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UNA GENERAZIONE CON LA PANZETTA –  LA PANDEMIA HA AVUTO EFFETTI NEGATIVI SULLA SALUTE DEI PIU’ GIOVANI A CAUSA DELL’AUMENTATA SEDENTARIETA’ (E TE CREDO, CHE ALTRO SI POTEVA FARE?) E LE ABITUDINI ALIMENTARI PEGGIORATE – IN PARTICOLARE, LA PRIMA COLAZIONE VIENE SALTATA PIU’ SPESSO (NONOSTANTE LA DAD, DOVE IN TEORIA I RAGAZZI AVREBBERO PIU’ TEMPO PER MANGIARE) - IL 56% DELLE FEMMINE E IL 50% DEI MASCHI HA AFFERMATO DI AVER MANGIATO IN MODO PIÙ SREGOLATO DEL SOLITO: “UNA SORTA DI DANNOSISSIMA NUTRIZIONE ‘ON DEMAND’ MOLTO SPESSO CAUSATA DALLA "NOIA" CHE SI TENTA DI ALLONTANARE”…

Maurizio Tucci per il “Corriere della Sera”

 

obesita infantile 2

Sedentari (per forza) e con abitudini alimentari peggiorate. È questa una prima «istantanea» degli adolescenti post pandemia che emerge dai risultati, appena presentati, dell'indagine «Adolescenti un anno dopo» realizzata dall'Associazione laboratorio adolescenza e l'Istituto di ricerca Iard. «L'indagine - spiega Carlo Buzzi, sociologo dell'università di Trento e direttore scientifico del progetto - ha coinvolto un campione nazionale rappresentativo di oltre 10.500 studenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni e ci ha consentito, grazie al patrimonio storico di dati raccolti da Laboratorio adolescenza, di mettere in evidenza se e dove gli effetti della pandemia abbiano prodotto modifiche evidenti nelle abitudini di vita degli adolescenti».

 

obesita infantile 1

Le prime evidenze riguardano proprio alimentazione e sedentarietà: due aspetti già sotto osservazione da parte degli esperti perché considerati critici in età adolescenziale già prima della pandemia. Simbolico il dato riguardante la prima colazione, già normalmente consumata dagli adolescenti con meno regolarità e assiduità di come sarebbe opportuno a quell'età.

 

Una delle «scuse» più gettonate da ragazze e ragazzi per giustificare prime colazioni esageratamente frugali o assenti era la «mancanza di tempo», la mattina prima di andare a scuola. Un anno di lockdown e di scuola prevalentemente in didattica a distanza avrebbe quantomeno potuto avere come effetto collaterale positivo il consumo di una prima colazione adeguata, ma i dati evidenziano tutt' altro: se nel 2015 a fare la prima colazione tutti i giorni (o quasi) era il 66,2% degli studenti di terza media, oggi la percentuale è scesa al 52%.

 

obesita infantile 3

 Identico trend per gli studenti delle scuole superiori: il 61,5% faceva la prima colazione tutti i giorni nel 2018, il 50,5% oggi. E lo stare a casa per molti mesi, spesso anche con i genitori presenti, non è servito nemmeno a regolarizzare un po' di più l'alimentazione nell'arco dell'intera giornata. Anzi, il 56% delle femmine e il 50% dei maschi ha affermato di aver mangiato in modo più sregolato del solito. «Una sorta di dannosissima nutrizione "on demand" (quando ho fame, mangio qualcosa), dove ad aggravare la situazione - commenta Margherita Caroli, componente del consiglio direttivo dell'European childhood obesity group e coordinatrice del gruppo di studio sulla nutrizione di Laboratorio adolescenza - è che questa "fame" è molto spesso "noia" che si tenta di allontanare con la gratificazione prodotta dai dannosi quanto accattivanti snack "spazzatura"».

lockdown giovani 4

 

 Snack mangiati abitualmente come fuoripasto dal 78,4% degli adolescenti (dato 2018), oggi diventato l'82%, dove l'incremento maggiore è proprio tra chi afferma di mangiarli spesso (37,7% nel 2018 vs 43,2% oggi). Il risultato finale è che il 52,6% afferma di aver mangiato, nell'anno della pandemia, non solo peggio del solito, ma anche quantitativamente più del solito (percentuale che supera il 55% tra gli studenti delle scuole superiori). Se già da solo questo scenario non è confortante, il combinato disposto tra alimentazione al tempo del Covid e sedentarietà (questa in gran parte forzata) aggrava la situazione.

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Tanto più che l'abitudine alla pratica sportiva non è mai stata una caratteristica peculiare degli adolescenti italiani. Già i dati del passato recente - riguardanti lo sport - evidenziavano un deficit quantitativo (si veda tabella) sul quale si è innestata la pandemia, per cui il 32% ha affermato di aver potuto fare molta meno attività fisica rispetto al solito e un ulteriore 38,4% di non averla potuta fare per nulla o quasi. A questi si aggiunge un endemico e preoccupante 15% che lo sport non lo praticava nemmeno prima della pandemia.

 

lockdown giovani 1

E a tutti si devono togliere anche le simboliche due ore settimanali (che al netto dello spogliatoio si riducono a scarsi 90 minuti) di educazione fisica a scuola. La sedentarietà da pandemia ovviamente è stata subita e non voluta, ma il rapporto tra adolescenti e sport da noi resta molto fragile. Manca la cultura dello sport come piacere in sé, mentre viene sempre vissuto in un'ottica competitiva, per cui se non si hanno risultati di rilievo lo si abbandona.

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 Esiste il rischio che un anno di stop forzato possa ulteriormente sfilacciare il legame? «Il rischio c'è - afferma Giovanni Lodetti, maestro di scherma e docente presso la scuola regionale dello sport Coni Lombardia - ma per scongiurarlo, o addirittura per creare una inversione di tendenza, sarebbe prezioso che la scuola iniziasse a dare maggiore valore all'attività sportiva e all'attività fisico motoria premiandola e incentivandola indipendentemente dalla qualità della performance».

 

Si potrà immaginare un credito formativo a chi si impegna ad andare a scuola a piedi o in bicicletta? Potrebbe essere un'idea.

 

 

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