VITTI ‘NA CROZZA SUPRA ‘NU COMPUTER - RODOTA’ ATTACCA: “CROZZA VA SULLA BUONA VECCHIA TV; E LO PAGANO, LUI E I SUOI AUTORI; INSOMMA, DOVREBBE FARE UNO SFORZO, COSÌ POI SU TWITTER LO COPIANO” - SERRA DIFENDE: “LA COMICITÀ È RISCHIARE LA FACCIA DAVANTI A UN RIFLETTORE. IL RESTO È DICERIA NELL´OMBRA, MORMORIO DEGLI ASSENTI” - SELVAGGIA SFOTTE: “IO CREDO FERMAMENTE A CROZZA. E PURE ALL’AMORE TRA BRIATORE E LA GREGORACI, AI CHING, ALLA LICANTROPIA E AL VALORE ESTETICO DEL RIPORTO DEL MINISTRO MOAVERO MILANESI”…

1- CROZZA PAGATO PER COPIARE
Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"

«Le frasi sulla neve copiate dalla Rete» «Il genovese è tirchio anche nella citazione della fonte», si leggeva ieri su Twitter. Il genovese è Maurizio Crozza, Twitter è il social network del momento (un continuo flusso di «cinguettii» in 140 battute); e la citazione è un problema, al di là di Crozza che usa commenti presi da Twitter nel suo monologo a «Ballarò», al di là degli infiniti battutari che se la prendono. Perché si sentono plagiati, ovvio; e pure perché, commentando online, ci si rende conto che facciamo tutti le stesse battute. Che siamo un autore collettivo presente nella conversazione nazionale, ma che magari il merito va a uno solo.

Martedì su Raitre, Crozza ha usato tre tormentoni di questi giorni: la neve a Roma «ogni morte di Papa», la «notte bianca» del sindaco Alemanno, e le Olimpiadi nella capitale, però invernali (in effetti in certe zone si può ancora giocare a curling). Crozza è bravo, i battutoni erano stati declinati infinite volte. Il deputato pd Andrea Sarubbi ha parlato online di «spesa proletaria» crozzesca.

E i twittatori si sono lanciati a commentare (hashtag, parola chiave, «copiaeincrozza»): «Crozza non copia, rai-twitta», o «Crozza invece delle figurine incolla i tweet sul copione». Ma anche «immaginate Crozza a Ballarò che alla fine dice "alcune battute sono prese da Twitter", sarebbe triste».

Crozza c'è rimasto male. Così ha scritto al Corriere.it: «Lo confesso. Copio dalla Rete. Anche quando la Rete non esisteva, io copiavo. A scuola ho sempre copiato da Twitter. Anche questo comunicato non è mio: l'ho trovato su Twitter». E conclude dando velatamente del fesso a Sarubbi. Forse ha esagerato; su Twitter - dove la maggioranza lo difendeva - lo hanno criticato più di prima. Al netto di qualche tweet assai sensato: «Volete scaricare i film gratis da Internet e poi vi arrabbiate se Crozza ci trova le battute?». Perché poi è questo il punto. Nell'età di Internet è in corso una revisione forzata del concetto di diritto d'autore. E ci siamo dentro tutti.

Tutti quelli che postano battute e video, e ora - contentino - fanno parte della Content Creation Class, la classe creativa di massa che produce e smista contenuti. Che è fatta di ragazzi nativi digitali capaci di qualunque cosa - vedere in streaming film appena usciti e postarne di propri - e naturalmente contrari all'idea di copyright; addirittura, pronti a un futuro in cui non potranno guadagnare con la loro creatività, solo trarne soddisfazione controllando quante volte è stata vista e lodata la loro produzione. E di adulti perplessi che cercano di sistematizzare.

Tra loro, c'è il giurista di Harvard Lawrence Lessig, teorico della Remix Culture, in cui il pubblico è (quasi) libero di combinare materiali esistenti per creare nuovi prodotti. E il guru digitale Jaron Lanier, convinto che su Internet ci sia una «mentalità da alveare» che annienta l'individualità e appiattisce la creatività (d'altra parte Crozza va sulla buona vecchia tv; e lo pagano, lui e i suoi autori; insomma, dovrebbe fare uno sforzo, così poi su Twitter lo copiano).

2- SERRA LE FILE: "LA COMICITÀ È RISCHIARE LA FACCIA DAVANTI A UN RIFLETTORE. IL RESTO È DICERIA NELL´OMBRA, MORMORIO DEGLI ASSENTI"
Michele Serra per "la Repubblica"

Internet è, molto spesso, il modo più nuovo per dire le cose più vecchie. Vedi l´acida polemichetta (su Twitter) a proposito di Maurizio Crozza, accusato di "copiare le battute", uno degli argomenti prediletti, nel sottobosco teatrale, dai tempi di Aristofane. Comici e autori di satira si accusano da sempre, già tra di loro, di rubare le battute. È una polemica stucchevole e soprattutto capziosa, basata assai più sul devastante narcisismo degli artisti (più o meno mancati) che sulla oggettività dell´accusa, perché una buona parte delle battute comiche è "res nullius", come i pesci del mare.

Nascono da un mix inestricabile di tradizione popolare, motti di spirito orecchiati, meccanismi comici riadattati, limati, modificati, rovesciati. Ciò che fa poi la differenza è il loro uso, il contesto nel quale vengono inserite, e soprattutto la maniera di dirle, che è poi il succo dell´arte comica.

Il bravo comico (per esempio Crozza) sa rendere comica, usandola nel modo giusto e al momento giusto, anche una battuta media; il cattivo comico rende loffia e inerte anche una buona battuta, per esempio scrivendola su Twitter. La comicità è rischiare la faccia davanti a un riflettore. Il resto è diceria nell´ombra, mormorio degli assenti.

3- GAG COPIATE CROZZA COLTO SUL WEB
Selvaggia Lucarelli per "Libero"

Che ghiaccio e neve siano un argomento scivoloso, se lo ricorderanno non solo gli italiani che in questi giorni si sono ritrovati con un'anca fratturata o la macchina messa di traverso sulla Bologna-Modena, ma soprattutto Gianni Alemanno e Maurizio Crozza. Sconfitti l'uno dal freddo e l'altro da una freddura. Il primo per le ragioni che tutti conosciamo, ovvero per aver sottovalutato il fatto che Roma rischia la paralisi anche se apre un punto Trony con gli iphone al trenta per cento o una turista tedesca si sfila il reggiseno a un semaforo della Cassia, figuriamoci con una copiosa nevicata.

Il comico genovese perchè ha pensato bene di saccheggiare Twitter per infarcire di battute non proprio originalissime il suo consueto monologo per Ballarò . E siccome sottovalutare il Web, di questi tempi, è pericoloso quanto sottovalutare il meteo, il povero Crozza ha pagato l'ingenua imprudenza di passeggiare per Twitter senza Moon Boot, portandosi a casa una serie di clamorosi soddisfazioni, e cioè:

a) numerosi hashtag a lui dedicati tra cui un memorabile #citalafontecazzo e l'ormai noto e geniale #copiaeincrozza, che è stato il trending topic del giorno battendo anche un avversario di tutto rispetto, ovvero #Milan - Juve;

b) la promozione, a furor di popolo, a "zimbello del web", tant'è che amici e familiari di Schettino gli hanno inviato una cassa di Cristal dell'81 in segno di riconoscenza per aver spostato l'attenzione dal capitano;

c) un'infinità di discussioni al riguardo sui vari social network in cui l'opinione pubblica è nettamente spaccata in due: innocentisti e colpevolisti.

I primi sono convinti che Crozza abbia scopiazzato da Twitter, i secondi sono convinti che lo abbiano fatto i suoi autori. Ma questo è il malfidato, mitomane, sospettoso popolo della rete, perchè poi c'è una larga fetta di persone che credono all'assoluta originalità dei testi del comico. Io, per esempio, credo fermamente a Crozza. E pure all'amore tra Briatore e la Gregoraci, ai Ching, alla licantropia, ai poltergeist e al valore estetico del riporto del ministro Moavero Milanesi.

Che poi vediamole queste famose battute pronunciate dal comico genovese e identiche ad alcuni tweet : "Altro che Veltroni, una notte bianca del genere è stata indimenticabile!", "Alemanno ha detto che è un complotto per togliere le olimpiadi a Roma.. e vabbè ti danno quelle invernali!", "Papa Ratzinger era preoccupato perchè gli avevano detto che a Roma nevica ogni morte di papa".

Onestamente, sono così brutte che io fossi al posto di Crozza mi guarderei bene dall'attribuirmene la paternità e anzi, sosterrei con forza di averle copiate. E invece no, il comico ha tentato una debole difesa inviando una lettera al Corriere.it in cui afferma, testuale «Io Twitter non ce l'ho!». E proprio in questo passaggio c'è la chiave di tutto. Perchè Twitter non lo "si ha". Non è uno smartphone, un coltellino da campeggio, un animale da compagnia, che "ce l'hai".

Non è che te lo metti sulla mensola tra gli incensi di Zara Home e il cigno di cristallo. E quei pochi che ce l'hanno davvero, Twitter, poiché hanno la fortuna di esserne azionisti, temo non sarebbero credibili nel ruolo di comici di sinistra né di portavoce delle classi proletarie. Su Twitter, SI È, al limite. E dicevo che questa inesattezza è la chiave dello scivolone, perchè oggi, chi attinge dalla Rete scopiazzando video, testi e battute con la convinzione di rimanere impunito, vuol dire che non ha capito nulla della Rete.

Che non ha capito il senso critico, la soglia dell'attenzione, l'ironia caustica e la capacità di giudizio di chi oggi sui social scrive, interagisce, comunica e, ahimè, presidia. Vuol dire che non ha capito che la Rete non perdona. Nulla. Né gli accenti sbagliati della Satta, né il tweet classista di Bolle, né la scopiazzatura selvaggia.

E soprattutto, oltre a sottovalutare la solidarietà irriverente di chi la rete la popola, dimostra di non aver capito che un comico televisivo, oggi, non può ignorare cosa accade sul Web. Perchè c'è una generazione, quella sotto i vent'anni, per cui la tv comincia a sembrare un fossile e Crozza un signore antidiluviano che dice "non ho twitter" e non si accorge che le battute che gli hanno messo in bocca circolano in rete da giorni (e qui Fiorello docet).

Ci sarebbe poi da aprire una lunga parentesi sui suoi autori. Autori che probabilmente, visto che i testi sono destinati a Ballarò, hanno un concetto proletario della Rete: quello che ci finisce è di tutti e neanche la delicatezza di citare la fonte. Che poi diciamocelo, fior di autori strapagati per partorire un monologo a settimana di pochi minuti, così poco ispirati da attingere dai tweet di studenti e impiegati.

Fossi Crozza, io anziché costringerli a pensare a nuove battute sull'emergenza neve, i suoi autori li manderei una settimana a spalarla, ‘sta neve. Certo, c'è l'alibi del tramonto di Berlusconi e del tragico impoverimento di repertorio, per i comici di sinistra, ma almeno l'ex premier un merito incontestabile ce l'aveva: prima di raccontare una sua barzelletta cretina, premetteva sempre: «Questa me l'ha raccontata Putin!». Lui, sul copyright, mai uno scivolone. E col suo tacco sei, tanto di cappello.

P.s. Suggerisco la seguente linea di difesa per Crozza. Iniziare, con un certo piglio, il suo prossimo monologo a Ballarò con la seguente frase: «Quando rubi da un autore, è plagio; quando rubi da tanti, è ricerca».È una frase di Wilson Mizner, ma può tranquillamente evitare di citare la fonte. Tanto è morto nel 1933, su Twitter non c'è.

 

 

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