andrea giordana

VE LO RICORDATE? FIGLIO D’ARTE, E’ STATO UN SEX SYMBOL DELLA TV (“UNA VOLTA MENTRE PASSEGGIAVO PER VIA VENETO IN ATTESA DI UN COLLEGA, VENNI LETTERALMENTE ASSALITO DA UN GRUPPO DI RAGAZZETTE DI UNA SCOLARESCA, CHE MI STRAPPARONO QUASI GLI ABITI DI DOSSO”) – "L’OCCASIONE MANCATA? ORSON WELLES MI VOLEVA IN UN SUO FILM. MA NON CONOSCEVO L’INGLESE. E POI MI SONO PENTITO PER QUEL NO A STREHLER" - DI CHI SI TRATTA?

Emilia Costantini per corriere.it

 

andrea giordana

«Quando mia madre ci vide recitare insieme nella Signora delle cameliecon la regia di Giorgio De Lullo, fu molto critica. Era la sera della prima, venne in camerino dopo lo spettacolo ed esclamò: “Padre e figlio: non vi ho mai visto recitare così da cani!”». Si diverte Andrea Giordana ricordando l’episodio.

 

Figlio di due attori famosi, Claudio Gora e Marina Berti, ma anche fratello di attori e padre di un attore. «Sì, praticamente una dinastia, come la famiglia Barrymore», scherza l’ex Edmond Dantès oggi settantatreenne. «Per favore non ricominciamo dal Conte di Montecristo. È stato un grande successo che oggi, con i social e l’esplosione mediatica, si sarebbe decuplicato, ma io ero acerbo, un ragazzo di 19 anni, prima di allora avevo fatto solo piccoli ruoli...».

 

Sì, però il celebre sceneggiato del 1966, diretto da Edmo Fenoglio, fu il suo trampolino di lancio.

«Certo! Benedetto sia il Conte che mi ha facilitato la carriera, facendomi esordire da protagonista! Nonostante fossi contornato da colleghi già famosi al cui cospetto ero un pulcino principiante, riuscii a tenergli testa. A pensarci bene era un personaggio western che tornava da lontano, sotto mentite spoglie, e riusciva a vendicarsi di tutti coloro che gli avevano fatto del male. Detto questo, punto e a capo».

 

andrea giordana in el desperado

Ma il giovane principiante, grazie a due genitori importanti, fu in qualche modo raccomandato?

«Per carità, non volevo assolutamente sfruttare la parentela! Proprio per porre una distanza tra me e loro, avevo mantenuto il cognome vero, Giordana, e non Gora, che mio padre aveva scelto come pseudonimo per un motivo particolare».

Quale?

«Era figlio di un generale, eroe di guerra e, quando intraprese la carriera da attore, la madre gli intimò: “Tu non infangherai l’onore di tuo padre col cinema”».

 

Insomma, non è stato facilitato, aiutato dalla sua nota ascendenza?

«I miei genitori non mi hanno mai spinto a percorrere la loro strada, ne conoscevano la precarietà: momenti di gloria e ricchezza che si alternano a momenti difficili quando non capita la scrittura giusta. Io ho cominciato per caso, non ho frequentato scuole, ho imparato il mestiere direttamente in palcoscenico e davanti alla macchina da presa. Da piccolo però frequentavo spesso i set o i teatri dove lavoravano loro e il mio primo ruolo mi capitò a 12 anni: un amico di papà mi vide e gli chiese se poteva utilizzarmi per interpretare il re Daniele nel film Erode il grande».

 

Consigli, suggerimenti da parte loro?

«Nemmeno mezzo e io non mi sono mai preoccupato di piacere a loro, bensì di piacere a me stesso».

andrea giordana

E quando esplose il successo in tv erano contenti oppure critici?

«Rimasero molto sorpresi dalle migliaia di lettere che mi arrivavano: si resero conto che il loro ragazzo era entrato nel sistema».

 

Bello e famoso: chissà quante donne avrà avuto ai suoi piedi.

«Le ammiratrici mi inviavano lettere con i baci, le labbra rosse stampate sulla carta. Addirittura ricordo che una volta, mentre passeggiavo per via Veneto in attesa di un collega, venni letteralmente assalito da un gruppo di ragazzette di una scolaresca, che mi strapparono quasi gli abiti di dosso... ma io non mi sono mai gonfiato come un tacchino, sapevo che tali manifestazioni, piuttosto esagerate, erano dovute esclusivamente al successo momentaneo...

 

andrea giordana

Non mi sono mai cullato su certi allori e poi all’epoca ero già fidanzato con colei che sarebbe diventata e che è tuttora mia moglie Nanda: ci siamo conosciuti adolescenti, ci siamo messi insieme mentre andavano in onda le prime puntate del Montecristo e lei ha sempre sopportato le mie fan con grande intelligenza. Non a caso siamo sposati da oltre cinquant’anni, nonostante i nostri mestieri siano all’opposto: io la fatuità dello spettacolo, lei la profondità della psicoanalisi».

