giusi bartolozzi carlo nordio ministero della giustizia

E PENSARE CHE PER EVITARE TUTTO ‘STO CASINO SU ALMASRI, SAREBBE BASTATO IL SEGRETO DI STATO – LA TENTAZIONE È ANCORA FORTE: SE VENISSE INDAGATA GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, SI APRIREBBE IL VASO DI PANDORA. MA METTERE ORA IL SEGRETO DAREBBE L’IDEA CHE IL GOVERNO “HA QUALCOSA DA NASCONDERE” (E GIORGIA MELONI NON SE LO PUÒ PERMETTERE) – LA TEORIA DEL “FUSIBILE” DEL PIDDINO ENZO AMENDOLA: “MOLTO PRESTO IL GOVERNO SI TROVERÀ DI FRONTE A QUESTA SCELTA: FACCIO SALTARE IL CIRCUITO O SOSTITUISCO IL FUSIBILE? QUALCUNO PAGHERÀ E A OCCHIO SI CAPISCE CHI. MEGLIO IL FUSIBILE” (LA “ZARINA” GIUSI)

1. "SALVATE IL SOLDATO BARTOLOZZI", LA DIFESA DI NORDIO, TAJANI. TORNA L'IDEA DI APPORRE IL SEGRETO DI STATO (BALNEARE)

Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”

 

GIUSI BARTOLOZZI

Parlamento di sabbia, Giusi Bartolozzi è di rabbia e Tajani fa i calcoli a penna. […] Tutti gli sguardi sono per Bartolozzi, capo gabinetto di Nordio che viene definita da Peppe Provenzano, “la donna che sa e che vide più volte”. Il segreto di stato (“lo mettiamo?”) si spalma  come la crema solare.

 

Direbbe oggi Churchill, il maestro del ministro Nordio, che non “ho altro da offrirvi se non sudore, referendum sulla separazione delle carriere e Zes unica”. Meloni? E’ infuriata con i magistrati per la decisione del Tribunale dei ministri. Nordio? Non sorride ed è ancora più lord nella tristezza, sadness.

 

CARLO NORDIO IN VERSIONE BARMAN

Lo accompagna Giusi Bartolozzi che è nella sua “ora Winston”, la buia. Cammina alla Camera con il telefono in mano, lo mostra, cerca le parole, amiche, di Giulia Bongiorno, (“guarda, leggi!”) lei che è la loro signora delle necessità, la santa di Salvini, Meloni, la donna che difende, in tribunale, ministri, presidenti, perché al capezzale si chiede sempre o un  medico o un avvocato. […]

 

Rischia più Bartolozzi o Nordio? Torna come amuleto “il segreto di stato” che Max Romeo, capogruppo al Senato della Lega, ripete “avrei all'l’inizio  di questa storia”, così come avrebbe fatto Claudio Durigon, l’imperatore delle Sabine, il vicesegretario della Lega, di Salvini, perché “parliamoci chiaro, questa indagine mi sembra una grande... lo posso dire? Non lo dico? Alla fine  ci compattano ancora di più”.

 

ALFREDO MANTOVANO E CARLO NORDIO - INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE

Il segreto di stato è ora come la zuppa fredda, la deterrenza, il gaspacho, e si offre, nei corridoi della maggioranza, perché “se dovessero indagare Bartolozzi, allora sì, che per evitare quella sfilata di ministri si potrebbe mettere …”.

 

Enzo Amendola, ex ministro degli Affari Europei, il Robert Harris del Pd (“quest’estate scriverò il mio secondo libro”) illustra quella che chiama la teoria del fusibile: “Molto presto il governo si troverà di fronte a questa scelta: faccio saltare il circuito o sostituisco il fusibile? Qualcuno pagherà e a occhio si capisce chi. Meglio il fusibile”.

 

giusi bartolozzi

La giornata dell’elezione del membro laico del Csm (viene eletto Daniele Porena ma i numeri ballano e li conta a penna Forza Italia) si rovescia nel “Salvate il soldato Bartolozzi”, questa ex magistrata che ha dimenticato cosa diceva Jean Cocteau dell’eleganza, “sempre accompagnata dall’invisibilità”.

 

Cosa è peggio? Aver svolto, bene o male, il suo lavoro da capo di gabinetto o essersi messa contro un intero ministero dove da tre anni scappano pure i parcheggiatori come l’innocente del film “Le ali della libertà”?

 

enzo amendola alla camera durante il voto sul mes

[…]  La domanda che corre è se il governo Meloni possa rinunciare alla Bartolozzi e la insinuano in tandem Debora Serracchiani e Provenzano, “ma Bartolozzi, che sa? Che sa?” e poi, sempre in tandem, “rassicuriamo Meloni, la responsabilità sul caso Almasri è sua e nessuno gliela vuole togliere”.

In radio, a Radio Anch’io, Cesare Parodi, che risponde a Giorgio Zanchini, sull’eventualità di un processo a Bartolozzi, dice che “un processo dove vengono accertati, magari in via definitiva, certi fatti, ha evidentemente una ricaduta politica”.

 

LA DIFESA DI ALMASRI BY CARLO NORDIO - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Nordio, mai così duro, gli replica, ma con una nota (perché a Montecitorio preferisce: “Ha parlato la presidente del Consiglio, non aggiungo nulla”) che lui è “sconcertato dalle parole di un presidente Anm considerato, sino a ora, equilibrato” e continua con “non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti”.

 

[…] Perché non l’hanno chiusa allora, con il segreto di stato? Oggi se ne pentono. Per Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, di Forza Italia, “questo governo agisce alla luce del sol”, e poi aggiunge “leone”, e non “con il favore delle tenebre. Noi siamo hombre vertical e non come Giuseppe Conte”.

