solo l'inizio.

Continua...

LINK ALLA PRIMA PUNTATA 

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-prima-puntata-ha-cambiato-la-vita-a-36398.htm

 

 

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