1. NOVE ANNI DI GALERA PER TANGENTI SENZA CHE SIA STATO TROVATO UN EURO SONO DAVVERO TANTI, ANCHE SE CONTRO OTTAVIANO DEL TURCO CI SONO BEN CINQUE TESTIMONI. IN OGNI CASO, COMUNQUE LA SI PENSI SULLA SANITOPOLI ABRUZZESE, ECCO UN’ALTRA PROVA CHE IL VERO CANCRO DELL’ITALIA NON SONO I GIUDICI (COME DISSE UNA VOLTA IL BANANA), MA IL PESSIMO FUNZIONAMENTO DELLA GIUSTIZIA, PRIMA CIVILE E POI PENALE 2. ANCHE QUI ABBIAMO UN PROCESSO CHE RIGUARDA FATTI DI OTTO ANNI FA E CHE IMPIEGA CINQUE ANNI AD ARRIVARE AL PRIMO GRADO. C’È STATA UNA CUSTODIA CAUTELARE ASSOLUTAMENTE INUTILE E BARBARA. C’È STATA UNA CAMPAGNA MEDIATICA A FAVORE DELL’EX SINDACALISTA DELLA UIL DECISAMENTE ESAGERATA. MA NON STA SCRITTO DA NESSUNA PARTE CHE UN IMPUTATO DEBBA ASPETTARE IN SILENZIO LA PROPRIA CONDANNA MENTRE ALCUNI GIORNALI LO MASSACRANO DI INTERCETTAZIONI

a cura di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - IL VERO CANCRO DELL'ITALIA
Ottaviano Del Turco rivela che ha una grave forma di leucemia e, visti i tempi della giustizia italiana, non è detto che veda la fine del suo processo. Ovviamente questo non c'entra con la sua colpevolezza o con la sua innocenza, ma certo impressiona parecchio e deve far riflettere. Nove anni di galera per tangenti senza che sia stato trovato un euro sono davvero tanti, anche se contro l'ex sindacalista della Uil ci sono ben cinque testimoni. In ogni caso, comunque la si pensi sulla Sanitopoli abruzzese, ecco un'altra prova che il vero cancro dell'Italia non sono i giudici (come disse una volta il Banana), ma il pessimo funzionamento della giustizia, prima civile e poi penale.

Anche qui abbiamo un processo che riguarda fatti di otto anni fa e che impiega cinque anni ad arrivare al primo grado. C'è stata una custodia cautelare assolutamente inutile e barbara. C'è stata una campagna mediatica a favore di Del Turco decisamente esagerata, grazie al fatto che comunque era un pezzo grosso e ha un figlio al solito Tg5 dei "figli di", e forse anche controproducente. Ma non sta scritto da nessuna parte che un imputato debba aspettare in silenzio la propria condanna mentre alcuni giornali lo massacrano di intercettazioni.

E se è per questo, qui abbiamo anche un procuratore capo, l'ormai pensionato Nicola Trifuoggi, che è stato capace di dire che "è colpa di Del Turco se in Abruzzo si aspetta un anno e mezzo per una mammografia oncologica". Adesso il problema oncologico ce l'ha l'ex ministro delle Finanze.

Ma ce l'ha anche l'Italia, e bello grosso. Siamo un paese che spaventa gli investitori esteri con l'incertezza del suo diritto e dove qualunque cittadino, se solo sfiorato dalla giustizia, può entrare in tunnel dal quale, se ti va bene, esci rovinato economicamente. Un posto dove i diritti della difesa sono sempre più compressi, con un codice dove decine di fattispecie penali create ai tempi del fascismo "dormono" in attesa di essere usate dal regime di turno contro questo o quel "disturbatore". Dove le carceri sono fuorilegge, eccetera eccetera.

2 - LE MELE CON LE PERE
Repubblica registra ma non gioisce: "Del Turco condannato a nove anni. ‘Così prese mazzette per sei milioni dal re delle cliniche d'Abruzzo. Pescara, il giudice sbaglia a leggere la sentenza e dà all'ex governatore tre mesi in più". "Quelle tangenti nella busta con le mele, ecco le foto che hanno convinto la Corte. La difesa e una perizia sospetta per smontare la prova regina". Poi l'intervista al condannato: "A me la stessa pena di Tortora. Ho un tumore, ma voglio vivere per dimostrare la mia innocenza" (pp. 11).

Innocentista il Corriere: "Il Telepass, le foto, le mele. Quei buchi nell'inchiesta" (p. 5). Infatti l'hanno condannato. Forse non era il titolo giusto nel giorno giusto. Equilibrata la Stampa: pezzo di cronaca sulla sentenza e giusta intervista a Del Turco che più o meno ripete quanto detto al Corriere ("E' un processo senza prove. Mi sento come Enzo Tortora", p. 11). Idem sul Messaggero, che aggiunge un allucinante virgolettato del Trifuoggi: "Come per Enimont, non serve trovare i soldi delle tangenti" (p. 11).

