GNAM GNAM, CROCCANTE IL TEDESCO! - IL MISTERO DEL VELISTA SCOMPARSO IN POLINESIA DOPO AVER ACCETTATO L’INVITO DI UN CACCIATORE LOCALE (CANNIBALE?) - TROVATI RESTI UMANI, OSSA E PEZZI DI VESTITI - LA SUA RAGAZZA LEGATA E MOLESTATA - L’ULTIMO MESSAGGIO SUL WEB: “I SUONI, I TAMBURI, LE DANZE TI TOCCANO DIRETTAMENTE E QUANDO TUTTI INDOSSANO I COSTUMI E I GUERRIERI SONO DIPINTI UNO PUÒ PENSARE DI POTER FINIRE PRESTO ARROSTITO” (L’HAI DETTO!)...
Alessandro Alviani per "la Stampa"
Siamo in paradiso», aveva scritto Stefan Ramin sul suo diario online il 6 ottobre, ammirando dal suo catamarano la baia di Nuku Hiva, un isolotto della Polinesia francese in pieno Oceano Pacifico che aveva già affascinato l'autore di «Moby Dick», Herman Melville. Tre giorni dopo quel paradiso di neanche tremila anime fatto di acque incontaminate e natura selvaggia si è trasformato per lui in un inferno.
Dal 9 ottobre si sono perse le tracce del velista tedesco e il sospetto è che Stefan possa essere finito vittima di un cannibale. Un sospetto che non ha trovato per ora nessuna conferma ufficiale, ma che non viene respinto del tutto dagli inquirenti locali ed è rimbalzato così sui media tedeschi, che ricordano come nei secoli passati il cannibalismo fosse una pratica ben nota sulle Isole Marchesi, l'arcipelago di cui fa parte Nuku Hiva.
Al centro del mistero ci sono alcuni resti umani ritrovati, insieme a carcasse bruciacchiate di animali, nei pressi di un grosso fuoco appiccato non lontano dal luogo in cui Ramin è scomparso. Ossa, pezzi di vestiti, frammenti di metallo fuso e di una protesi dentaria. Per ora non si sa con certezza a chi appartengano: occorre attendere le analisi del Dna condotte in un laboratorio di Parigi, i cui risultati non arriveranno prima di mercoledì.
Il procuratore capo José Thorel non lascia però grande spazio alla speranza: «Molto probabilmente si tratta di resti del turista tedesco», si è sbilanciato. Sembra che in quel punto qualcuno sia stato fatto a pezzi e bruciato, ha azzardato. E così il giallo si infittisce: cos'è successo quel 9 ottobre?
Stefan Ramin, un consulente aziendale di 40 anni originario di una piccola città nei pressi di Amburgo, era salpato oltre tre anni fa insieme alla sua ragazza, Heike Dorsch, per un giro del mondo in catamarano. I due erano legati da una passione per il mare più forte anche di una scampata tragedia: nel dicembre del 2004 erano sopravvissuti per puro caso allo tsunami che aveva devastato le coste meridionali della Thailandia, uccidendo oltre 200 mila persone. Quella mattina i due avevano deciso di spostarsi in un'altra località per fare delle immersioni.
Poi, dall'aprile del 2008, il viaggio atteso da anni: partenza dalle coste meridionali della Turchia e, dopo brevi stazioni in Grecia e in Italia (a giugno del 2008 avevano gettato l'ancora a Siracusa), via, lungo le coste africane e ancora più in là , verso l'America Latina. Destinazione finale: la Nuova Zelanda. Da settembre i due si trovavano a Nuku Hiva. Domenica 9 ottobre Ramin aveva accettato l'invito di un cacciatore del posto, il trentunenne Arihano «Henri» Haiti, a fare un giro nelle zone più interne dell'isola.
«I suoni, i tamburi, le danze ti toccano direttamente e quando tutti indossano i loro costumi e i guerrieri sono completamente dipinti uno può effettivamente pensare che potrebbe essere presto arrostito sul fuoco», aveva scritto quel giorno Ramin sul sito web del viaggio, commentando le danze rituali inscenate ogni sera dagli indigeni per prepararsi a un prossimo festival artistico.
à il suo ultimo messaggio. Qualche ora dopo Arihano Haiti fa ritorno senza di lui e chiede soccorso alla sua ragazza, Heike: è successo un incidente, racconta, Ramin ha bisogno di aiuto. Una trappola: Heike viene legata a un albero, spogliata e molestata. Riesce, non si sa bene come, a liberarsi e scappa dalla polizia. Da quel momento di Arihano Haiti, un tipo muscoloso con un vistoso tatuaggio sul petto, si sono perse le tracce. Heike Dorsch è ancora sull'isola. Anche la polizia anticrimine tedesca si è attivata. E intanto nel paradiso di Nuku Hiva gli abitanti iniziano a temere che la storia possa danneggiare seriamente una fonte essenziale per l'intera isola: il turismo.




