luca guadagnino

"LA GENTE SI OFFENDE TROPPO FACILMENTE" – LUCA GUADAGNINO PRESENTA “CHALLENGERS”, IL SUO FILM CHE AVREBBE DOVUTO APRIRE IL FESTIVAL DI VENEZIA MA CHE POI È STATO RITIRATO PER VIA DELLO SCIOPERO DEGLI ATTORI: “UNA DELLE DELUSIONI PIÙ VIOLENTE DELLA MIA VITA” – "IO NON MI SCORAGGIO MAI. QUANDO PARLO CON AMICI E COLLEGHI SCONVOLTI DA UN INSUCCESSO O DA UNA CRITICA, DICO SEMPRE: 'FAI SUBITO UN ALTRO FILM' - SONO SEMPRE STATO MOLTO SICURO DI ME, FIN DA BAMBINO. NON HO MAI AMATO ESSERE GIOVANE: LA GIOVENTU' E' SOPRAVVALUTATA..."

luca guadagnino

Estratto dell’articolo di Paola Jacobbi per “il venerdì di Repubblica”

 

C’è un metodo, se così si può dire, nella folle vitalità di Luca Guadagnino: non fermarsi. Regista prolifico, più amato all’estero che in Italia, produttore attivissimo (di film suoi ma anche di altri), intellettuale di ottime letture ma anche di grande competenza in quegli ambiti che si dicono frivoli ma poi frivoli non sono (la moda, il design). Ha un profilo che non somiglia in nulla a quello della maggioranza dei registi italiani.

 

[…]. Il nuovo film si intitola Challengers, sarà al cinema dal 24 aprile ed è interpretato da un cast da sogno: l’idolo generazionale Zendaya, Josh O’Connor (il giovane Carlo d’Inghilterra in The Crown) e Mike Faist (che ha debuttato con Steven Spielberg in West Side Story tre anni fa).

 

challengers di luca guadagnino

Il film racconta di un triangolo amoroso nel mondo del tennis. Zendaya è una ex ragazza prodigio diventata allenatrice del marito (Faist). Il terzo lato del triangolo è l’amico di entrambi, già fidanzato di lei, oggi alle prese con la partita che dovrebbe salvargli la carriera.

 

Sport, sesso, glamour: combinazione interessante, molto seducente e fluida. Potrebbe ripetere il successo di Chiamami col tuo nome, il film di Guadagnino che ha ottenuto i migliori risultati al box office e più alti consensi, tra cui quattro candidature all’Oscar (vinse per la miglior sceneggiatura non originale) e che fece di Timothée Chalamet la star che sappiamo.

luca guadagnino

 

C’è stato un prima e un dopo Chiamami col tuo nome, per lei?

«Sì, è stato un film spartiacque della mia esistenza, un po’ rispetto alla professione, ma soprattutto per un cambiamento di tipo personale. Mi ero trasferito a Crema, dove era stato girato il film e dove mi ero creato una situazione idilliaca, lontana da tutti. Ma il successo del film ha cambiato Crema e addio al buen retiro e alla privacy che inseguivo».

 

È così importante la privacy?

«Molto, anche quella che riguarda il lavoro. Tutto quello che viene prima dell’opera finita dovrebbe essere misterioso e tenuto nascosto».

 

Parliamo di Challengers, allora, che è pronto da tempo: avrebbe dovuto aprire l’ultima Mostra del cinema di Venezia, ma è stato ritirato per via dello sciopero degli attori.

«Una delle delusioni più violente della mia vita. Il film è travolgente, fa venire voglia di ballare. Nell’augusta Sala Grande del Lido avrebbe creato un clima da party».

 

Non vorrei ricordarle che nelle sale veneziane lei ha sperimentato anche i fischi, in precedenti occasioni.

luca guadagnino

«Le proiezioni di alcuni miei film sono state dei veri disastri! Però non capita tutti i giorni di essere fischiati da seicento persone: c’è qualcosa di talmente potente che se sei convinto di quello che fai, continuerai a farlo, ma al tempo stesso rifletterai su quella reazione e questo, nel bene o nel male, ti aiuta a capire chi sei».

 

Diplomatico.

«Ma no. È che la gente, in generale, si offende troppo facilmente. Io non do mai niente per scontato, ogni film è un nuovo inizio, non è che perché mi hai applaudito ieri dovrai farlo anche domani o viceversa».

 

[…] Lei non si scoraggia mai?

luca guadagnino

«Mai! Quando parlo con amici e colleghi che sono turbati, sconvolti da insuccesso, da una critica o da una reazione negativa, io dico sempre: “Fai subito un altro film”. Non bisogna piangersi addosso. Fai una cosa, la lanci nel mondo, ma devi essere già pronto a farne un’altra».