Gode il Cetriolo Quotidiano, con Travaglio che mette in fila una serie di assoluzioni preventive a mezzo stampa e poi ci attacca sotto il dispositivo della sentenza di ieri ("The Pirler's List", p. 1). Protesta il Giornale con Gian Marco Chiocci, che conosce bene le carte dell'inchiesta ("Del Turco condannato senza prove" p. 1) e che ricorda come i carabinieri volessero arrestare il grande accusatore Angelini, ma per farlo dovettero andare alla procura di Chieti.

3 - CAINANI AMARI
Il 30 luglio si avvicina e pare che il Banana sia parecchio incupito. Per il Corriere, "Berlusconi in ritiro ad Arcore. Il rebus della prescrizione. Attesa per il verdetto della Cassazione: forti le voci di un rinvio" (p. 10). Sicuramente un rinvio è quanto auspica Re Giorgio, augusto protettore del governino di Lettaenrico. "Se la sentenza slittasse a settembre, dicono dal Pdl, si aiuterebbe l'Italia in un momento drammatico". Ma drammatico per chi? Non certo per Lor signori. Per Repubblica, invece, "Berlusconi vuole lo scontro finale. ‘Basta rinvii, la Cassazione decida il 30'. Ma lo slittamento potrebbe essere chiesto dai coimputati". Lo sfogo con i fedelissimi: "Inutile prolungare questa farsa, tanto i giudici hanno già deciso tutto" (p. 7).

4 - A DON SALVATORE HANNO TOCCATO I FIGLI
Pericolo massimo per banche e politici italiani, in questa folle estate italiota. Dopo aver fatto i propri comodi per decenni, Salvatore Ligresti è improvvisamente finito agli arresti, scaricato dalle banche del salotto marcio e da quel che resta dei poteri marci. Depurazione del sistema per via giudiziaria? Non sarebbe la prima volta. Ma i pm di Torino hanno giocato duro, ottenendo dal gip anche l'arresto dei tre figli (il maschio latita).

Ora, si sa che a don Salvatore non devi toccare la famiglia, come insegna la storia del rapimento della moglie, e quindi è lecito aspettarsi che l'ex protetto di Cuccia farà i botti. Ieri, con il gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma è pura tattica. Repubblica: "Ligresti: ‘Ho ottant'anni, non penso alla fuga'. L'ex patron non risponde al gip di Milano: parlerò a Torino. Erbetta sentito 7 ore dai giudici. Il ‘patriarca' polemico per l'arresto e provato per la carcerazione di Giulia e Jonella" (p. 22). Interessante il pezzo di Stefano Elli sul Sole: "Quei silenzi sull'inchiesta e la preoccupazione per i figli. L'avvocato: ‘Il concetto di concreto pericolo di fuga applicato a una persona di oltre ottant'anni ha profondamente colpito il mio assistito" (p. 12).

5 - DIRITTI NO, NUOVI REATI
SI' Per carità, non ci sarà sicuramente una volontà repressiva dietro alla battaglia per la legge sull'omofobia. Ma non si può non rilevare quanto l'Italia sia arretrata sul piano dei diritti dei gay, tema forse leggermente più importante della creazione di un nuovo, fumosissimo reato. Prova ne è che cosa il relatore Ivan Scalfarotto vuole estendere ai reati di omofobia la legge Mancino ("Omofobia, ultimatum del governo. Ok in commissione da Pd-Pdl-Sel. E a sinistra intesa sulle aggravanti", Repubblica p. 2). Complimenti, proprio una bella legge garantista e liberale.

6 - MA FACCE RIDE!
Il Corriere intervista il premier kazako ed è subito cabaret: "Alma in Italia? Possibile'. Spiragli dopo il blitz e l'espulsione. ‘Può tornare da voi, ma vogliamo garanzie" (p. 1). Cioè, loro vogliono garanzie da noi. Comunque, ci sono tante domande, ma non quella fondamentale: "Signor primo ministro, lei o il suo presidente vi siete sentiti con Silvio Berlusconi o con Angelino Alfano?". Il pool Corriere-Messaggero rivela che dietro al caso Ablyazov ci sarebbe una mega-truffa del fuggiasco alle banche, molte delle quali italiane. E noi, ingenuotti, che pensavamo al petrolio e al gas naturale di Nazarbayev.

Repubblica insiste sulla penosa relazione letta da Alfaneyev alle Camere: "Quei buchi nella versione di Alfano che hanno trascinato il governo nel caos. Così Cancellieri e la Bonino hanno avallato le tesi del Viminale". Poi, l'avviso ai navigati: "Chi è stato toccato dalla vicenda sta cominciando a muoversi in autonomia" (p. 9).

