LE “STECCHE” DI PANATTA – SOLDI IN NERO DAGLI SPONSOR E PIGNORAMENTI: LA FEDERTENNIS ATTACCA L’EX CAMPIONE CHE RIBATTE: “FALSITA’”

Gian Marco Chiocci per "Il Giornale"

Altro che finali di Roma e Parigi nel '76. La partita più tosta di Adriano Panatta, finita male come quella con Pat Du Pre ai quarti di Wimbledon del '79, dura quasi dieci anni e viene giocata nelle aule di tribunale con la Federazione italiana tennis per una brutta vicenda che risale ai tempi in cui l'ex capitano azzurro ricopriva l'incarico di direttore degli Internazionali di Roma.

E la Fit, per quella storia di irregolarità e presunte stecche, rivuole i soldi indietro. Finora, il buon vecchio Adriano è riuscito ad annullare tutti i match ball che la Federazione ha cercato di piazzare con una decina di pignoramenti e decreti ingiuntivi. Ma di diritto e di rovescio, è riuscito sempre a evitare il peggio non facendosi trovare - perché trasferito - dall'ufficiale giudiziario nella sua casa dei Parioli.

Secondo le rimostranze della Fit la stessa cortina fumogena è stata innalzata anche attorno al suo patrimonio (auto, beni di lusso). L'ex numero 4 del ranking mondiale risulta nullatenente, e la Fit è riuscita a far pignorare su un conto corrente di 19mila euro, spiccioli rispetto a ciò che Adriano deve (dovrebbe) rifondere. Ma com'è che nasce il debito? Per scoprirlo occorre andare al 2002 quando Panatta si rivolge a un collegio arbitrale per chiedere l'annullamento del «licenziamento» dalla Fit, dovuto a una storiaccia di bustarelle e manovre oscure attorno alle trattative per il main-sponsor da 400mila dollari per il torneo capitolino.

Panatta, secondo l'accusa, si sarebbe fatto pagare in nero 20 milioni di lire da un broker pubblicitario per facilitare la firma del contratto, e altri 10 li avrebbe fatti versare a una persona di sua conoscenza per ottenere la sponsorizzazione della Provincia di Roma, e ancora altri 5 li avrebbe dirottati per pagare gli straordinari dei suoi collaboratori. Nelle «spese pazze» ci sarebbe anche l'ingaggio del fotografo ufficiale pagato tre volte il prezzo di mercato.

Lette le carte, sentiti i testimoni, il collegio arbitrale assegna il primo set alla Fit. Panatta, che contesta la legittimità della revoca della consulenza, per i giudici ha torto, ma decide ugualmente di impugnare il provvedimento. Inizia il secondo set, stavolta davanti alla Corte d'appello civile di Roma. Che conferma il lodo arbitrale perché «è acclarata la non conformità a correttezza e buona fede» dei comportamenti di Panatta.

L'ex campione, però, a sorpresa non presenta ricorso, e la sentenza diventa definitiva. Due a zero. Inizia il processo parallelo sugli aspetti deontologici e disciplinari. Nel frattempo, però, la Fit si è accollata, oltre alla propria quota, anche quella che Panatta avrebbe dovuto riconoscere ai tre arbitri. È il primo mattoncino del maxi-debito. Passano gli anni, aumentano gli oneri e gli interessi, e Panatta continua a essere uccel di bosco. Intanto, l'inibizione perpetua dalle cariche federali si trasforma, in secondo grado, in uno stop in panchina a cinque anni.

L'ex re degli Internazionali non si arrende e ricorre alla Camera di conciliazione ed arbitrato del Coni; il risultato è che anche i giudici del terzo grado di giudizio sottoscrivono la precedente sentenza. Da direttore del torneo, Panatta non avrebbe dovuto in alcun modo approfittare del suo incarico fiduciario, affidatogli dalla Fit, per ottenere regali e vantaggi personali. La Camera di conciliazione, per di più, lo condanna anche alle spese legali, soldi che vanno ad aggiungersi al debito precedentemente maturato, per il quale la Fit si è rivolta al tribunale per chiedere i relativi decreti ingiuntivi.

Sforzi ed energie inutili: Panatta impugna anche i decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi, costringendo la Federazione a sostenere altre spese per stare in giudizio, e addossandosi anche lui altri 6mila euro di spese di giustizia.

Perde pure stavolta. E il tie-break è sempre più vicino. Dopo un po' di fastidio per la domanda («non voglio parlare di queste cose. Di sport sì, di queste vicende no»), Panatta dà al Giornale la sua versione: «Non è vero nulla di quello che dice la Fit. Ogni volta che sento parlare della Fit mi viene l'orticaria. Sono irrintracciabile? Ma se non abito più da vent'anni ai Parioli! Dove vivo oggi ricevo regolarmente la posta. Ma da loro non è mi è arrivato nulla. Con la Fit ci parlano i miei avvocati. Non so se il contenzioso è ancora in corso. Ci atteniamo alla legge. Questa storia non mi sembra affatto interessante».

Angelo Binaghi, presidente Fit, mostra lo stesso fastidio. «L'uomo Panatta non si è mai rivelato all'altezza del Panatta giocatore. E ho detto tutto».
(ha collaborato Simone Di Meo)

 

 

panatta adrianospa10 adriano panattapro09 adriano panattaAdriano Panattamalago binaghi foto mezzelani gmt

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....