mario monti giorgia meloni ursula von der leyen donald trump

NON È SOLO COLPA DI URSULA – MARIO MONTI RICONOSCE CHE IL PASTROCCHIO SUI DAZI NON E' SOLO RESPONSABILITA' DI VON DER LEYEN MA DELL'OPPORTUNISMO DEI PAESI MEMBRI: “ANCHE SE NON RICORDO UNA PAGINA COSÌ INFAUSTA NELLA STORIA DELLA COMMISSIONE, VA RICONOSCIUTO CHE DIVENTA QUASI IMPOSSIBILE GESTIRE L’ESECUTIVO EUROPEO, QUANDO IMPERA NEGLI STATI MEMBRI UN GRADO ALTISSIMO DI IPOCRISIA E CON UN NUMERO CRESCENTE DI LORO CHE SI COMPORTANO DA CAVALLI DI TROIA, CHI DELLA RUSSIA DI PUTIN, CHI DEGLI STATI UNITI DI TRUMP. CERTO, PER RISCATTARE L’EUROPA E SE STESSA LA PRESIDENTE VON DER LEYEN DOVREBBE AVERE UN SOPRASSALTO DI FIEREZZA E DI FRANCHEZZA, ANCHE A COSTO DI IRRITARE I GOVERNI DEGLI STATI MEMBRI, A COMINCIARE DAL SUO. MA PER FARE CHE COSA?” – NATO E DIFESA, DIGITAL TAX, MULTILATERALISMO: I SUGGERIMENTI DELL’EX PREMIER

mario monti foto di bacco

Estratto dell’articolo di Mario Monti per il “Corriere della Sera”

 

L’ incontro con il presidente Trump nella club house di un suo campo di golf è costato alla presidente Ursula von der Leyen e all’Unione europea un’umiliazione di portata storica.

 

Per la prima volta in 500 anni, la frase scritta da re Francesco I di Francia alla madre la sera della sconfitta nella battaglia di Pavia del 1525, «tutto è perduto, fuorché l’onore», suona come un understatement scozzese. «Tutto è perduto, a cominciare dall’onore», verrebbe da dire.

 

Eppure, a questo stato d’animo occorre reagire. Subito. Dobbiamo trarne la forza dall’insegnamento di un grande europeo e di un grande americano.

LA RESA DI URSULA VON DER LEYEN A DONALD TRUMP SUI DAZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

 

Jean Monnet, l’architetto politico e istituzionale della costruzione europea, l’uomo che Shimon Peres considerava il più grande statista della Francia moderna […] era solito dire, riferendosi al travagliato cammino dell’Europa: «Sconfitte sono solo quelle che si accettano».

franklin delano roosevelt

 

Il presidente Franklin Delano Roosevelt, nel suo discorso inaugurale nel 1933, nel pieno della grande depressione, pronunciò la semplice ma storica frase «L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, quel timore senza nome, senza ragione, senza giustificazione, che paralizza gli sforzi necessari per trasformare la ritirata in progresso».

 

Roosevelt ha convinto gli Stati Uniti a partecipare in modo decisivo al salvataggio dell’Europa dal nazismo e dal fascismo, che stanno tornando.

 

Monnet ha esortato noi europei a non dichiararci sconfitti di fronte a insuccessi che senza la forza d’animo si sarebbero cristallizzati in sconfitte irreversibili.

 

Con queste personalità nelle nostre menti e nel nostro patrimonio genetico, personalità che hanno davvero costruito l’Occidente del secondo dopoguerra, […]come abbiamo potuto farci prendere da vera paura e da scomposti atteggiamenti di sottomissione nei confronti del presidente Trump?

 

JEAN MONNET

L’Europa ha validato il suo bullismo — lo dico con rispetto, data la carica che ricopre — incoraggiandone la ripetizione nel tempo.

 

Come riscattare, al più presto, l’onore perduto e recuperare almeno in parte le sostanze dissipate in forma di costosi doni fatti in anticipo al Grande Dealer nella speranza di placarne le ire e moderarne le pretese in materia di dazi?

URSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

 

Anzitutto, non si andrebbe da nessuna parte se si concentrasse la critica sulla sola Ursula von der Leyen.

 

Anche se non ricordo una pagina così infausta nella storia della Commissione, va riconosciuto che diventa quasi impossibile gestire l’esecutivo europeo, quando impera negli Stati membri un grado altissimo di ipocrisia e con un numero crescente di loro che si comportano da cavalli di Troia, chi della Russia di Putin, chi degli Stati Uniti di Trump, che ancora raffigurano come guida dell’Occidente.

 

Certo, per riscattare l’Europa e se stessa la presidente von der Leyen dovrebbe avere un soprassalto di fierezza e di franchezza, anche a costo di irritare i governi degli Stati membri, a cominciare dal suo.

Ma per fare che cosa? Per contribuire ad un dibattito italiano ed europeo molto urgente, indicherei alcuni punti in modo telegrafico.

 

meloni trump g7 canada

Nato e Difesa europea. L’unico punto sul quale Trump (come i suoi predecessori) ha ragione riguarda il costo della difesa europea.

 

Non possiamo chiedere di essere difesi se non accollandoci un onere sensibilmente maggiore. Del resto, se abbiamo fatto questa orrenda figura nella club house è anche perché abbiamo paura (l’unica paura piuttosto giustificata) di essere mollati al nostro destino. Dobbiamo anche esigere di avere maggiore voce in capitolo.

 

 

viktor orban vladimir putin

Se anche gli Stati Uniti accettassero di proteggerci per sempre a basso costo per noi, sarebbe imprudente affidarci ad occhi chiusi ad una potenza la cui politica estera è diventata volatile, imprevedibile, stravagante.

 

Certo, ci vorrebbe una politica estera europea comune. Sappiamo però che alcuni Paesi, tra cui l’Italia, sono contrari al superamento del diritto di veto.

 

Global minimum tax. Con questa voce iniziano invece i campi in cui dobbiamo mostrare agli Stati Uniti, con grande rispetto, che siamo stati incauti ma che non siamo stupidi.

 

DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN

Dopo il vertice della Nato all’Aja, i membri del G7 hanno accettato la richiesta americana che alle imprese americane, e solo ad esse, non si applichi la tassa del 15% decisa in sede Ocse per mettere un (modesto) limite all’elusione fiscale da parte delle multinazionali.

 

Regalo inconcepibile in vista di una clemenza sui dazi, doppiamente inconcepibile ora. Ebbene, al G7 c’era stato un semplice accordo politico, tra gli Stati Uniti e gli altri sei, ma l’accordo non è stato perfezionato in sede Ocse. Occorre che Francia, Italia, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone, o almeno alcuni di essi, informino Washington che il 15% rimane, per tutti.

 

Digital tax. Per non contrariare gli Stati Uniti, l’Ue ha indicato che nel prossimo bilancio settennale dell’Unione non ci sarebbe sicuramente stata l’introduzione di una tassazione digitale.

ursula von der leyen piange - immagine generata da chatgpt

 

È essenziale che, anche qui, l’Europa dichiari che si riserverà di decidere autonomamente, indipendentemente dai desideri degli Stati Uniti.

 

Coordinamento delle democrazie liberali e orientate al multilateralismo. Se dentro l’Unione europea si stanno manifestando forze politiche e addirittura governi che si sentono più vicini a varie forme di autocrazie o democrazie illiberali, come con encomiabile trasparenza le chiama il primo ministro ungherese Victor Orbán, stanno crescendo nel mondo le forze politiche e i governi che credono fermamente nella governance multilaterale della globalizzazione, che vedono i terribili e ormai incombenti danni arrecati dal cambiamento climatico, dalla distruzione della natura, dalla mancanza di un governo internazionale della sanità pubblica.

 

E credono, naturalmente, nelle democrazie liberali. Nella speranza che certamente l’Italia, ma anche l’Ungheria e tutti gli altri vogliano continuare a far parte attivamente dell’Unione europea, […]alcuni Paesi europei dovrebbero formare un nucleo ideale e politico, più che geografico, che porti avanti i valori che gli Stati Uniti fino a poco tempo fa, l’Europa ed altri hanno coltivato.

 

giorgia meloni mario monti

Il Canada, per esempio, pur essendo così vicino e a volte malmenato da Trump che ad alcuni europei basterebbe la metà, sta dimostrando con il primo ministro Mark Carney un’encomiabile resilienza sui principi e sulle decisioni concrete.

 

Analogamente, ci sono oggi ragioni di vicinanza tra Ue e Regno Unito che qualche anno fa non c’erano.

 

Insomma, cari europei e carissimi italiani, non facciamoci impietrire dalla paura o, ancora peggio, non sventoliamo cinicamente gli «interessi nazionali» o della «sovranità nazionale», che verrebbero ben serviti genuflettendoci a chi se ne fa un baffo.

 

Come si è visto con i dazi. E come forse si vedrà con la farsa, a mio parere da respingersi risolutamente, di usare soldi dei (non molti) contribuenti italiani o dell’Europa per «ristorare» le imprese che, è vero, soffriranno a seguito di politiche sbagliate sul piano della dignità nazionale e prive degli sperati benefici concreti da «fedeltà» al più potente.

EMMANUEL MACRON - MARK CARNEY DONALD TRUMP - G7 KAnanaskis CANADA GIORGIA MELONI MARIO MONTI

IL SIGNOR QUINDICIPERCENTO - DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - MEME BY EMILIANO CARLI

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