7 - SPOSTANDO RENZI SEMPRE PIU' IN LA'
Rosario Crocetta, un nome un destino elettorale, spara su quel che resta del suo nuovo partito: "I democratici vogliono farmi fuori. Sono travolti dalla questione morale e io mi candido alla segreteria" (Repubblica, p. 6). Prego, si accomodi. Ma la Stampa racconta altre novità dal pollaio sinistro: "Congresso Pd: Bersani vuole candidare Letta. Gli uomini dell'ex leader: ‘Se c'è Renzi deve sfidarlo Enrico" (p. 10).

8 - BERGOGLIO MON AMOUR
Stampa di Mariopio in estasi per il viaggione del nuovo simpaticissimo papa in Brasile (va a visionare personalmente gli stadi per il mondiale di calcio). Il giornale del Lingotto in fuga dedica all'evento le prime tre pagine. A parte la faccenda della borsa, che ha fatto impazzire tutti i giornali, spicca il pezzo di Tornello Tornielli su quanto è stato caruccio il pontefice con i giornalisti sull'aereo. Ma attenzione, a fine articolo c'è quasi una notizia: "Poco distante il cardinale Bertone invita un giornalista a sedersi accanto a lui per parlare della possibile visita del Papa a Torino, ‘quando io non sarò più Segretario di Stato'" (p. 2). Chissà se a Torino Pontifex troverà ancora la Fiat.

9 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA/1
Messaggero di Calta-mattone a tutta prima: "Riforma Imu, così si cambia. Vertice tecnico al Tesoro: sconti ed esenzioni nel 2013, tassa unica con la Tares dal 2014. L'imposta resterà per le abitazioni di pregio". Poi un titolo che rassicura davvero poco: "Riforma del catasto, rischio aumenti solo dal 2014" (p. 2). In fondo siamo solo a luglio e tra un po' ci si consola con le angurie.

10 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA/2
Il Giornale si scatena sul ‘fumo di Stato' con una gran prima pagina: "La guerra delle sigarette. La scienza scatena promuove quelle elettroniche, ma il governo ha varato una super tassa del 58% con la scusa della salute. In realtà è un imbroglio per favorire il tabacco tradizionale e fare cassa: le accise valgono 13 miliardi l'anno". Scrive Vittorio Macioce: "La sigaretta è l'anima dello Stato. E' la sua morale. La sua filosofia. Il suo volto più vero. La cartina di tornasole, con dentro il tabacco, di un'etica che puzza di ipocrisia. Fumi la sigaretta e in un attimo capisci cos'è lo Stato. Lì c'è tutto. C'è il pusher, l'avvelenatore, il produttore furbo, il controllore pigro, il gabelliere e il proibizionista, il contrabbandiere e il poliziotto, il farmacista, il medico e anche il manager ospedaliero. E' l'attore che fa tutte le parti in commedia".

11 - BANCHETTA ROSSA LA TRIONFERA'
"Nelle Marche sta scoppiando un altro caso Monte Paschi". Il Cetriolo quotidiano lancia l'allarme e ci apre il giornale. "Dopo l'inizio della crisi la Banca delle Marche ha finanziato generosamente gli imprenditori del mattone che ora sono travolti dai debiti. Da mesi la Banca d'Italia esamina i conti. 3,4 miliardi di crediti deteriorati. Il governatore della Regione ha chiesto alle aziende locali aiuto per evitare il crac" (p. 2).

12 - ULTIME DALLA VIA CRUCIS SOLFERINA
Il tempo passa e in attesa che Yacht Elkann torni dalle regate bisogna pur fare qualcosa anche in Rizzoli. Ce ne ragguaglia il Sole: "Patto Rcs, in vista per il 31 luglio. Soci a consulto per decidere come assicurare stabilità alla scadenza dell'accordo. L'uscita di Mediobanca, Generali, Fonsai e Merloni creerebbe problemi a Fiat, favorevole a un rinnovo con meno vincoli" (p. 25). Il quotidiano di quel che resta del padronato italico scrive che nel patto potrebbe entrare Urbanetto (Galliani dixit) Cairo, improvvisamente pieno di soldi da investire.

13 - ROYAL PIRLATE
Una rassegna stampa anarco-resurrezionalista non può ovviamente che vivere con profondo imbarazzo la nascita del cazzo di Royal baby. Da ieri sul pianeta c'è un bambino in più, e questo manco morirà di fame. Ma c'è anche una testa coronata in più, il che grida vendetta. Poi passa Beppe Banalini e scioglie ogni dilemma sul Corriere. Titolo: "Il simbolo della speranza che scalcia in un pannolino".

Svolgimento: "Ogni bambino è importante, perché è il segno della vita che continua. Il primogenito di William e Kate è anche altro, per i sudditi della bisnonna Elisabetta: il simbolo della nazione che va avanti. La prova che c'è qualcosa oltre le preoccupazioni di giornata, i guai dell'economia e i tormenti della politica. Qualcosa di condiviso, un po' di serenità, una speranza comune che scalcia dentro un pannolino" (p. 17). Mister Severgnini, no comment che è meglio.
colinward@autistici.org

 

 

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