marina orlandi mario calabresi

 “IMPERDONABILE LA DECISIONE DI TOGLIERE LA SCORTA A MIO MARITO – NELLA GIORNATA DEL RICORDO DELLE VITTIME DEL TERRORISMO, L’ATTO DI ACCUSA DAVANTI A MATTARELLA DI MARINA ORLANDI, VEDOVA DI MARCO BIAGI – L’INTERVENTO DI MARIO CALABRESI: "ALCUNE TESSERE DEL MOSAICO ANCORA MANCANO. MOLTI DEGLI UOMINI E DELLE DONNE CHE HANNO UCCISO SONO ANCORA TRA NOI. ORA ESCANO DAL SILENZIO DELL’OMERTÀ. SAREBBE PER LORO UN'OCCASIONE DI..."

Da “La Stampa”

 

MARINA ORLANDI MARCO BIAGI

Un fuori programma inaspettato ha acceso la Giornata del ricordo delle vittime del terrorismo con Marina Orlandi, la vedova di Marco Biagi, che alla Camera, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha lanciato la sua accusa alle istituzioni definendo «imperdonabile» la decisione di togliere la scorta al marito.

 

Un momento di tensione rotto da un applauso dell'aula. Solo la ricostruzione della verità, se non quella giudiziaria almeno quella storica, degli anni di piombo potrà chiudere quella stagione.

 

È il messaggio dei presidenti delle Camere, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, alla presenza anche di numerosi familiari dei caduti: Luigina Dongiovanni, nipote di Franco, carabiniere deceduto nella strage di Peteano, Maria Cristina Ammaturo, figlia del vicequestore Antonio, e Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, di cui riportiamo l'intervento integrale, e che ha fatto un appello a chi sa perché parli.

MARINA ORLANDI

 

L’INTERVENTO DI MARIO CALABRESI

 

Sono passati cinquant' anni dal 17 maggio 1972, il giorno in cui mio padre, il commissario Luigi Calabresi, venne assassinato sotto casa a Milano.

 

Un tempo lunghissimo ci divide da quella mattina. Era l'alba degli Anni di Piombo, tre anni prima c'era stata la strage di Piazza Fontana, ma per la prima volta con quell'omicidio era stato scelto un bersaglio, era stata costruita una campagna per distruggerlo e screditarlo e alla fine lo si era eliminato. Sarebbe successo centinaia di volte negli anni successivi. Magistrati, poliziotti, carabinieri, sindacalisti, professori, operai, medici, guardie penitenziarie, giornalisti, studenti e uomini politici sarebbero stati messi nel mirino, trasformati in simboli e disumanizzati e poi colpiti a morte, gambizzati, resi invalidi.

 

Siamo qui per ricordare. Questo è il senso per cui è nata questa giornata, momento prezioso per tenere viva la memoria di persone che persero la vita in un tempo feroce.

omicidio di marco biagi 4

La domanda che mi faccio è a cosa siano serviti questi cinquant' anni, se siano passati invano, se siano solamente serviti a scolorire i ricordi, a dimenticare, a rimuovere. Se il gesto violento abbia vinto per sempre o se invece il tempo, alla fine, abbia restituito qualcosa e reso giustizia.

 

Per molto tempo la solitudine, il silenzio e un diffuso disinteresse, forse figlio dell'imbarazzo, forse del fastidio, hanno circondato le vittime del terrorismo e i loro familiari. Difficile, quasi impossibile riuscire a far sentire la propria voce, essere ascoltati. Tutti coloro che sono qui e che hanno perso una persona amata negli Anni di Piombo sanno di cosa parlo, di quei lunghi anni in cui ci sentivamo dimenticati e quasi di peso.

 

omicidio di marco biagi 3

Anni in cui il dibattito pubblico non contemplava di potersi dedicare alle vittime e alla loro memoria, in cui le librerie erano piene soltanto di volumi scritti da ex terroristi o ideologi della rivoluzione, in cui negli anniversari, soprattutto in questo che cade nella data del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, in televisione e sui giornali a spiegarci cosa era successo erano gli assassini.

 

Sapete tutti quanto l'amarezza sia stata una compagna di vita e di cammino.

