travaglio bonini

UN TRAVAGLIO IMPLACABILE RISPONDE A BONINI: ''VE LO SPIEGO IL 'METODO REPUBBLICA', UN GIORNALE CON MOLTI CAPI E CAPETTI TOTALMENTE IMPERMEABILI AL SENSO DEL RIDICOLO, CHE INCEDONO COL DITINO ALZATO CONVINTI CHE LA RAGIONE STIA SEMPRE DA UNA PARTE: IL PARTITO O LA CORRENTE O IL LEADER CHE IN QUEL MOMENTO ESSI, O MEGLIO I LORO EDITORI, HANNO INVES TITO DELLA SACRA MISSIONE DI GOVERNARCI. COME QUANDO CON SCHIFANI...'' - SU D'AVANZO: ''NELLA PROSSIMA SEDUTA SPIRITICA, DOMANDI AL COLLEGA SCOMPARSO PERCHÉ NEGLI ULTIMI MESI NON FIRMAVA PIÙ I PEZZI CON LUI E GLI AVEVA TOLTO IL SALUTO''

Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''

 

Ieri su Repubblica è uscito un commento di C.B. (lo chiamo così perché mi accusa di "storpiare i cognomi" e non vorrei cadere in tentazione). Titolo: "Il metodo Travaglio 10 anni dopo". Svolgimento: "L' ex dipendente del Gruppo editoriale l' Espresso, Marco Travaglio, ora direttore del Fatto Quotidiano, coltiva un' ossessione per Repubblica che non conosce requie".

 

marco travaglio

La mia "ossessione" è dimostrata dal mio articolo di giovedì, in cui citavo titoli e perle di vari giornaloni, fra cui Repubblica, dedicati al presunto complotto via Twitter per rovesciare Mattarella ordito da eversori italiani e internazionali (in particolare russi) con falsi profili social, identici o simili a quelli che già avrebbero truccato il referendum costituzionale 2016 e le elezioni del 4 marzo.

 

Partiti per suonarle a Putin, troll russi e utilizzatori finali pentastellati, i giornaloni sono finiti suonati: cioè costretti ad ammettere che i social che rilanciarono la campagna "Mattarella dimettiti" avviata da Di Maio erano di fan 5Stelle (non russi, ma perlopiù italiani), com' era ovvio e naturale. C.B. se n' è avuto a male e mi richiama all' ordine, ricordandomi di essere stato "dipendente" del suo Gruppo. È, questa, l' unica cosa vera del suo articolo: in effetti lavorai a Repubblica dal 1998 al 2002, e furono i peggiori anni della mia vita, infatti me ne andai dopo averne viste di tutti i colori (anzi, di uno solo).

 

carlo bonini

L' idea che chi lavora per un' azienda debba esserle grato a vita denota una concezione vagamente mafiosa della libertà, tipica infatti dei berlusconiani che nel '94 presero a insultare Montanelli perché osava criticare B. dopo averlo avuto come editore. Naturalmente Repubblica è un grande giornale, pieno di bravi colleghi, e ancor più l' Espresso, il suo cugino monello, cui collaborai per 12 anni senza mai subire (diversamente che a Repubblica) alcuna censura grazie a direttori come Rinaldi, Hamaui, Manfellotto e Vicinanza.

 

Il guaio di Repubblica, oltre alla puzza di sacrestia (laica e "de sinistra", ci mancherebbe) che vi si respira, sono molti capi e capetti totalmente impermeabili al senso dell' umorismo e dunque del ridicolo, che incedono col ditino alzato portando a spasso le loro teste come i sacerdoti il Santissimo, convinti che la ragione stia sempre da una parte (il partito o la corrente o il leader che in quel momento essi, o meglio i loro editori, hanno investito della sacra missione di governarci) e il torto sempre dall' altra (tutti quelli che si mettono di traverso sulla strada del loro partito, o corrente, o leader: i "fascisti"). Per loro le notizie non sono tutte uguali né si misurano dalla loro importanza. Ma dal loro colore, cioè dalla convenienza o sconvenienza per la Causa.

carlo bonini (2)

 

Me ne resi conto quando ci lavoravo, ma anche dopo. Per esempio nel 2008, quando Repubblica incappò in un infortunio - diciamo così - che C.B. diffusamente ricorda, scordandosi però di spiegare come nacque e come finì. Invitato da Fabio Fazio a presentare un libro su Rai1, ricordai che l' allora presidente del Senato, Renato Schifani, aveva avuto rapporti amicali e societari con personaggi poi finiti nei guai per mafia.

 

Repubblica - per la penna di un collega che non nomino perché non c' è più e io, diversamente da C.B., rispetto i morti - mi attaccò per dire che le mie accuse erano vecchie e archiviate (non era vero: Schifani fu subito dopo reindagato per mafia, e lo rimase a lungo); per smontare il presunto "metodo Travaglio"; e per insinuare che un mafioso avesse pagato le mie ferie in Sicilia.

DAVANZO a d f f a d b a bb d

 

Dimostrai sia di aver raccontato fatti veri sia - ricevute alla mano (disponibili sul web) - di aver pagato le mie vacanze fino all' ultimo cent. L' incidente si chiuse anni dopo con un chiarimento fra me e il collega che di lì a poco sarebbe scomparso. Se C.B., nella sua seduta spiritica a mezzo stampa, avesse ricordato la genesi e l' epilogo del fattaccio, avrebbe dovuto spiegare non il metodo Travaglio, lo stesso di ogni cronista onesto: fatti, documenti, memoria e archivio.

