LA VITA DEL VATE-CLOSET D’ANNUNZIO FRA LUSSO E SESSO, LETTO E LETTERATURA - INFINITE CONQUISTE, DA CONSUELO AD ELENA, PASSANDO PER LA MARCHESA CASATI, LE ORGE E I PARTOUZES - SOLO LA PITTRICE TAMARA DE LEMPICKA RIUSCÌ A RESISTERGLI, ANCHE QUANDO LUI TENTÒ IL TUTTO PER TUTTO SPOGLIANDOSI DAVANTI A LEI - E QUANDO INVITÒ MUSSOLINI AL VITTORIALE, GLI CHIESE IL CORRISPONDENTE ITALIANO DI BIDET: "BIDETTO" O "BAGNAROLA"?...

Giuseppe Scaraffia per "Il Sole 24 Ore"

«D'Annunzio è stato presentato come un pazzo, come un istrione, come un nemico della patria, come un seminatore di guerra civile, come un nemico di ogni legge umana e civile», scriveva Antonio Gramsci nel 1921.

In quegli anni torbidi, molti, da destra e da sinistra, si rivolgevano a lui alla ricerca di una guida in grado di salvare l'Italia. Ancora nel 1923, Ernest Hemingway s'illudeva: «In Italia sorgerà una nuova opposizione e sarà guidata da quel rodomonte vecchio e calvo, forse un po' matto, ma profondamente sincero e divinamente coraggioso, che è Gabriele d'Annunzio».

Fu una delusione. Il Vate si era limitato a rifiutarsi di ricevere Gramsci o i gerarchi fascisti, «demagoghi che credono di aderire alla realtà e non aderiscono se non alla loro camicia sordida». Si era divertito a flirtare con l'inviato dei Soviet, Cicerin, o a umiliare Mussolini, in visita al Vittoriale. «Secondo te - gli aveva chiesto - qual è l'equivalente italiano della parola bidet?».

Poi aveva elencato al demagogo imbarazzato una serie di possibili versioni italiane, da "bidetto" o "bagnarola", consultandolo continuamente, prima del l'affondo finale, quando aveva chiesto a Benito come lo chiamavano in Romagna e l'altro, arrossendo, era stato costretto a rispondere che da loro il bidet non c'era.

Troppo assorbito dai suoi piaceri, il Vate si oppose sempre a «quel pagliaccio feroce» di Hitler, ma non si impegnò mai. Stava componendo il suo capolavoro a Gardone. Il Vittoriale è veramente un «libro di pietre vive», sfondo minuziosamente costruito «dell'uomo eccezionale che non seppe e non volle essere comune neanche nelle minime, solitamente ordinarie e prosaiche, necessità dell'esistenza» scrive l'esperto Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale in un libro rigoroso e appassionato, basato su nuove testimonianze.

Ben più di Wilde, D'Annunzio aveva messo il suo ingegno nelle sue opere e il suo genio nella vita. Nel mondo del Vate un ninnolo era più importante di un proclama urgente. «L'espressione è il mio unico modo di vivere. Esprimermi, esprimere è vivere».

Nel fastoso arredamento del Vittoriale, il valore degli oggetti non dipende dal prezzo o dalla rarità, ma dal loro ruolo nella coreografia del padrone di casa. Ognuno degli oggetti, dai vetri iridescenti di Murano ai calchi dei capolavori, è equidistante, al di là del suo valore dall'ego che l'ha scelto per il proprio esclusivo piacere. Nell'horror vacui che domina il Vittoriale, persino l'aeroplano del volo di Vienna si tramuta in bibelot.

La maestosa tartaruga che troneggia nella sontuosa sala da pranzo detta della Cheli, tartaruga in greco, gli era stata donata dalla marchesa Casati ed era morta, si diceva, per un'indigestione di tuberose. Ma quel guscio, completato dalla scultura in bronzo di Renato Brozzi, oggi replicata in piccolo da Buccellati, era anche una citazione della tartaruga incastonata di pietre preziose della bibbia del decadentismo, À rebours di Joris-Karl Huysmans. Del resto già allora Buccellati aveva creato la tartarughina d'oro, regalata dal Vate al leggendario pilota da corsa Tazio Nuvolari, «all'uomo più veloce, l'animale più lento».

D'Annunzio non era bello, ma come resistere a quello che Duncan definiva «un amante così grande da trasformare la donna più ordinaria e darle per un momento l'apparenza di un essere celeste?» Per colui che si definiva «un animale di lusso» era sempre pronto uno sfarzoso guardaroba: duecento camicie di seta da giorno, quasi cinquanta cappelli, circa duecento paia di scarpe e di stivali, almeno trecento paia di calzini, una cinquantina di pigiami di seta e altrettante vestaglie a saio, come quelle di Balzac.

Chi, come le sue amanti, entrava in quel teatro decadente doveva assumere i panni adatti alla scena. Per quelle deliziose comparse erano previsti abiti provocantemente evanescenti, disegnati dal Vate, che le tramutavano in falene dorate, pronte a bruciarsi devotamente le ali alla sua fiamma. Solo la sinuosa, fatale pittrice Tamara de Lempicka riuscì a sgusciare dalle braccia del celebre satiro.

Al primo incontro il Vate la coprì di doni, ma lei accettò solo delle calze di seta. D'Annunzio si proponeva di non precipitare le cose, anche perché non voleva farsi sfuggire l'occasione di farsi fare un ritratto. Seguirono dieci giorni di schermaglie e concessioni parziali. Il poeta gustava «i suoi baci profondi, il modo in cui si faceva baciare sotto le ascelle».

Ma, dopo averlo coperto di impronte rosse di rossetto, l'artista lo respinse con la scusa di temere la sifilide. Malgrado la pioggia di regali, Tamara rimaneva sfuggente. Prima si protestava casta, poi ammetteva il contrario. Quando il poeta disorientato aveva tentato l'ultima carta, spogliandosi davanti a lei, si era voltata disgustata. «Lei non è altro che una perfetta cocotte e non una signora» aveva replicato l'altro, esasperato indignato.

Era sempre lui a stancarsi delle donne più belle e ardenti. Come nel caso, racconta Guerri, dell'incantevole Consuelo, futura moglie di Saint-Exupéry, «una giovane barbara che co' suoi balzi di lupa cerviera mette in continuo pericolo le mie cose preziose che amo tanto». In realtà il seduttore voleva rimanere non solo protagonista, ma anche regista della sua vita. Amava i rapporti a tre, ma non sopportava che Consuelo corteggiasse sfacciatamente le sue donne, arrivando a mordere le labbra della devota Aelis, indispensabile amante, cameriera e ruffiana.

Gabriele aveva l'abitudine di cambiare loro perfino il nome e a volte il cognome come nel caso della bellissima attrice abruzzese da lui ribattezzata Elena Sangro, dal nome del principale fiume della regione. Per lei Gabriele scrisse i suoi ultimi versi - «Elena, il tuo madore è una rugiada / stillante sopra uno stillante miele» - salvo poi accusarla di praticare «sempre gli stessi inginocchiamenti» e di essere solo avida di denaro.

La sola di cui parlava con un riguardo pieno di meraviglia era «l'unica donna che mi ha sbalordito», la marchesa Casati. Luisa si concesse a D'Annunzio, ma non ne fu mai succube, piuttosto una collega nell'arte di affascinare la propria epoca.

La «piccola amica dorata» era la pittrice, la scultrice e la commediografa di se stessa, nell'intento di abbagliare i contemporanei che, da Boldini a Van Dongen, da Bakst a Man Ray, da Cocteau e Beaton si inchinavano a quell'opera d'arte capace di usare un boa come una sciarpa o di stare nuda in giardino, replicando severamente ai detrattori: «La verità è nuda!»

Con lei Gabriele condivideva il gusto della "mattonella di Persia", come chiamava la cocaina che illuminava i loro incontri. Il seduttore non si separava mai dalla scatolina d'oro «dove brilla la polvere» bianca che esaltava la sua sensualità regalandogli l'illusione di un'effimera gioventù. A settantanni, «dopo ventiquattrore di orgia possente e perversa», dormiva come un bambino e, dopo uno spuntino e un «bicchierino di menta Get», fumava soddisfatto una delle sue sigarette Abdulla n.11.

