renzi e giornali

STAMPA BASTARDA - IL “VENERDI’ NERO” DEI GIORNALONI IN EDICOLA SENZA BREXIT - RENZI CHE ALLA VIGILIA DEL VOTO AVEVA ANNUNCIATO CHE PER L’ITALIA “CI SAREBBERO STATI EFFETTI LIMITATI”. BRUCIATI IN BORSA, INVECE, 61 MILIARDI DI EURO IN UNA BOTTA SOLA – UNO TSUNAMI FINANZIARIO MOLTO PEGGIO DI QUANDO NEL 2011 BELLANAPOLI COSTRINSE CON UN COLPO DI MANO ISPIRATO DALLA MERKEL ALLE DIMISSIONI BERLUSCONI

DAGONOTA

 

matteo renzi come antonio contematteo renzi come antonio conte

Fermate le rotative! Spegnete i televisori! E maledite i sondaggisti di sua maestà britannica! La notte del 23 giugno 2016, scandita dall’esito incerto fino all’ultimo del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Europa (Brexit) ha preceduto quello che a lungo sarà ricordato come il “venerdì nero” anche dei media tradizionali. Stavolta, però, la colpa non è dei direttori incolpevoli di aver bucato l’evento.

 

La notizia della vittoria del “Sì” al referendum è arrivata quando i giornali già erano in stampa. Il loro peccato è di aver mandato nelle edicole un prodotto troppo pesante (decine e decine di paginate sull’argomento) e non usufruibile dal povero lettore. Il quotidiano, insomma, puzzava di vecchio sin dal mattino e prima ancora d’incartarci il pesce. Già. Un quotidiano mutilato della “memorabile” notizia dell’implosione del Vecchio Continente con la vittoria oltre Manica di “Leave” metteva davvero tristezza.   

renzi merkel hollande  renzi merkel hollande

 

“Omero è nuovo è niente è così vecchio come il giornale”, verrebbe da dire con le parole del saggista e poeta francese Charles Pèguy. Ma a una settimana dallo tsunami finanziario (annunciato e prevedibile) lo spartito informativo non sembra cambiato registro. E il lettore continua a non capirci un’acca su cosa accadrà dopo l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa nonostante la massa di notizie che gli è caduta sugli occhi. Il che forse meriterebbe qualche seria riflessione sul perché - a prescindere dall’Infernet della Rete -, la carta stampata abbia mancato l’evento della storia puntando sulla quantità mostruosa (di pagine) piuttosto che sull’analisi (sintetica e qualificata).

EUROPA ADDIO  - HOLLANDE MERKEL RENZI 0076EUROPA ADDIO - HOLLANDE MERKEL RENZI 0076

 

Una Minima moralia, insomma, su quello che Adorno chiamava, a proposito dei titoli dei giornali, “un fragore senza suono”. A quando, allora, una consapevole svolta (redazionale) nel tentativo di bloccare la fuga in massa dalle edicole?

 

Una sterzata che tenga il passo con la globalizzazione della notizia. In Italia il primato (in discesa) delle copie vendute tra la Repubblica e il Corrierone si gioca ormai sotto l’asticella misera delle 200 mila copie. E la montagna di carta andata al macero in occasione della Brexit (e nei giorni successivi) non è forse figlia dell’eccesso (o del caos) di notizie somministrate al lettore? Il doppio delle pagine pubblicate dai quotidiani inglesi sullo psicodramma Brexit. Tanto per fare un esempio pertinente. Di tutto e di più, invece, qui da noi: sterminate articolesse, reportage a go go, commenti vari (e avariati). Tutto, insomma, e il contrario di tutto.

renzi come merkel e hollanderenzi come merkel e hollande

 

Nell’ultima settimana c’è stata una vera e propria degenerazione del sistema informativo con il risultato di erodere ulteriormente l’affidabilità dei media tradizionali. Mentre non c’è statistica al mondo che non evidenzi come il tempo medio di lettura dedicato ai quotidiani non superi dai suoi acquirenti i 15-20 minuti. “Dal punto di vista del lettore – osservano gli analisti di European Journalism Observatory - il problema di oggi non è la scarsità d’informazioni, ma l’eccesso d’informazioni.

 

renzi - camporenzi - campo

Non solo, ma per quanto riguarda lo stile di vita attuale – aggiungono - è il fattore tempo a complicare ulteriormente le cose: quando ci si dedica ala lettura di un giornale si vorrebbe che in pochi minuti e in poco spazio si riuscisse ad avere un quadro generale di quanto sta succedendo”. E il ragionamento, in parte, vale pure per i siti Web.

 

Una raccomandazione forte, caduta ahimè nel vuoto. Tant’è che siamo stati sommersi da una valanga di pezzi orientati soprattutto a farci intendere, prima e dopo la consultazione, che l’Inghilterra avrebbe sbagliato a lasciare l’Europa dei burocrati e a non seguire i consigli del baronetto del Corriere, Beppe Servegnini, o del suo editorialista di punta (e tacco) Sir Antony Polaito.

brexit  6brexit 6

 

brexit boris johnsonbrexit boris johnson

Sulla Repubblica del sommo Eugenio Scalfari, le trombonate sullo spirito europeistico dei pionieri di Ventotene (Spinelli&C), evocati dall’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, parlavano poi a chi quell’idea (politica) europeista l’hanno vista umiliata dalla feroce e iniqua burocrazia di Bruxelles.

 

michela brambilla  luciano fontana (1)michela brambilla luciano fontana (1)

Senza chiedersi il suo direttore, Mariopio Calabresi, sul perché il cocco di Bellanapoli, il ducetto di Rignano sull’Arno - cui oggi stanno tanto a cuore le sorti dell’Europa (la “casa comune”) -, avesse convocato la direzione del Pd lo stesso giorno del voto sulla Brexit per discutere del tracollo alle ultime amministrative.

 

Del resto, alla vigilia del referendum il Califfo del Nazareno aveva dichiarato spocchioso e ignorante: “La Brexit avrà effetti limitati sull’Italia”. Ma nel pieno dell’orgasmo informativo, i nostri giornaloni hanno glissato sull’improvvida e disgraziata uscita di Renzi. Anche dopo che la Borsa di Milano, in una sola seduta, aveva bruciato 61 miliardi di Euro.

 

jack ma calabresi renzi vinitalyjack ma calabresi renzi vinitaly

Risultando la peggiore piazza finanziaria del mondo. Tanto il conto (salato) delle nostre banche (-50% in Borsa dall’inizio dell’anno) il premier Renzi, e la sua sodale Etruria Boschi, alla fine lo faranno pagare ai soliti contribuenti.

 

Dunque, c’è stata una Waterloo politica finanziaria per il governo ben più grave dei “fatti drammatici” del 2011, ma stavolta l’infausto passaggio è stato quasi ignorato dai giornali dei Poteri marciti. Gli stessi che applaudivano Re Giorgio I, che sui diktat di Angela Merkel, cacciava da palazzo Chigi, Silvio Berlusconi, per sostituirlo con il pallido bocconiano, Mario Monti. 

 

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