 

Ma il "metodo Repubblica" che monta e smonta, gonfia e sgonfia le notizie secondo l' interesse politico del momento. E allora, per motivi a me ignoti (il pentito Francesco Campanella da Villabate, sodale di Schifani, spiegò ai pm gli interessi in zona di un amico di un editore di Repubblica), il Gruppo voleva tenersi buono Schifani. E pure il sottosegretario Gianni Letta, addetto a finanziare i giornali. I due ras del centrodestra erano pressoché intoccabili, il che contribuì nel 2009 a indurre altri "ex dipendenti del Gruppo" a liberarsi e a passare al Fatto.

marco travaglio

 

Ora, per comprensibili motivi, C.B. non riesce proprio a concepire un giornale libero, dove le notizie si danno tutte, chiunque riguardino e a chiunque convengano. Crede che siamo tutti come lui e ci attribuisce "folgorazioni per i 5Stelle e la Casaleggio", che definisce i nostri "nuovi padroni" (senza peraltro indicare i vecchi, né spiegare i nostri scoop sulle spese pazze di Di Maio, sul suo incontro con Marra, sulle omissioni nel curriculum della Raggi che la fecero indagare per la prima volta, sulle polizze di Romeo che la indicava come beneficiaria ecc.).

 

Già che c' è, il nostro Linosotis mi dà lezioni di bonton sul "grammelot fascistoide" che userei per la "bastonatura" dei "reprobi di turno" con "locuzioni mascella in fuori ('mecojoni')". In effetti, per commentare lo scoop di C.B. sui siti M5S che rilanciano le campagne M5S , avevo scritto "mecojoni!".

 

Giuseppe D'avanzo

Ma credevo si potesse, da quando C.B. accusò la Raggi di "cojonare i romani". Prendo atto che "cojonare" è lecito e "mecojoni" no. Mi scuso se ho fatto arrossire C.B. Non lo faccio più. Temo invece che continuerò a tenere un archivio di documenti e "ritagli di giornale", anche se la cosa irrita C.B.. È un vizio di noi giornalisti fascistoidi per ricordarci le cose. Che ora mi consente di smontare il penoso tentativo di C.B. di smarcarsi dalla campagna sui troll russi contro il Colle: "Travaglio frulla il tutto e fa dire a Repubblica quel che non ha mai scritto: Putin dietro l' aggressione a Mattarella Repubblica non cita mai la Russia di Putin né la fabbrica dei troll di San Pietroburgo". Che strano.

 

Eppure conservo tre pezzi di Repubblica nell' ultima settimana intitolati: "Dalla propaganda di Putin 1500 tweet per Lega e 5Stelle", "Una pioggia sui social in arrivo da San Pietroburgo", "Il Pd nel mirino dei troll russi".

 

troll russi 3

Non "ritagli di giornale manipolati a sostegno di una tesi": ma articoli stampati su carta di Repubblica (che "frulla", lei sì, casi diversi - lo scandalo Manafort e il caso Mattarella - per montare la panna, "intossicando", lei sì, l' opinione pubblica che finisce per non distinguere più il vero dal falso). Più un pezzo di Repubblica.it sui tweet anti- Mattarella "dietro i quali si sospetta possa esserci l' azione dei russi".

 

Non vorrei che C.B., in crisi di identità, confondesse il metodo Travaglio col metodo C.B.. Ricordo quando, sull' accusa a Woodcock e Sciarelli di spifferare notizie su Consip al Fatto, C.B. annunciò l'"inevitabile redde rationem tra due metodi - quello 'Woodcock' e quello del procuratore Pignatone - e due culture della giurisdizione agli antipodi". Poi fu tutto archiviato: nessuna notizia passata al Fatto, nessun metodo Woodcock.

 

PUTIN MATTARELLA

O quando, sempre su Consip, annunciò che il capitano Scafarto era stato "smascherato come impostore e falsario di passaggi politicamente significativi dell' inchiesta"; e aveva "consegnato a Marco Lillo la notizia del coinvolgimento di Del Sette", insomma era lui "la mano che dà da mangiare al Fatto" per "far cadere Renzi" (fra l' altro già caduto da solo). Poi, quando la Cassazione scagionò Scafarto per i suoi "errori involontari", gli cadde la penna di mano e si scordò di informarne gli eventuali lettori. O quando sparò in prima pagina: " M5S , le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: 'Marra è uno dei miei'", "Di Maio garante di Marra. Ha mentito, la prova è nelle chat. ".

 

SCAFARTO

Poi si scoprì che le chat Di Maio-Raggi su Marra erano state manipolate da Repubblica e altri giornali col taglia e cuci per far dire al capo 5S il contrario di quanto diceva. Sarà mica per questo che C.B. ha tanto in uggia gli archivi?

 

Ps. Nella prossima seduta spiritica, potrebbe domandare al collega scomparso perché negli ultimi mesi non firmava più i pezzi con lui e gli aveva levato il saluto. Per il metodo Travaglio, o per il metodo Woodcock, o per il metodo C.B., o per il metodo Repubblica? Ah saperlo.

SCIARELLI E WOODCOCKmarco lillo

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…