D'Annunzio esigeva che i corpi fossero avvolti di profumi. «I profumi rischiarano l'orgia come in antico la rischiaravano le fiaccole». Munificamente omaggiato da Coty, il celebre fabbricante di profumi, se ne faceva preparare espressamente su sua indicazione. Agli eletti il Vate mostrava, estraendola da un cofano scolpito, la sua collezione di essenze, dall'olio di rose di Lucrezia Borgia alla boccetta di profumo di Machiavelli. Eppure l'Aqua Nuntia, da lui inventata su ricette del Quattrocento, chiusa in flaconi medievaleggianti, sigillati con ceralacca, fu un fallimento commerciale.

L'algida Ida Rubinstein rimase totalmente soggiogata dall'artista che, volendo quel corpo emaciato ed androgino per il suo San Sebastiano, si era avventato su di lei dopo uno spettacolo. «Con la solita temerarietà, vedendo da vicino le meravigliose gambe nude, mi getto a terra e bacio i piedi, salgo su pel fasolo alle ginocchia, e su per la coscia fino all'inguine, con il labbro abile e fuggevole dell'aulete che scorre sul doppio flauto. Alzo gli occhi, vedo il volto di Cleopatra, sotto la grande capigliatura azzurra, chino verso di me con una bocca abbagliante».

Ma fu pronto a tradirla, non solo nella vita, cosa che a Ida non importava, ma anche sul palcoscenico. Come fece del resto con l'amatissima e traditissima Eleonora Duse, cui aveva a volte preferito la più celebre Sarah Bernhardt, malgrado avesse rifiutato le sue avances. Quattro anni prima che D'Annunzio morisse, Enrichetta, la figlia della Duse, venne a trovarlo. Era una delle rare donne che cedevano a un invito e non alla vanità di incontrarsi con quella celebrità. Il poeta voleva vederla perché una sera aveva incontrato lo spettro dell'attrice e ne era rimasto profondamente turbato.

Enrichetta traversò quella fuga di stanze che «a Lucifero sarebbe piaciuto avere sulla terra» dietro la duplice protezione di un messale e di una bottiglia di acqua benedetta. Bigotta, ma concreta, vedendo «la camera dell'apparizione» pensò subito che, con la vista precaria dell'unico occhio rimasto al poeta, «certe luci avessero dato vita a forme spettrali». Poi, con la sua abitudine a compiacere gli ospiti, D'Annunzio la portò nella camera «spoglia e imbiancata a calce» dove scriveva. Lì, tra due rose, c'erano due fotografie, quella della madre di Gabriele e quella della Duse.

 

Gabriele D'ANNUNZIOdannunzio brooksRmussolini dannunziomussolini dannunzio01ANTONIO GRAMSCIhitlerTAZIO NUVOLARIMachiavellipec 02 DUSE EleonoraMatilde Serao Eleonora Duse PAolo Tosti e Adolfo De Bosis Roma Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori Vittoriale Italia

Ultimi Dagoreport

elly schlein giorgia meloni giuseppe conte matteo salvini elezioni

DAGOREPORT - COME FAR FUORI IL NEMICO PIÙ INTIMO E VIVERE FELICI? È LA DOMANDA CHE TORMENTA DA UN PEZZO GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI APPENA SI APPALESA LA SILHOUETTE SOVRAPPESO DI MATTEO SALVINI - RIPOSTO IN CANTINA IL PREMIERATO, BRUCIATO IL VOTO ANTICIPATO, CHE FARE? ALLE MENINGI DEI FAZZOLARI E DEI LA RUSSA È SPUNTATA LA RIFORMA ELETTORALE CHE NON SOLO PENALIZZEREBBE LA LEGA A FAVORE DI FRATELLI D'ITALIA MA TOGLIEREBBE DI MEZZO LE CHANCE DI VITTORIA DI UN’OPPOSIZIONE MIRACOLATA IN “CAMPO LARGO” - E QUI ARRIVA IL BELLO: COME FAR INGOIARE A PD-ELLY IL ROSPO DI UNA LEGGE ELETTORALE CHE LI PENALIZZA? C'EST FACILE! SE QUEEN GIORGIA VUOLE ASFALTARE SALVINI, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO SOGNA DI TOGLIERSI TRA I PIEDI QUELLA QUOTIDIANA ROTTURA DI COJONI DI GIUSEPPE CONTE…

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)