Poi però è accaduto qualcosa e sono cominciati ad arrivare segni di attenzione, gesti che hanno fatto breccia nel disinteresse e che sono arrivati sempre dallo stesso luogo: il Quirinale. Sono stati i presidenti della Repubblica, è importante ricordarlo, a svegliare la coscienza del Paese, ad aiutare l'opinione pubblica a ricordare.

MARIO CALABRESI MATTARELLA

 

Ha cominciato Carlo Azeglio Ciampi, con un'opera di attenzione verso gli uomini dello Stato uccisi perché difendevano le Istituzioni e la democrazia. Un cammino intrapreso con decisione e grande attenzione da Giorgio Napolitano, capace di gesti forti e di spingere l'approvazione - avvenuta quasi all'unanimità - di questo Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi.

 

Un cammino che ha trovato nel presidente Mattarella una persona capace di comprendere fino in fondo le sensibilità di chi ha perso una persona amata, un presidente che non possiamo non sentire, anche per storia personale, come uno di noi.

GEMMA MARIO CALABRESI

 

L'esempio che è arrivato dall'alto ha cambiato la direzione del dibattito pubblico, non si sono quasi più visti ex terroristi pontificare in televisione, le voci delle vittime hanno trovato uno spazio nuovo, e l'esempio ha contaminato la società. Molti comuni hanno dato vita ad iniziative, ad intitolazioni di giardini, vie e piazze e tantissime scuole hanno fatto e continuano a fare progetti di ricordo dei caduti.

 

Questi semi hanno fatto fiorire una larga consapevolezza che la violenza politica non porti mai risultati fecondi e hanno solidificato la coscienza di chi stesse dalla parte della ragione. Di quanto quegli omicidi fossero ingiustificabili.

 

GEMMA MARIO CALABRESI

In questi giorni e in queste ore il nostro pensiero non può non andare all'Ucraina, a chi è vittima di violenza e ciò che abbiamo imparato dovrebbe indicarci con chiarezza una lezione fondamentale: non esistono giustificazioni per gli aggressori. E allora questi cinquant' anni non sono passati invano, il nostro Paese, almeno da quel punto di vista, è migliore e ha imparato qualcosa.

 

Così oggi possiamo ricordare Luigi Calabresi per quello che era, pulito da calunnie e campagne diffamatorie. Era un giovane funzionario di polizia, venne ucciso a soli 34 anni, (io oggi ne ho ben 18 più di lui) che amava profondamente il suo lavoro. Lo interpretava come una missione, pensava che il dialogo fosse l'arma migliore, tanto che girava senza pistola.

 

MARIO CALABRESI

L'arma la teneva a casa, smontata, nel cassetto dei maglioni a collo alto.

Pensava che si dovessero usare tutta la pazienza e il tempo possibili per convincere i ragazzi a lasciare la strada della violenza, pensava che ci fossero i cattivi maestri nelle università e fuori dalle fabbriche, ma era anche convinto che all'interno dello Stato per cui lavorava ci fosse chi soffiava sui conflitti e tramava per favorire svolte autoritarie.

 

Restò fino alla fine fedele ai suoi principi e ai suoi valori e scelse, consapevolmente, di non scappare anche quando il clima era diventato pesantissimo e l'aria, intorno a lui, irrespirabile. Sono passati cinquant' anni ed è venuto il momento di consegnare quel tempo alla Storia e alla memoria privata ma, se tanto è stato fatto - nel nostro caso come in molti altri abbiamo avuto il conforto della Giustizia dello Stato - alcune tessere del mosaico ancora mancano.

paolo e mario calabresi con la madre gemma

 

Molti degli uomini e delle donne che hanno ucciso, che hanno aiutato ad organizzare, che hanno sostenuto, fiancheggiato e che sanno, sono ancora tra noi. Da mezzo secolo però si sono rifugiati nel silenzio, in un silenzio che è omertà. Continuo a pensare che il coraggio della verità sarebbe per loro un'occasione irripetibile e finale di riscatto. Il gesto che permetterebbe di chiudere definitivamente una stagione e a noi di ricordare non solo il poliziotto, ma l'uomo che tornava a casa nel cuore della notte e si metteva a fare le crostate per la colazione della mattina dopo.

gemma calabresi con i figli paolo, mario e luigi

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO