LA VENEZIA DEI GIUSTI - TRIS DI FILM - “LA CINQUIÈME SAISON” E’ PERFETTO PER I CINEFILI CHE ADORANO IL CINEMA D’ARTE, LE IMMAGINI “FOLGORANTI”, I CIELI ALLA KAURISMAKI E LE SALE VUOTE - “SINUPUPUNAN” DI BRILLANTE MENDOZA È MOLTO SINCERO E GIRATO CON GRANDE AMORE PER I PERSONAGGI - “LINHAS DE WELLINGTON”, EREDITATO DA VALERIA SARMIENTO, FILM STORICO POCO RIUSCITO NONOSTANTE IL SUPER-CAST E LE GRANDI SCENE DI SESSO CON VICTORIA GUERRA…

Marco Giusti per Dagospia

1- "LA CINQUIÈME SAISON" DI JESSICA WOODWORTH, PETER BROSENS.

Grandi sontuosi immagine pittoriche di un Belgio fumoso e campagnolo. Alberi secchi, terra decrepita, un camper sperduto, nuvole minacciose, stagioni che non formano più il ciclo vitale... Perfetto per il pubblico di cinefili che adorano il cinema d'arte, le immagini "folgoranti", i cieli alla Kaurismaki e le sale un po' vuote. Misterioso, affascinante ma anche estenuante questo "La cinquiéme saison" di Jessica Woodworth e Peter Bossens presentato in concorso per la gioia di Michael Mann.

Ma al di là della bella messa in scena, dei lunghissimi piani sequenza con personaggi inquadrati da lontano, dei forti applausi che hanno svegliato il pubblico bello addormentato in sala, il film non è in fondo che una versione più alta e estetizzante del vecchio horror inglese "The Wicker Man" di Robin Hardy, già remekkato da un filmetto così così diretto da Neil La Bute con Nicholas Cage. Una piccola comunità apparentemente perfetta risolve con un omicidio rituale la crisi della terra diventata arida per la mancanza dell'arrivo della primavera. Attenti all'invasione finale degli struzzi. Ci mancavano anche quelli.


2- "SINUPUPUNAN" DI BRILLANTE MENDOZA.

Si doveva scegliere tra Robert Redford e Brillante Mendoza. Purtroppo ho scelto il poco Brillante Redford e ho sbagliato, perché il film di Brillante Mendoza ha non pochi spunti di grande interesse e è stato accolto come un capolavoro dal fan del regista. Siamo nella zona più etnografica e meno violenta del regista filippino. Una coppia che non riesce a avere figli, Shaleha, interpretata da Nora Auron, e Bangas, interpretato da Bembal Roco, decide che l'uomo possa sposare una seconda moglie, tanto sono mussulmani, in modo da poter aver finalmente un figlio.

I due partono alla ricerca della sposa e si ritrovano nel villaggio Sitangkai della bellissima isola di Tawi Tawi, dove vivono i Bajau, definiti gli zingari del mare. Bangas trova lì la bellissima Lovi Poe, pronta a sposarlo e a dargli un figlio. Molto amato dal pubblico che ancora riesce a seguire un film con una certa lucidità, potrebbe anche rivelare qualche sorpresa, visto che è molto sincero e girato da Mendoza con grande amore per i suoi personaggi.


3- "LINHAS DE WELLINGTON" DI VALERIA SARMIENTO.

Doveva essere un filmone storico di gran respiro di Raul Ruiz sull'invasione napoleonica del Portogallo nel 1810. Invece "Linhas de Wellington" e' diventato il film che non ha potuto girare il povero Ruiz, scomparso dopo la sua preparazione. Lo ha portato a termine, dirigendolo e montandolo, la sua compagna Valeria Sarmiento, assieme al produttore storico di tanto cinema portoghese Paulo Branco e al suo sceneggiatore Carlos Sabota. Con un cast di tutto rispetto, Nuno Lopes, John Malkovich, Marisa Paredes, Melvid Poupaud e camei importanti come quelli di Isabelle Huppert in carrozzella, Michel Piccoli, Catherine Deneuve, Mathieu Amalric.

E una serie di belle ragazze, rare in questi filmoni seri da festival, che hanno risvegliato i critici presenti incappati nel mattone, come la bonissima Martirio, mignotta dell'esercito anglo-portoghese, che allieta i soldati interpretata da Victoria Guerra, superstar della tv portoghese. Sfinisce quasi tutti i soldati presenti... Siamo nel 1810, durante l'invasione portoghese da parte dell'esercito napoleonico e le truppe francesi, al comando del generale Massene, spingono in ritirata l'esercito anglo-portoghese al comando di Wellington, solo apparentemente un dandy che sa tutto di marketing con pittore al seguito. "Troppo sangue, troppi cadaveri", gli fa in continuazione.

Il film segue una serie di personaggi grandi e piccoli coinvolti nella storia alternando qualche scena di massa e situazione quasi da commedia. Più semplice e meno ideologico del film sul Risorgimento italiano di Mario Martone, è anche molto meno riuscito e forse non andava presentato a Venezia in concorso. Del resto è difficile far funzionare un film progettato da un altro regista, "Amici miei" a parte.

Il rischio è sempre quello che un film non appartenga a nessuno, né al regista subentrato né a quello che avrebbe dovuto dirigerlo. Come in questo caso. Rimangono impresse, oltre alle grandi scene di sesso con Victoria Guerra supernuda (da proporre come fiction da prima serata al posto delle vite dei santi italiane), le buffe situazioni di commedie con Piccoli-Deneuve e Huppert...

 

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