carlos tavares stellantis

AVEVAMO UN’INDUSTRIA DELL’AUTO – NEL 2024, LE SEI FABBRICHE DI STELLANTIS IN ITALIA HANNO ASSEMBLATO 283 MILA VETTURE, IL 45% IN MENO DEL 2023, E 192 MILA FURGONI (-16,6%), PER UN TOTALE DI 475 MILA VEICOLI, LONTANISSIMO DAL RECORD DI DUE MILIONI DEL 1989 - PER TROVARE UN NUMERO DI AUTO COSÌ BASSO BISOGNA RISALIRE AL 1956 – COLPA DELLA MANCANZA DI MODELLI A BASSO COSTO E DELLA LENTEZZA DELLA TRANSIZIONE ELETTRICA - UN TEMPO LA PIÙ GRANDE FABBRICA D’EUROPA, MIRAFIORI HA CHIUSO L’ANNO CON 25.920 UNITÀ PRODOTTE (-70%), ANCHE A CAUSA DEL FERMO DELLA LINEA MASERATI CHE HA SFORNATO 2.250 VETTURE CONTRO LE 41 MILA DEL 2017 - AL TRACOLLO DELLA PRODUZIONE HANNO CONTRIBUITO LE SCELTE DELL’ORMAI EX CEO, CARLOS TAVARES: HA MANTENUTO GLI STABILIMENTI AL MINIMO PRODUTTIVO, APPROFITTANDO DI OGNI PICCO DI DOMANDA PER ALZARE I PREZZI...

1 - STELLANTIS GIÙ, 283 MILA AUTO «PRODUZIONE COME NEL ’56»

Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”

carlos tavares

 

La produzione di auto in Italia torna indietro di 68 anni. L’anno scorso, le sei fabbriche di Stellantis hanno assemblato 283 mila vetture, il 45% in meno del 2023, e 192 mila furgoni (-16,6%), per un totale di 475 mila veicoli, lontanissimo dal record di due milioni del 1989. Per trovare un numero di auto così basso bisogna risalire al 1956, quando c’era ancora Fiat e le immatricolazioni nel Paese erano poco più di 202 mila.

 

Nel 2024, pur lontane dai livelli pre-pandemia, sono state 1,56 milioni, sette volte di più. «Continuiamo a essere l’unico Paese con un divario enorme tra veicoli venduti e prodotti a livello nazionale», ha detto Roberto Vavassori, presidente dell’associazione della filiera italiana dell’auto, auspicando «una produzione che soddisfi in maggior grado le richieste del mercato».

 

I MARCHI DEL GRUPPO STELLANTIS

I volumi degli impianti italiani di Stellantis hanno risentito della mancanza di modelli a basso costo e della lentezza della transizione elettrica. La produzione della 500 a batteria è scesa di due terzi, bloccando l’attività nel polo torinese. Un tempo la più grande fabbrica d’Europa, Mirafiori ha chiuso l’anno con 25.920 unità prodotte (-70%), anche a causa del sostanziale fermo della linea Maserati che ha sfornato 2.250 vetture contro le 41 mila del 2017.

 

Al tracollo della produzione hanno però contribuito anche le scelte dell’ormai ex ceo di Stellantis, Carlos Tavares, che ha mantenuto gli stabilimenti al minimo produttivo, approfittando di ogni picco di domanda per alzare i prezzi delle vetture.

 

GLI STABILIMENTI STELLANTIS IN ITALIA

La strategia ha funzionato, portando il gruppo a registrare margini di profitto record e a staccare 17 miliardi di dividendi per i soci in quattro anni. Alla lunga, però, alcuni buchi nella gamma e l’eccessivo aumento dei prezzi hanno allontanato i clienti, specialmente negli Stati Uniti, affossando le vendite del gruppo.

 

Ne è nata una divergenza su come raddrizzare la rotta fra gli azionisti e Tavares, accompagnato all’uscita in anticipo rispetto alla scadenza del mandato da ceo nel 2026.

Da allora, la guida di Stellantis è stata assunta ad interim dal presidente, John Elkann, che sta provando a ricucire i rapporti con i governi e i sindacati, sfilacciati dallo stile e dalle scelte di Tavares.

 

Il gruppo ha annunciato un piano di investimenti da due miliardi in Italia per il 2025, con sette miliardi di acquisti previsti dai fornitori nazionali. Il responsabile per l’Europa, Jean-Philippe Imparato, ha però anticipato che, complici le multe sulle emissioni in arrivo dalla Ue, questo sarà un altro anno nero per le fabbriche del Paese. «Prevediamo 25 mila lavoratori a rischio tra Stellantis e l’indotto se non verranno messi a disposizione gli ammortizzatori sociali», ha avvertito il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano.

POMIGLIANO D ARCO - STABILIMENTO STELLANTIS- PANDA

 

Nel 2026 dovrebbe infine arrivare a regime la produzione dei nuovi modelli ibridi e di massa destinati ai vari impianti italiani. Imparato ipotizza che l’anno prossimo i volumi potranno tornare a 750 mila unità per poi salire entro il 2030, come da richieste del governo, a un milione — inclusi i furgoni e i veicoli commerciali. Sempre che, beninteso, la domanda di mercato li giustifichi. A sostenerla potrebbero arrivare, per esempio, incentivi che privilegino il made in Europe […]

 

2 - STELLANTIS GIÙ A MILANO; CROLLO PRODUZIONE IN ITALIA

EVOLUZIONE FIAT STELLANTIS

(Alliance News) - Ci avevano visto giusto i sindacati italiani dell'auto, che già in estate avvertivano come la produzione di Stellantis nella Penisola fosse in vertiginoso calo. Oltre un anno di trattative con il governo non ha prodotto risultati concreti e anche il 2025 rischia di essere un anno nero per l'automotive italiano. […]

 

La casa francese, guidata fino al mese scorso da Carlos Tavares, ha promesso per mesi che si sarebbe impegnata a tornare verso il milione di auto prodotte ogni anno, che è il livello al quale, per il governo Meloni, l'intero settore auto italiano può reggere, "meritando" davvero i sussidi che riceve. Poi, in estate, Stellantis ha rivisto la guidance e ha ridimensionato i piani a causa dell'improvvisa frenata delle vendite di vetture elettriche.

DIVIDENDI GRUPPO STELLANTIS

 

Nel 2024, secondo i dati dei costruttori, il mercato italiano si è fermato a 1,5 milioni di vetture e Stellantis ne ha immatricolate 450.000. Addirittura il 10% in meno del 2023. Le autovetture prodotte sono diminuite del 45,7% a quota 283.090 unità, un dato così negativo che non lo si vedeva dal lontano 1956. I veicoli commerciali hanno perso il 16,6% a 192.000 unità. A metà dicembre Stellantis si era impegnata con il governo a dar concretezza alle promesse sulla gigafactory e sul risanamento di Maserati.

 

john elkann - stellantis

"Il governo e il ministro Adolfo Urso sono sempre più preoccupati", ammette un consigliere economico di Palazzo Chigi, "perché hanno discusso per mesi con un'azienda che ha anche ottenuto incentivi, ma ha delocalizzato in Nord Africa, Serbia e Polonia". Con questi numeri, osserva un sindacalista torinese dell'auto, "il tavolo Urso è virtualmente morto".

 

I numeri diffusi ieri erano stati ampiamente previsti, seppure per difetto, dai sindacati. Che in Italia nessuno ha ascoltato. A metà settembre, per esempio, la Fim Cisl, sigla storicamente assai moderata e dialogante, aveva affermato che nel "primo semestre 2024 la produzione italiana di Stellantis era stata pari a 303.510 veicoli, il 25,2 % in meno dello stesso periodo dell'anno scorso". "Si prospetta una produzione a fine anno poco sopra i 500 mila veicoli", diceva l'organizzazione dei lavoratori. Alla fine è andata pure peggio di circa 50.000 unità.

fabbrica stellantis di Bielsko Biala in polonia

 

Il polo produttivo di Torino, con i suoi sei stabilimenti e un know how industriale senza pari, nel 2024 ha sfornato 25.920 vetture contro le 85.940 del 2023 e del resto gli operai sono stati messi in cassa integrazione per lunghe settimane. Il 91% dei volumi sono rappresentati da "500 Bev", il restante dalle produzioni Maserati.

 

A Modena il 2024 è stato segnato da numerosi fermi produttivi e nell'ultimo trimestre si è lavorato per dieci giorni soltanto. Secondo il sindacato della Cisl sono stati compiuti "errori enormi" su Maserati ed è indispensabile che Stellantis chiarisca e definisca la strategia su modelli e volumi.

 

Lo stabilimento di Melfi, in provincia di Potenza, è quello che ha perso la maggior quantità di auto e ha registrato, rispetto al 2023, un calo dei volumi del 63,5%. Delle 62.080 auto prodotte nel 2024 il 30% è rappresentato dalle "500X", il 30% dalle Jeep Renegade e il 40% dalle Jeep Compass. Solo sei anni fa, Melfi aveva 7.400 occupati e produceva 339.865 auto l'anno.

stabilimento stellantis a kaluga, russia 2

 

Per fare un confronto, il Gruppo Volkswagen ha chiuso l'anno scorso in Italia con un leggero incremento dello 0,4% nelle vendite. In particolare, il marchio Volkswagen ha immatricolato 121.288 unità, in calo dell'1,3%, mentre Audi ha registrato una crescita dell'1,3% con 67.812 vetture. Molto positiva la performance di Skoda che ha raggiunto 38.151 unità, su del 13%. Cupra ha contenuto le perdite al 2,0% con 16.788 veicoli, mentre Seat ha subito un calo più marcato del 18% circa con 11.523 unità.

 

stellantis.

Il Gruppo Renault ha segnato un andamento più che positivo, con una crescita complessiva di quasi l'11%, trainata come sempre dal successo delle Dacia, che hanno registrato la vendita di 97.263 unità in crescita di quasi il 14%, e sostenuta dal marchio Renault, che ha immatricolato 87.159 vetture, registrando un incremento del 7,7%.

 

Per Stellantis l'anno della svolta, secondo i piani aziendali e gli ultimi impegni presi con il governo italiano, dovrebbe essere il 2026. Palazzo Chigi per ora sembra crederci, ma attende di vedere, entro la prima metà dell'anno, chi sarà il successore di Carlos Tavares. Il milione di auto prodotte, però, resta un sogno messo nel cassetto.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO