LECCO DUNQUE SONO – BEHA PER LA RAI NON BELA MA RUGGISCE: “CHI LAVORA A VIALE MAZZINI HA UN UNICO SCOPO: FARE CONTENTO CHI LO HA MESSO LÌ”

Pietrangelo Buttafuoco per "Il Foglio"

Ecco, Beha. E' una sorta di marziano dell'estetica tivù. E' un animale strano sottoposto alle censure equamente elargite da destra e da sinistra. Non è affidabile per la destra. Per la sinistra, invece, non è di sinistra. Come una scultura di Michelangelo, è sempre scavato. Con lui, in Rai, vanno sempre a togliere. Ha avuto sempre tutto chiuso. "Sono diventato selvaggina.

Qui funziona che si colpisce uno per far stare tranquilli e in santa pace tutti gli altri, ma sono annoiato dalla censura e non mi strappo i capelli. Il vero censurato non arriva mai in prima pagina. Michele Santoro, un caso interessante, giusto? Quando tornò da deputato europeo, disse: devo difendere tutti gli epurati. L'hai più sentito? Il vero censurato è fatto fuori senza che se ne discuta.

La cassa di risonanza, almeno, permette di stare ad armi pari, consente una battaglia. E' solo un'idea evaporata quella del servizio pubblico. Per la chiusura di "Brontolo", su Rai3, ho avuto la solidarietà di Laura Puppato e di Maurizio Gasparri, ma - pur avendo qualche anno in meno di Bruno Vespa - sono solo uno in pensione preventiva". Anche Enzo Biagi fu censurato: "Con Santoro e Daniele Luttazzi, Biagi, venne messo nel sintetizzatore di Berlusconi dj ma, suvvia, non fu un vero e proprio censurato. Sono storie diverse, le loro. Tutte finite in prima pagina".

Sono giornate come quelle di ieri che danno il senso. Crolla tutto. Dagli schermi dell'atrio della sede Rai di viale Mazzini si vede Silvio Berlusconi. Se ne sta andando e parla alla sua folla riunita sotto casa. Non è come Umberto di Savoia che saluta prima di salire sull'aereo, ma quasi. I televisori sono muti. Solo le immagini fanno lampi. I visitatori guardano in tralice quasi a non volersi compromettere guardando troppo. Cerco Oliviero Beha.

Osservo le anime sparse e dico loro: "Voglio vedervi applaudire e recitare a memoria il Cav.". Danno il senso, certe giornate. C'è tutta un'estetica del riposizionamento da studiare in tema di Rai e ieri - 27 novembre, data della decadenza del senatore titolare di venti anni di Italia e di Rai - era appunto il pomeriggio giusto per farsi un'idea.

Oliviero Beha - da 25 anni in Rai, prima da esterno, assunto all'età di 52 anni, adesso in pensionamento preventivo dopo "Radio- Zorro" e "Brontolo" tra gli altri - si gode sornione il pomeriggio: "Non si riesce a lavorare in Rai se non si è come loro". Come loro, chi? "Chi lavora in Rai ha un unico scopo: fare contenti chi li ha messi lì". Tutta una contentezza. A tutti i livelli - dipendenti, sindacati, precari, la dirigenza infine - tutti hanno un Tizio, un Caio o un Sempronio cui fare riferimento.

Ieri pomeriggio, coi riferimenti frantumati, era tutto un guardarsi intorno: c'è chi stava col Pdl, nel frattempo scisso, chi col Pd, di fatto spaccato tra dalemoni, renziani e qualcos'altro e poi, sempre potentissimi, gli amici di Pier Ferdinando Casini e pure i grillini (le famose risorse interne), riuniti in circolo come ai tempi, nel 1994, si ebbero i Club di Forza Italia dentro la Rai. Tutto ha una origine.

"Si entra per motivi che non sono quelli della professionalità ma per legami cortigiani, per il caffè al momento giusto, per adesione politica... Certo, anche se il punto di partenza dell'attuale dirigenza, scelta da Mario Monti, è politicamente perduto nelle nebbie, sappiamo dal viceministro Antonio Catricalà che Luigi Gubitosi, direttore generale, e Anna Maria Tarantola dovranno restare in carica fino al 2016, non prima si potranno fare le privatizzazioni". L'attuale cda non scade nel 2015? "Evidentemente", motteggia Beha, "Catricalà avrà avuto altre informazioni dalla sorella Annamaria, capostruttura di Rai3". Il senso di Beha per la Rai è il non-senso.

"A una convention della Rai mi è capitato di ascoltare - con mia grande sorpresa, ricavandone una grande impressione, tanto era bravo - un alto dirigente: Luigi De Siervo. E' il responsabile di un settore strategico ma quando si dice così, in Rai, non c'entra nulla l'aspetto culturale, ci si riferisce al mercato, ai numeri, cose legittime per carità... insomma, navigo in questo mare da molto tempo e m'informo: è forse parente di Ugo, quello della Corte sostituzionale? E' il figlio. Il mio timore è che anche se non fosse stato così bravo si sarebbe trovato lì lo stesso". E poi De Siervo è il fratello di Lucia De Siervo, che è la capa della segreteria di Matteo Renzi, molto ascoltato da Gubitosi.

Il senso è sempre il nonsenso. "Come se si alzasse un ponte levatoio tra la Rai e la realtà. Fuori dall'azienda non si percepisce che cosa possa essere questo sistema tivù. Anche l'attuale dirigenza deve accontentare Tizio, Caio e Sempronio. Mi si dimostri il contrario. Una volta la lottizzazione si faceva mettendo un comunista, un socialista, un democristiano e uno bravo.

Adesso è tutta una gara a peggiorare. Il mio è un giudizio da entomologo, tutto questo edificio altro non è che un laboratorio di insetti che parlano solo di conti, di soldi e mai di identità, di prodotto, di contenuti. Nei convegni si spendono parole. Tutti paventano la privatizzazione, risuona nelle valli, nelle convalli e nei canyon ma è già tutto privato. Si va per cordate, per gruppi, per gilde, per sindacati". Il sindacato?

"Certo, la falange del bacino". E che è, il bacino? "Una sorta di limbo dove non si è ancora assunti ma si attende l'assunzione, ne ho fatto tema in un mio, libro ‘Il Culo e lo Stivale', dove senza offendere ma spiegando ho svelato il motivo cartesiano delle dinamiche Rai: lecco dunque sono". Ecco, Beha. Ma chi è? "Sono il bandolo della matassa. Prendi me e si sgomitola tutto della confusione Rai. Ed è per questo che per loro resto un marziano".

 

OLIVIERO BEHA E GUIA SOSPISIO MICHELE SANTORO PRIMA E DOPO LA TINTAPierferdinando Casini Alessandra Necci e Antonio Catricala Intervento di Luigi Gubitosi Anna Maria Tarantola LUIGI DE SIERVO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....