LA COCA DENTRO LA COZZA - LILLO MASTINO FINISCE NEI GUAI PER UN’INCHIESTA SUL TRAFFICO DI COCA NEL SUO MITOLOGICO RISTORANTE DI FREGENE - SI PARLA DI UNA FANTOMATICA “FIGLIA” INDAGATA, MA LILLO NON HA FIGLIE - MAURIZIO, FRATELLO DI LILLO, PARLA DI “UN COLPO BASSO”: LA COCA SAREBBE STATA COMPRATA SOLO PER USO PERSONALE - MASTINO FINITO NEL MIRINO DELLA FINANZA PER TELEFONATE CON UNA “AMICA” POLACCA…..

1 - MASTINO: «RISTORANTE ESTRANEO ALL'INCHIESTA SULLA COCAINA»...
Maria Lombardi per "Il Messaggero"

«Questa è una storia privata. Il ristorante non c'entra nulla». Maurizio Mastino dà le spalle al mare agitato e alla spiaggia vuota, poca gente ai tavoli per via delle nuvole e poca voglia di parlare. «Non c'è molto da dire. È una vicenda vecchia di anni e riguarda solo ed esclusivamente mio fratello. Tirare in ballo il locale, coinvolgere tutti noi e il nostro lavoro è pura cattiveria e non capisco cosa possa esserci dietro».

Maurizio, uno dei tre fratelli Mastino titolari del ristorante che ha fatto storia al Villaggio dei Pescatori di Fregene, è amareggiato. Leggere la notizia dell'inchiesta sullo spaccio di droga in cui è indagato Camillo (per tutti Lillo) lo ha ferito. «Se l'indiscrezione fosse uscita nell'immediatezza lo avrei anche capito, ma dopo tre anni no, mi risulta incomprensibile. A suo tempo, è stata perquisita casa di mio fratello e non mi risulta che sia stato trovato nulla, nemmeno nella cassaforte. Hanno controllato pure il locale, inutilmente. Il ristorante è risultato assolutamente estraneo a tutta la vicenda».

Lillo abita in via Silvi Marini, proprio accanto alla trattoria. La famiglia sta valutando «se intraprendere azioni legali» anche per difendere il nome e il prestigio dello stabilimento. «Ci hanno chiamato tantissimi clienti - aggiunge Maurizio - per manifestarci la loro solidarietà. Chi ci frequenta da anni sa bene che persone serie e affidabili siamo, sa come lavoriamo. Sono tutti dispiaciuti, come noi».

In due anni di indagini, con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, la Guardia di Finanza sarebbe riuscita a documentare una cinquantina di episodi di compravendita di droga che vedrebbero al centro Lillo Mastino, 59 anni. Lui avrebbe ammesso davanti agli inquirenti di custodire cocaina ma solo per uso personale. L'inchiesta è passata per competenza alla procura di Civitavecchia. «Si fa riferimento anche a una figlia di mio fratello. Ma Lillo non ha nessuna figlia». Maurizio guarda il mare scuro. «Una brutta giornata, davvero. Non ce l'aspettavamo questo colpo basso». Una giornata così che arriva al termine di una stagione buia, «con il quaranta per cento di presenze in meno».

I clienti storici ormai sono tutti amici. Bruschetta alle telline la specialità, ma anche i calamari fritti, il brodetto di mare fresco e gli spaghetti alla spigola. Erano piccoli, i fratelli Mastino, quando il padre Ignazio e la moglie Filomena cucinavano per la troupe impegnata nelle riprese dello «Sceicco bianco» di Fellini.

Allora al Villaggio del Pescatori c'erano poche casette sulla spiaggia e niente più. Nacque così l'idea della trattoria in riva al mare che negli anni ha collezionato una lista lunga così di clienti celebri, da Walter Chiari a Vittorio Gassman e Mario Monicelli, da Ennio Flaiano a Sergio Leone, e poi Alberto Moravia, Dino Risi, Liana Orfei.

«Non abbiamo alcun timore che l'inchiesta possa danneggiare la nostra attività. Abbiamo una storia alle spalle, la fiducia e la stima di tante persone. E le telefonate di oggi ne sono una testimonianza. Questo è quello che conta».

2 - TRE ANNI DI INDAGINI, MA L'INCHIESTA NON È CHIUSA...
Sara Menafra per "Il Messaggero"

Un pesce piccolo in una rete capace di spacciare coca e marijuana praticamente in tutto il litorale romano, da Ostia fino a Cerveteri. È così che tre anni fa è finito in una indagine della Guardia di finanza il nome di Camillo Mastino, uno dei titolari dell'omonimo e notissimo ristorante sul lungomare di Fregene: dalle battute scambiate via cellulare con alcuni trafficanti di droga sudamericani sui quali avevano puntato l'attenzione gli investigatori del gruppo aeroportuale delle Fiamme gialle di Fiumicino.

Mastino, il ristoratore dei vip, comprava abitualmente quantità piuttosto limitate di stupefacenti. Un grammo o due a volta, per se o per gli «amici» che lo chiamavano al telefono, mischiando le proprie voci alla clientela selezionata che frequenta il locale di famiglia (nessun nome noto sarebbe però finito nel registro degli indagati).

Spesso, si incaricava di andare a Ostia a prendere la roba e qualche volta gli incontri con gli spacciatori avvenivano a casa sua, in via Silvi Marini, sempre a Fregene. Mai però nel ristorante che pur essendo poco lontano dall'abitazione non è stato sfiorato dall'inchiesta neppure per le perquisizioni.

Ad aprile 2011, gli uomini della Guardia di finanza si sono presentati alla porta di Camillo guidati dalle intercettazioni in cui l'uomo parlava con una donna di origine polacca con la quale avrebbe intrattenuto una relazione condita dal consumo di stupefacenti. La promessa era di una cassaforte piena di dosi già tagliate per se e per alcuni degli altri nove indagati. Al momento della perquisizione la cassaforte era vuota. Sparite, se mai ci sono state, anche le dosi per l'amica polacca, mentre, all'interno dell'abitazione, i finanzieri hanno trovato un piccolo arsenale detenuto illegalmente: una pistola e due fucili.

«E' una indagine di tre anni fa ancora pendente, stiamo parlando di modeste quantità di stupefacenti. Praticamente un fatto personale, senza alcun collegamento con il ristorante», spiega l'avvocato di Mastino, Valerio Bernardini Betti dello studio Pannain. L'inchiesta, alle battute finali, sarà trasferita per competenza alla procura di Civitavecchia.

 

 

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