 

Va bene, marito fedele. E magari, una moglie psicoanalista può servire a un attore...

«Non ci ho mai riflettuto, però forse serve... Comunque sono io a coinvolgerla di più nel mio lavoro: ogni copione che mi viene proposto, lo leggo sempre con lei prima di accettare un nuovo impegno».

 

Ma nel corso della carriera, quanto è stato facilitato dalla bellezza?

andrea giordana con l orsetto frank

«Non nego che l’aspetto fisico abbia avuto il suo peso, ma non è sempre stato vincente e ho addirittura perso parecchie occasioni proprio perché, per determinati ruoli, ero troppo piacente. Certe volte, poi, sono riuscito a ottenere delle parti imbruttendomi molto. Mi sono sempre sentito un attore operaio, costruendo la mia professionalità mattone su mattone. Il cemento della costruzione è costituito dalla mia insaziabile curiosità».

 

E pensare che voleva fare il direttore d’orchestra...

«È vero. Da ragazzino papà portava me e mio fratello nel suo studio, ricavato nella soffitta della nostra casa a Grottaferrata: era appassionato di musica classica e ci faceva ascoltare i pezzi che amava di più, da Verdi a Puccini, a Mahler... Io mi divertivo a prendere in mano i ferri da lana, con cui mia madre ogni tanto sferruzzava, e facevo finta di dirigere un’orchestra invisibile».

Lasciando da parte Edmond Dantès, quali i personaggi più amati?

«Bè... il Conte Rostov in Guerra e pace e Sant’Ambrogio in Sant’Agostino, due capolavori: prodotti televisivi d’altri tempi, quando si attingeva alla grande letteratura, non le fiction di oggi che, spesso, hanno un risicato spessore culturale. Purtroppo, anche il cinema italiano oggi risente dello stesso problema e stenta a riempire le sale».

 

Non è un caso, infatti, che attori e registi del grande schermo si convertano al teatro: tra questi, Ferzan Ozpetek debutta nella prossima stagione con la trasposizione drammaturgica del suo film Mine Vaganti.

ANDREA GIORDANA

«È concorrenza sleale, disonesta. Quando sono in declino, invadono il nostro territorio e, diciamo la verità, certi attori che lavorano solo in tv o sul grande schermo, quando esordiscono sul palcoscenico sono spesso imbarazzanti. Ora non dico che questo sia il caso di un regista importante come Ozpetek, ma certo la cosa fa pensare. Un dato è certo: nonostante il disinteresse totale da parte dei politici per la cultura, le sale teatrali sono affollate.

 

Ma si sa, la politica attuale è avvilente sotto tutti gli aspetti: basta assistere a certi deprimenti spettacoli dove i nostri illustri rappresentanti politici litigano, si aggrediscono, prendendosi a parolacce. E allora dico a mia moglie: andiamocene all’estero, poi prende il sopravvento la rassegnazione».

 

E intanto, torna in teatro nel prossimo inverno con Le ultime lune di Furio Bordon, con Galatea Ranzi e con il suo unico figlio Luchino, quarantenne...

andrea giordana alessandro borghi

«Gli abbiamo dato questo nome, perché il suo padrino al battesimo fu Visconti: mio grande amico».

Condividere il palcoscenico con un parente tanto stretto può essere un rischio?

«Al contrario: quello che non ho goduto di lui quando era piccolo, lo godo adesso. Sono stato un genitore poco presente, lo ammetto: il lavoro, le tournée mi portavano lontano da casa ed è stata Nanda a fungere da padre e da madre. Tra me e Luchino un dialogo aperto, assoluto... anche se, quando per la terza volta gli ripeto un consiglio tecnico, sbuffa dicendo “papà ho capito, non rompere!”».

 

Insomma, la dinastia continua.

«Sì, ma lui fa il suo percorso, io il mio... ogni tanto guardandomi indietro».

L’occasione mancata?

«Quando Orson Welles mi voleva in un suo film. Non conoscevo l’inglese: un po’ perché non avevo mai tempo di applicarmi e un po’ per pigrizia, non l’ho mai studiato seriamente e questo era un grosso ostacolo. Mi consolò il fatto che poi comunque quel film non si fece mai».

 

L’errore più imperdonabile?

ANDREA GIORDANA

«Mi voleva Strehler: sembra una battuta ripresa dall’ormai famoso spettacolo cult che si intitola proprio così, ma è la verità. Il maestro del Piccolo mi voleva nel Campiello... declinai l’invito. In quel periodo avevo talmente tante proposte che... ma mi sono amaramente pentito».

Un sogno ancora irrealizzato?

«Forse avere un teatro, una “casa” da poter gestire e, magari, prima di esalare l’ultimo respiro, riesco a esaudire questo mio desiderio».

ANDREA GIORDANAANDREA GIORDANAandrea giordanaandrea giordanaANDREA GIORDANA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…