1- SI STA INGARBUGLIANDO LA VICENDA DEL FILM “THIS MUST BE THE PLACE” CON SEAN PENN 2- SORRENTINO POTREBBE PUNTARE ALLE CATEGORIE PRINCIPALI DEL PREMIO OSCAR. POTREBBE: A METTERE I BASTONI FRA LE RUOTE SONO I FRATELLI WEINSTEIN, CHE HANNO ACQUISTATO IL FILM PER GLI USA, MA FORSE NON LO FARANNO USCIRE IN TEMPO PER FINE ANNO: HANNO ALTRI FILM SU CUI PUNTARE (IL FRANCESE “THE ARTIST” PREMIATO A CANNES E “THE IRON LADY” CON MERYL STREEP NEL RUOLO DI MARGARET THATCHER) 3- WEINSTEIN BROS. POTREBBERO DECIDERE DI FAR SLITTARE L’USCITA AL 2012, FUORI TEMPO MASSIMO PER GLI OSCAR. A RIMETTERCI POTREBBE ESSERE ANCHE LA FORTUNA AMERICANA DEL FILM (E DEL REGISTA), CHE USCIRÀ DA NOI IL 14 OTTOBRE TARGATO MEDUSA

Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Il posto giusto per "This Must Be the Place" potrebbe, anzi dovrebbe, essere l'Oscar. Quello grosso, piantato nelle categorie di serie A: regia, attori, sceneggiatura, musica, fotografia... Paolo Sorrentino per ora finge di non pensarci. O magari fa gli scongiuri. Oggi presenta alla romana Casa del cinema il suo quinto film, il più costoso e impegnativo, perché girato in inglese, tra Irlanda e Stati Uniti, pilotando un divo del calibro di Sean Penn.

Non per niente è costato 28 milioni di dollari, tanto per gli standard italiani. Ma subito dopo l'uscita del 14 ottobre, in circa 300 copie, il quarantunenne regista napoletano volerà a New York per mettere a punto con i fratelli Weinstein, che dovrebbero distribuire il film sul territorio nordamericano entro fine anno, la campagna di lancio verso l'Oscar.

Il condizionale è d'obbligo. La concorrenza è spietata. Peraltro la Weinstein Company ha già due grossi titoli sui quali puntare, il francese "The Artist" premiato a Cannes e "The Iron Lady" con la prodigiosa Meryl Streep nel ruolo di Margaret Thatcher, sicché, alla fine, la compagnia potrebbe decidere di far slittare l'uscita al 2012, con evidente danno per Sorrentino, che a quel punto non potrebbe partecipare alla gara.

Eppure "This Must Be the Place", il cui titolo viene da un successo dei Talking Heads ricantato per l'occasione da David Byrne, ha tutte le qualità per farsi largo nella contesa. Possiede uno stile europeo ma si misura con una storia squisitamente americana, maneggia il tema della vendetta e la caccia al nazista con risvolti inattesi, anche buffi, esistenziali; soprattutto conferma le qualità espressive di un regista che, come Luca Guadagnino e Gabriele Muccino, potrebbe piacere ai giurati dell'Academy.

Prodotto per l'Italia da Medusa, Indigo e Lucky Red, "This Must Be the Place" è anche una scommessa, a partire dalla prova della star in cartellone. Mai s'era visto Sean Penn, pure incline a prove estreme, inchiodato per due ore a un mascherone grottesco e patetico insieme, quasi a un passo da ridicolo. Ritagliato sul modello di Bob Smith dei Cure, il protagonista della vicenda, Cheyenne, è un ex cantante di successo, ramo "goth music", che gira conciato come negli anni Ottanta: capelli cotonati e tinti, orecchino, bistro, cerone e rossetto, felpa e anfibi da adolescente dark.

Un classico antieroe "alla" Sorrentino: solitario, un po' torpido nell'andatura, rallentato nel parlare, parecchio depresso. Ma non una caricatura. «I miei personaggi sono reali, possibili, magari "atipici" perché poco normali. Penso che sia interessante raccontare al cinema persone con una qualche eccezionalità» avverte il regista.

Confessando di aver provato, girando tra Michigan, New Mexico e Utah, con l'occhio ai quadri di Hopper e a certi paesaggi di Wenders, un'emozione nuova. «È il luogo cinematografico per eccellenza, mi sentivo un turista, eccitato come un bambino alla scoperta. Il cinema può avere momenti di noia. Questo film è stato come ricominciare daccapo».

Non sorprende che Penn, dopo aver premiato "Il Divo" a Cannes 2008, abbia voluto ad ogni costo girare con Sorrentino. Troppo divertente incarnare questa ex popstar seppellitasi a Dublino. Cinquantenne senza figli, reso lento da un passato di droghe e alcol, annoiato e leggermente catatonico, Cheyenne è un personaggio a suo modo memorabile. Visibilmente sfasato, eppure capace di battute autoironiche. Tipo: «Non sto cercando me stesso. Sono in New Mexico, mica in India». O anche: «Ci hai fatto caso? Nessuno lavora più, tutti fanno qualcosa di artistico».

In fondo è un adolescente invecchiato mai cresciuto: soffia sul ciuffo per allontanarlo dagli occhi, sfodera una risatina ebete, parla con uno strano falsetto ben reso nel doppiaggio da Massimo Rossi. Ma è anche un ebreo inconsapevole deciso a vendicare l'anziano padre appena morto dando la caccia al tedesco Aloise Lange che lo umiliò ad Auschwitz.

«Una cosa banale, nulla rispetto alle cose atroci accadute nei lager. Ma di questa offe¬sa irrisoria l'uomo ha fatto la sua ra¬gione di vita. E ha cercato per tutta la sua esistenza quel piccolo crimi¬nale nazista per vendicarsi» spiega il regista. Mentre per Penn «la vendetta è solo una molla, qualcosa di impalpabile, un'idea che accompagna Cheyenne: il motore che lo spinge a lasciare il suo rifugio per riscoprire se stesso, il suo passato, i suoi avi, le tradizione da cui proviene».

In effetti, Sorrentino ha ragione quando dice che il film «si muove su tre binari: l'ironia sul protagonista, il mancato rapporto tra padre e figlio, il tema dell'Olocausto». C'è materia per piacere ai signori dell'Oscar, anche se bisognerà attendere il 24 gennaio per sapere se "This Must Be the Place" sarà davvero in lizza nelle categorie principali. Quelle che contano a Hollywood.

 

SEAN PENN E PAOLO SORRENTINO SUL SET SEAN PENN SUL SET DEL FILM DI SORRENTINO SEAN PENNthis must be the place sean penn paolo sorrentino xzni SEAN PENNHARVEY WEINSTEINPENN E SORRENTINO

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO