dazi donald trump

E MO SO’ DAZI NOSTRI! – LA STRATEGIA PROTEZIONISTA DI TRUMP SUL COMMERCIO RISCHIA DI FARE MALE ALLE IMPRESE ITALIANE, VISTO CHE GLI USA SONO IL SECONDO MERCATO PER LE NOSTRE MERCI – COME RIDURRE I DANNI? RAMPINI: “LA PRESIDENTE DELLA BCE, CHRISTINE LAGARDE, HA UNA RICETTA REALISTA: PER ATTENUARE L’ASSALTO PROTEZIONISTA DEL TYCOON, ‘CONVERRÀ CHE L’EUROPA COMPRI AMERICANO’, SOPRATTUTTO NEI SETTORI ENERGIA E DIFESA. UN’ALTRA CHIAVE STA IN UN’ATTIVITÀ CHE NON GODE DI BUONA STAMPA: IL LOBBISMO…”

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

donald trump

Come prepararsi al Trump Due? Come anticipare le sue mosse, ridurre i danni, forse addirittura estrarne qualche beneficio? È un tema molto sentito dal sistema Italia. L’ho constatato in una tournée di incontri con esponenti dell’industria e della finanza nelle regioni del Nord e Nord-Est dove si concentra la potenza esportatrice italiana. I dazi dominano le paure; sulle guerre c’è chi osa sperare.

 

L’America è il secondo mercato del nostro Paese, subito dopo l’Unione europea. L’Italia vanta un robusto attivo commerciale con gli Stati Uniti e questo la rende vulnerabile al protezionismo. In teoria è Bruxelles a dover negoziare sul commercio estero per gli Stati membri, opponendo a Washington un fronte unito con maggiore potere contrattuale. Ma con due governi dimissionari nei due Paesi-guida dell’Unione, Germania e Francia, Trump si sentirà incoraggiato a snobbare l’Europa e privilegiare rapporti bilaterali […]

 

L’esperienza passata

DAZI COMMERCIALI

Il protezionismo non coglie nessuno impreparato. È dal 2016 che siamo in una nuova fase della globalizzazione, molto meno liberista di quella precedente. La Cina ha fatto la sua parte, con un mercantilismo aggressivo e conquistatore, ha costretto l’Occidente a ricredersi sulle virtù dell’apertura: già Barack Obama dovette rinunciare all’ultimo trattato di libero scambio. La prima ondata di dazi trumpiani arrivò nel 2018: fu dolorosa ma non l’Apocalisse paventata.

 

donald trump

Joe Biden mantenne in buona parte i dazi trumpiani, in certi casi li aumentò (contro la Cina). Vi aggiunse un altro protezionismo basato sulla politica industriale. In nome dell’ambientalismo Biden ha usato aiuti di Stato per attirare aziende straniere sul territorio Usa, in settori strategici come auto elettriche, batterie, energie rinnovabili, semiconduttori.

 

 L’Europa e l’Italia sono sopravvissute a due ondate di protezionismi americani, dovrebbero farcela con la terza. Una chiave sta in un’attività che non gode di buona stampa: il lobbismo.

 

paolo gentiloni giancarlo giorgetti christine lagarde fabio panetta g7 economia stresa

[…] Quando Trump e Biden hanno messo i loro dazi, i primi a scatenarsi nel lobbismo sono stati gli importatori americani: ciascuno in cerca di esenzioni, eccezioni, per continuare a comprare dall’estero senza subire lo shock dei costi aggiuntivi.

 

Dietro l’apparenza delle tasse doganali «erga omnes», i regolamenti dettagliati subiscono mercanteggiamenti infiniti, le barriere a volte sono ridimensionate da molteplici sconti e concessioni. È un gioco che riprenderà dal 20 gennaio prossimo. Il governo Meloni ha il vantaggio di essere considerato come uno dei più affini politicamente alla nuova amministrazione.

 

Sullo sfondo ci sono squilibri reali: pur dopo otto anni di protezionismo l’America continua ad essere il mercato più aperto del pianeta (e molto più della Cina). È lo sbocco commerciale di ultima istanza per tutti gli altri: donde i suoi deficit, a cui corrispondono gli attivi degli altri. Questo dà a Trump una forza negoziale formidabile. […]

 

janet yellen christine lagarde

La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ne ha tratto una conclusione realistica: per attenuare l’assalto protezionista di Trump, ha detto, «converrà che l’Europa compri americano». In alcuni settori questo è possibile e in parte già accade: energia e difesa.

 

L’America ha sostituito la Russia come principale fornitrice di gas naturale agli europei e potrà fare di più – forse abbassando i costi – con un presidente che riabilita le energie fossili. A questo proposito, molti in Europa sperano di usare il Trump Due come sponda e come alibi: per rivedere tempi e modi di una decarbonizzazione che infligge costi sociali pesanti sulle due coste dell’Atlantico mentre beneficia la Cina: vedi le crisi dell’auto e anche delle batterie elettriche.

 

Offerte attraenti

DONALD TRUMP FIRMA I DAZI CON I LAVORATORI DELL ACCIAIO E DELL ALLUMINIO

La proposta Lagarde collega i dossier economici con le guerre. In Italia e in tutta Europa anche gli anti-trumpiani sperano che il cambio alla Casa Bianca crei spiragli per la pace. […]

 

Affinché un cessate-il-fuoco non sia una capitolazione totale verso Putin, l’Italia e l’Europa dovranno mettere sul tavolo offerte attraenti per Trump: a cominciare da maggiori spese per la Difesa, che lui possa esibire come altrettanti successi personali. In Medio Oriente l’allineamento di Trump con Benjamin Netanyahu potrebbe essere bilanciato e mitigato dal suo forte rapporto con l’Arabia Saudita, che chiede garanzie su un futuro Stato palestinese e sulla tragedia umanitaria di Gaza.

 

donald trump e i dazi contro la cina

Ogni soggetto estero cercherà di gestire il Trump Due in modo tale da trovarsi «dalla parte giusta» nel conto dei costi e benefici. Per il sistema Italia un aiuto può venire anche dai mercati: i capitali globali continuano a dare un giudizio positivo della futura amministrazione, come si vede dai livelli record del dollaro e delle Borse Usa. In questo modo la rivalutazione della moneta americana sta già in parte compensando i danni del futuro protezionismo.

 

olio extravergine d oliva made in italy

In queste feste di fine d’anno il «made in Italy» costa meno, in dollari, e c’è chi ne approfitta per riempire i magazzini americani di scorte. Se i mercati vedono giusto anche stavolta, l’America continuerà a fare da locomotiva della crescita mondiale: un ruolo nel quale nessuno sembra in grado di sostituirla.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”