SPRECHE-RAI! LA TV DI STATO E’ UN POZZO SENZA FONDO, CI METTERANNO MANO LA TARANTOLA E GUBITOSI? - A STIPENDIO PIU’ DI 13.000 DIPENDENTI, TRA I QUALI 700 TRUCCATORI E DUEMILA GIORNALISTI - CAPPON A RAIWORLD COORDINA UN SOLO DIPENDENTE E PORTA A CASA 700.000 EURO L’ANNO - 1,3 MILIARDI DI EURO NEL MIRINO DELLA PROCURA DI ROMA: SONO I SOLDI SPESI DA RAI CINEMA PER COMPRARE DIRITTI DI FILM (ALCUNI DEI QUALI MAI ANDATI IN ONDA) DAL 2003 AD OGGI…

Paolo Bracalini per "il Giornale"

In area trucco e parrucco la Rai se la può battere con L'Oreal: 700 addetti (circa) per fare bella la tv di Stato. Si era provato a dismetterne un po', ma i sindacati interni sono partiti subito con lo sciopero generale (due, a distanza di poco), e quindi niente da fare.Ce n'è da tagliare in Rai, ancora parecchio grasso di troppo. Oltre al superpresidente Rai col potere di decidere contratti fino 10 milioni di euro, la Rai di Monti dovrà soprattutto decidere come risparmiarli, i soldi, per fare quadrare i conti di Viale Mazzini.

Una spending review anche per la Rai, su cui lavorerà il dg Gubitosi, che sul suo tavolo ha già il dossier ricalcato sul piano industriale 2010-2012 fatto dal predecessore Mauro Masi, una dieta ferrea per trasformare il pachiderma Rai in un'azienda a peso forma.
Per il tasto più dolente, il personale (dipendente e no), ci vorrebbe più che la Tarantola una Fornero, roba da lacrime e sangue. Quella è la voce che pesa di più sul bilancio Rai, 1.027 milioni di euro in un anno, per pagare gli stipendi a 10.191 dipendenti a tempo indeterminato, più altri 1.600 a tempo determinato (Mediaset ha 4.736 dipendenti, meno della metà).

A quelli bisogna aggiungerci i dipendenti delle società controllate da Rai Spa, altri 637 dipendenti per RaiWay, 439 per Sipra, 89 per Rai Cinema, e 2 per RaiWorld (in tutto 13.133 dipendenti). Solo due? Sì perché RaiWorld è una sorta di scatola semivuota, che per legge la Rai si deve tenere sul groppo, e che però tra quei due dipendenti conta l'amministratore delegato, Claudio Cappon, ex direttore generale Rai che ha mantenuto il vecchio stipendio anche nella desolata RaiWorld: 700mila euro l'anno.

Ma è difficile che la spending tagli Cappon, molto amico di Passera... In compenso la Corte dei conti, nell'ultima relazione sulla Rai, segnala l'enorme costo del personale, e sottolinea «l'esigenza di assumere tutte le iniziative che si riterranno più idonee per mantenere sotto stretto controllo l'andamento del costo di tale fattore della produzione, attesa la difficoltà di conseguire maggiori introiti dalle attuali fonti di entrata».

Dentro quell'esercito di persone ci sono varie tipologie umane. Ci sono i dirigenti, che sono 314, ci sono 119 musicisti a tempo indeterminato, e persino 11 medici ambulatoriali assunti a vita da mamma Rai. Ma la gran massa sono i giornalisti, quasi 2mila (tra assunti e tempi determinati). Dei quali circa 100 tra direttori e vicedirettori. In Rai, ma in nessun altro posto al mondo, i cameraman sono inquadrati contrattualmente come se fossero giornalisti.

E sono organizzati in parecchie unità operative, 16 troupe esterne che spesso escono per girare lo stesso identico fatto. La direzione generale (sia Masi che Lei) ha tentato di razionalizzare la spesa di produzione dell'area news, aggregando cameraman e montatori, ma si è scontrata col sindacato, e quindi stop. Tutti in fila quando si tratta di seguire Olimpiadi o Mondiali di calcio. Alle Olimpiadi di Pechino 2008 la Rai inviò 254 persone tra giornalisti e tecnici, ai Mondiali di Sudafrica 2010 la Rai ha mandato 100 persone per 1.200.000 euro di spese.

Poi c'è tutto il capitolo «acquisto di servizi», che vuol dire quanto spende la Rai per comprare varie cose, tra cui anche programmi e film e serie tv. Che spesso non vede nessuno, ma che sta guardando con molto interesse la Procura di Roma,che indaga sull'acquisto da parte di Rai Cinema, dal 2003 ad oggi, di diritti per film (molti mai andati in onda) pari a 1,3 miliardi di euro, una cifra gonfiata secondo gli inquirenti. Passa da Rai Cinema una bella fetta della spesa per «Consumi di beni e servizi esterni», che in Rai, nonostante l'organico da medio Comune, è una voce enorme: 1.581 milioni di euro.

Qui troviamo l'acquisto di programmi dalle società di produzione esterna (216 milioni di euro in un anno), spese telefoniche, trasporti, manutenzioni, pulizia per 153 milioni di euro, e poi 35 milioni per «Diarie, viaggi di servizio e costi accessori del personale».
La voragine economica delle sedi estere è stata­affrontata negli ultimi due anni e in parte risolta con un taglio di costi che ha comportato enormi tensioni interne. L'ex Dg Masi aveva evidenziato le linee di intervento poi seguite dalla Lei, con la riduzione dei costi faraonici della sede di New York, cui dovrebbero seguire altri «saving », cioè tagli nelle 15 sedi di corrispondenza iniziali (anche a Beirut, Il Cairo, Nairobi).

Qui il costo annuale è di 17 milioni di euro, il 47% del quale è composto da costi fissi quasi sempre di funzionamento. Le voci maggiori di costo riguardano la gestione degli immobili che specie a Londra, Parigi e New York sono in zone di altissimo pregio. Su Londra c'è poi una criticità particolare per il costo elevatissimo del personale Rai. Altra voce che potrebbe cadere sotto le forbici della spending review riguarda il patrimonio immobiliare della Rai.

Terreni e appartamenti per 176 milioni di euro, in parte alienabili come prevedeva il piano Masi. A Roma sono inutilizzati i terreni di Prato Smeraldo (dalle parti di Via Ardeatina) e Santa Palomba, mentre Rai Way Spa ha immobili e siti considerati non più strategici, quindi vendibili. Si pensa anche alle sedi storiche, come Palazzo Labia a Venezia, nel sestiere Cannaregio, sede della TgR veneta, o Viale Mazzini a Roma. Ma bisognerebbe far traslocare i dirigenti... Se riuscisse non sarebbe una spending review , sarebbe un miracolo di San Gennaro.

 

TARANTOLA GUBITOSIclaudio cappon viale mazziniMasi e il cavallo di viale Mazzin

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....