LA VERA TV SPAZZATURA - SI CHIAMA ROMAUNO ED È IL BRACCIO CATODICO DER MONNEZZA MANLIO CERRONI - PERDE UN MILIONE L'ANNO MA È IL PULPITO PER TUTTI I POLITICI AMICI

Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"

Lo chiamavano l'ottavo re di Roma oppure, per non sbagliare con le gerarchie, semplicemente il supremo. Il padrone di Malagrotta, la discarica più grande d'Europa. Ai domiciliari con l'accusa di associazione a delinquere per traffico di rifiuti e di truffa in forniture pubbliche, Manlio Cerroni classe 1926 va oltre la carica onoraria e lo spiega durante l'interrogatorio di garanzia: "Io sono un oracolo, mi devono ringraziare con un monumento. Roma poteva finire come Napoli, immondizia ovunque. Io l'ho salvata, mi definisco un salvatore della patria".

E ammicca: "Io non cercavo i politici. Il contrario: i politici cercavano me". Convinto. E pure con qualche ricordo. Perché l'ottavo re di Roma, se non sudditi, aveva relazioni. Ma neanche il ministro Anna Maria Cancelieri ha saputo risolvere un episodio inquietante: la richiesta d'arresto per Cerroni, lo scorso marzo, fu rubata in Procura.

Un regnante moderno, però, ha bisogno di una televisione. E l'imprenditore Manlio, che da ragazzo trasportava bovini al mattatoio di Testaccio, inaugura un'emittente su misura per un'informazione dentro il raccordo anulare, un pulpito essenziale per la miriade di consiglieri e presidenti comunali o dei Municipi, fondamentali per la capitale e il consenso nei quartieri: si chiama RomaUno.

Era il 2003, dicembre. La politica è reattiva, e presente. L'entusiasmo eccessivo: il modello, dice il già anziano Manlio, è NewYorkOne. Addirittura si vocifera di un gemellaggio con gli americani. Il sindaco Walter Veltroni non vuole mancare, arriva puntuale assieme a Enrico Gasbarra (presidente della Provincia), assessori in Campidoglio e in Regione.

In dono riceve una statua di Albertone Sordi e la sistema in redazione, uffici moderni all'interno di una deliziosa palazzina che fu di Mario Del Monaco, il tenore. Il munifico Cerroni, che fattura miliardi di euro, spende circa cinque milioni di euro l'anno per mandare in giro una ventina di giornalisti con "otto motorini e due auto, di cui una bimodale benzina o elettrica", così i comunicati lo celebravano.

Il pubblico di RomaUno, che conquista un posto fra i canali satellitari di Sky, cresce di poche migliaia: i contatti giornalieri, nel 2013, sono stati 93.747. L'investimento non genera guadagni, anzi: l'azionista di maggioranza Cerroni, a ogni bilancio, deve confermare una perdita di quasi un milione di euro.

Anche la televisione locale viene collegata al primo pensiero (e affare, soprattutto) di Manlio: l'immondizia. La relazione di gestione di RomaUno, l'ultima disponibile (2012), riporta scambi "commerciali con la controllante per 1,2 milioni di euro relativi a servizi tv svolti". In sigla, la controllante è Co.La.Ri: Consorzio laziale rifiuti, un pezzo d'impero per il re (o l'imperatore) Cerroni. Veltroni non dimentica la televisione di Manlio e, per il lancio del Festival del Cinema di Roma (2006), ospita il PalaRomaUno: una sala da duemila posti, che Cerroni acquista molto volentieri. Con la stessa lungimiranza con cui comprava i terreni per le nuove discariche.

I rappresentanti di Municipio, di qualsiasi estrazione politica, vanno a riempire i palinsesti di RomaUno. E poi ci sono i cittadini, che vengono intervistati. E tanto calcio, Roma e Lazio. A 87 anni, Manlio Cerroni non accetta la misura di prevenzione, i domiciliari, e la decadenza per i titoli che ne alimentavano la leggenda nella capitale: "Nonostante un sistema burocratico folle, io ho evitato che a Roma si creasse un'emergenza come quella campana. Era inutile parlare con consulenti e specialisti: basta parlare con me". Lo stuolo di avvocati esulta: "É un leone". A RomaUno, ieri sera, c'era uno speciale sui saldi.

 

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