 

[…] Lei è anche uno dei produttori del film. Da regista o produttore o entrambe le cose, ha comunque sempre dei progetti in corso.

«Amo fare il produttore. È una carriera separata, parallela a quella del regista. Nell’ultimo anno ho prodotto otto film, tra cui Enea di Sergio Castellitto che era in concorso a Venezia e quello di Edoardo Gabriellini, che era al festival di Roma. Sto preparando adesso quello di Margherita Giusti».

 

Si sente il padre di questi registi?

«Il produttore non è un padre, ma una via di mezzo tra educatore e maggiordomo, al servizio dell’artista».

 

Lei, come regista, ha un tocco felice nel lavorare con attori giovani. Penso al caso Chalamet, al cast di We Are Who We Are e naturalmente al trio di Challengers. Le interessa raccontare queste nuove generazioni?

luca guadagnino

«Non necessariamente. Però dai giovani ricevo un tipo di energia che mi parla del contemporaneo, e questo mi piace. Bernardo Bertolucci, quando girò The Dreamers (2003) disse: “Voglio parlare della mia generazione nei corpi e negli sguardi dei ragazzi di oggi”. È una frase molto saggia, come lo è sempre il pensiero di Bertolucci».

 

In effetti, Challengers ha qualcosa di The Dreamers.

«Bernardo, come ispirazione, per me, c’è sempre. Il suo cinema è una risorsa infinita. Ho appena iniziato a girare un documentario su di lui. Si intitolerà Joie de vivre. Ci sarò io che parlerò di Bernardo in prima persona e in maniera impudica. Abbiamo già fatto delle riprese a casa sua a Roma, prima che venisse chiusa».

 

[…] Si sente più sicuro di sé oggi o lo era di più da ragazzo?

«Sono stato sempre molto sicuro di me, fin da bambino. Ma non ho mai amato essere giovane. La gioventù è sopravvalutata, sono felice di avere 52 anni».

luca guadagnino we are who we are

 

Cosa, in particolare, la rende felice?

«Il fatto che sto realizzando i miei piani. Io ho dei piani quinquennali, faccio delle liste, sono molto determinato, quasi in modo noioso. Al di là delle amicizie e degli amori, non c’è niente di più bello per me di vedere una cosa fatta, finita, realizzata, magari in collaborazione con altri, possibilmente bene. È uno dei piaceri più forti della vita».

 

LUCA GUADAGNINO DANIEL CRAIG QUEER

Uno dei progetti a cui teneva lo ha appena concluso: Queer, tratto dal libro di William Burroughs.

«Un film che ho desiderato fare da quando ho letto il libro a 17 anni. È pronto, e Daniel Craig ha dato l’interpretazione più bella della sua carriera».

 

[…] Nel tempo libero, ammesso ne abbia, insieme all’amico e socio Carlo Antonelli, scrivete lunghi e articolati necrologi in onore di defunti celebri. Perché?

NECROLOGIO DI SINEAD O CONNOR FATTO DA CARLO ANTONELLI E LUCA GUADAGNINO

«Detesto i social media, odio l’idea che chiunque possa dire la sua. Per me tutte quelle parole buttate su Instagram o Twitter sono diarrea. Chi scrive sui social non spende un soldo e non si prende la responsabilità di quel che dice, spesso è anche anonimo. Per i necrologi, invece, devi pagare e pensare ogni lettera che scrivi. Sono un genere desueto eppure legato alla bruciante attualità della scomparsa di una persona».

 

Il fatto che lei ritualizzi in modo così impegnativo il lutto mi spinge a chiederle che tipo di rapporto abbia con la morte.

«Mi piace l’inesorabilità del tempo e non ho paura di morire. Come posso avere paura di una cosa che non mi vede protagonista?».

IL NECROLOGIO DI LUCA GUADAGNINO PER HELMUT BERGERIL NECROLOGIO DI LUCA GUADAGNINO PER HELMUT BERGERwilliam s. burroughs 2luca guadagnino we are who we arewe are who we are di luca guadagnino 2una scena da chiamami col tuo nomeuna scena da chiamami col tuo nome 2we are who we are di luca guadagnino una scena da chiamami col tuo nome 3bernardo beroluccibernardo bertolucci 2bertolucci e guadagninobertolucci e marlon brandoluca guadagninoGuadagnino e Chatelet Guadagnino e Dakota Johnson 9-34-01-amguadagnino antonelli necrologio su berlusconi

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)