tim berners lee

INTERNET, IO T'HO CREATO, E IO SPERO CHE NON TI DISTRUGGANO - TIM BERNERS-LEE PUBBLICA IL ''CONTRATTO CHE SALVERÀ IL WEB'': 9 PRINCIPI E 76 CLAUSOLE PER ''UNA RETE APERTA A CHIUNQUE''. FRA I GRANDI DELLA TECNOLOGIA MANCANO ALL' APPELLO APPLE E AMAZON. CI SONO INVECE FACEBOOK, MICROSOFT, TWITTER, GOOGLE. E QUESTO MALGRADO SI CHIEDA DI ''RIDURRE AL MINIMO LA RACCOLTA DEI DATI''

 

IL TESTO DEL ''CONTRATTO PER IL WEB''

https://contractfortheweb.org/

 

 

"ECCO IL CONTRATTO CHE SALVERÀ INTERNET" - RESO PUBBLICO DA TIM BERNERS-LEE

Jaime D’Alessandro per “la Repubblica

 

Tim Berners Lee

Nove principi e 76 clausole per salvare la Rete. Tim Berners-Lee, che il Web lo ha ideato 30 anni fa al Cern di Ginevra, rende noto in dettaglio il suo "Contratto" annunciato nell' estate del 2018. Diretto ai cittadini, alle aziende e ai governi, raccoglie una serie di dichiarazioni d' intenti ai quali Berners-Lee spera aderiscano tutti per cercare di porre un freno alla deriva che Internet ha preso.

 

La sua World Wide Web Foundation snocciola alcune delle malattie dell' online in una lista che va dalle ingiustizie, all' iniquità, fino alle manipolazioni: in almeno 45 democrazie, fra le quali Gran Bretagna e Stati Uniti, i partiti politici hanno acquisito falsi follower sui social e diffuso notizie infondate; il 37 per cento degli adolescenti americani è stato vessato online almeno una volta; ormai una storia fasulla raggiunge 1500 persone, sei volte più velocemente di una vera; solo il 28 per cento della popolazione africana ha accesso alla Rete contro l' 83 di quella europea.

 

TIM BERNERS LEE

«Dovrebbe esser incluso fra i diritti umani il poter entrare nel mondo digitale», spiega lo stesso Berners- Lee, raggiunto grazie a Campus Party, evento dedicato all' innovazione. «E il "Contratto per il Web" vuole fare in modo che si arrivi il prima possibile ad una comunità responsabile che utilizza la Rete in modo costruttivo. Una Rete aperta a chiunque».

 

Fra i grandi della tecnologia mancano all' appello Apple e Amazon.

Facebook invece ha aderito fin da subito, seguita fra gli altri da Microsoft, Twitter, Google. E questo malgrado in una delle clausole sul principio intoccabile alla privacy, si legga che bisognerà "ridurre al minimo la raccolta dei dati a ciò che è adeguato, pertinente e necessario". E ancora, per gli utenti, che è necessario puntare al "rispetto reciproco" e "sfruttare e promuovere l' uso di standard aperti per condividere informazioni di interesse pubblico". Mentre ai governi si chiede di "mantenere tutto Internet accessibile e in ogni momento". Principi giusti, ma in alcuni casi interpretabili se non difficilmente praticabili.

TIM BERNERS LEE

 

Il Web di oggi è un universo in versione smartphone controllato da pochi colossi. Da un lato va verso una frammentazione, basti pensare alla Rete cinese o russa separate e distinte, dall' altra trae il suo straordinario potere economico dalla vendita pubblicitaria basata sulla profilazione delle abitudini delle persone. "Sorveglianza di massa" come l' ha chiamata recentemente Amnesty International o "capitalismo della sorveglianza", come invece l' ha battezzato la saggista Shoshana Zuboff.

SHOSHANA ZUBOFF IL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA

«La prima cosa di cui abbiamo bisogno è una scienza del Web», prosegue l' informatico britannico.

 

«Servono esperti che guardino e studino. E abbiamo bisogno anche di ingegneri che dimostrino che possiamo cambiare il modo in cui il sistema è progettato. Gli algoritmi oggi sono addestrati non per informare ma per provocare reazioni attraverso i contenuti più polarizzati, perché sono quelli che catturano l' attenzione. C' è una logica in questo. Ti senti più coinvolto con le cose che evocano le emozioni peggiori, perché è così che sono gli esseri umani. Dobbiamo trovare altre metriche per misurare l' effetto dei contenuti, una tecnologia che sappia indicare se dopo aver letto una certa cosa siamo diventati migliori ».

 

Non sarà facile arrivare ad un sistema del genere e, per inciso, il Contratto non lo propone nella versione attuale. Eppure nel settore della tecnologia le adesioni sono numerose e vanno ben oltre le singole aziende. Quasi tutti plaudono all' iniziativa di Tim Berners-Lee anche se non mancano i dubbi sulla sua efficacia. È chiaro che la crisi di credibilità del sistema, soprattutto dalle elezioni presidenziali del 2016 macchiate dallo scandalo di Cambridge Analytica, nuoce in maniera trasversale.

mark zuckerberg al congresso

 

Ogni sforzo per tentare di raddrizzare la situazione è ben visto, perfino da coloro che quella ferita hanno contribuito ad aprirla. «La pubblicità politica su Facebook può essere molto manipolativa e andrebbe tolta», conclude il cofondatore del Web.

 

«Sono cresciuto in un Paese dove ai partiti veniva concesso lo stesso spazio in tv. Il dibattito deve essere aperto, anche a coloro che non hanno soldi. Usare il social comprando spazi per la propaganda non è democratico », taglia corto. Twitter pare lo abbia ascoltato, Facebook solo in parte. Il tutto mentre quel 46 per cento della popolazione mondiale che ancora non è online, si appresta ad entrare nel Web.

SHOSHANA ZUBOFF IL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA

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