 

IL POST DI GIORGIA MELONI SULL ARCHIVIAZIONE PER IL CASO ALMASRI

A proposito, ma dove sta? Si avvicina un deputato del Pd che svela: “In questo momento sta parlando con Stefano Candiani, della Lega, e vuoi scommettere che parlano di Rai? Se non ci credi, ti giro la foto”.

 

La gira. Dopo mezz’ora avanza Candiani, che alza le braccia, “ma quale Rai! Conte mi ha solo spiegato che farà un intervento duro, maschio, contro Meloni e io gli ho risposto che la decisione del tribunale dei ministri, non cambierà nulla, radicalizzerà solo gli elettori da curva, da una parte e dall’altra”.

 

Alla Camera è già tintarella di luna. Il deputato è color latte, con la scarpa da barca e invoca il giusto riposo: “Giovedì, si chiudono i lavori”. Il segreto o il secchiello di stato?

 

2. “STRATEGIA BONGIORNO” SU ALMASRI PER MELONI. I DUBBI SULL’USO DEL SEGRETO DI STATO

Estratto dell’articolo di Lisa Di Giuseppe per “Domani”

 

IL CASO ALMASRI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO

Le cronache di queste ore raccontano di una presidente del Consiglio molto irritata dalla performance dei suoi consiglieri giuridici, e dei due fedelissimi sottosegretari che siedono con lei a Palazzo Chigi, che al momento del dunque non sarebbero stati all’altezza del loro incarico.

 

Nello specifico, nella gestione delle conseguenze per il governo del caso Almasri, quando hanno consigliato a Giorgia Meloni di non opporre subito il segreto di stato alle indagini del tribunale dei ministri.

 

Un blitz che avrebbe bloccato sul nascere il procedimento che ora, nonostante l’intervento del parlamento, rischia di creare problemi al governo.

 

La questione è che adesso sarebbe politicamente tardi per giocarsi l’asso nella manica, da motivare con le ragioni di sicurezza nazionale tirate in ballo da Meloni stessa: «Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani» ha scritto la premier lunedì sera sui social nell’annuncio dell’archiviazione della sua posizione.

 

CARLO NORDIO CON UNO SPRITZ - MEME

Eppure, nella discussione del dossier il pensiero dello staff di palazzo Chigi torna sempre al segreto di stato, perché la storia dell’estradizione di Almasri ha ancora un loose end, un elemento in sospeso su cui la detestata magistratura potrebbe fare leva, una volta che la procura di Roma prenderà in mano le carte della vicenda.

 

Si tratta della posizione della capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio Giusi Bartolozzi. A differenza del ministro che dovrà affrontare il voto in parlamento, destinato a “salvarlo”, sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, infatti, Bartolozzi non è parlamentare. Non gode quindi del possibile scudo che la maggioranza interporrà tra i membri del governo e la magistratura.

 

Meloni, a questo punto, si ritrova in un cul de sac: da un lato, se la magistratura dovesse rivolgersi a Bartolozzi, foss’anche per un reato collegato, si rischierebbe di aprire il proverbiale vaso di Pandora.

 

giulia bongiorno

D’altra parte, se la presidente dovesse scegliere di intervenire opponendo il segreto di stato all’avvio di un eventuale procedimento nei confronti della capo di gabinetto, starebbe ragionando la premier, «sembrerebbe che abbiamo qualcosa da nascondere».

 

Un lusso, quello di apparire nemica dalla verità, che Meloni non si può permettere […]

 

C’è un altro potenziale effetto negativo che deriverebbe dalla scelta di muoversi adesso con il segreto di stato, il fatto di non potersi più porre come vittime di un attacco delle toghe che restano però solidali tra loro.

 

Per avere prova che anche in questo caso il governo si è fidato ciecamente di quella che già viene chiamata “strategia Bongiorno” basta tornare ancora al post di Meloni. «È assurdo – scrive la premier – chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro».

giusi bartolozzi 4

 

La presidente ci tiene a marcare le distanze da Giuseppe Conte che, continua nel post, «ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari». Insomma, impossibile che la premier non sapesse delle iniziative di Nordio, Piantedosi e Mantovano. Esattamente come nel caso Open arms, Giulia Bongiorno, che ha difeso anche il ministro delle Infrastrutture in quell’occasione, chiamava in corresponsabilità tutto il governo, che sarebbe stato ben consapevole della decisione di tenere al largo la nave carica di migranti.

mantovano meloni nordio piantedosicarlo nordio beve spritz - immagine grok

 

l ora legale meme by carli matteo salvini giulia bongiornoGIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - ALFREDO MANTOVANO

[…]

Ultimi Dagoreport

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...

giorgia meloni nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein matteo ricci

DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO LA SETTIMANA DI FERRAGOSTO, REGISTRA UN CALO DI 6 PUNTI PER FRATELLI D'ITALIA RISPETTO ALLE EUROPEE 2024 (IL PARTITO DELLA MELONI, DAL 29% PASSEREBBE AL 23) - A PESARE È LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE, DALLA PRODUTTIVITÀ CALANTE DELLE IMPRESE A UN POTERE D’ACQUISTO AZZERATO DAI SALARI DA FAME - IL TEST DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, CHE CHIAMA ALLE URNE 17 MILIONI DI CITTADINI,   POTREBBE DIVENTARE UN SEGNALE D'ALLARME, SE NON LA PRIMA SCONFITTA DELL’ARMATA BRANCAMELONI - A PARTIRE DALLE PERDITA DELLE MARCHE: IL GOVERNATORE RICANDIDATO DI FDI, FRANCESCO ACQUAROLI, È SOTTO DI DUE PUNTI RISPETTO AL CANDIDATO DEL CAMPOLARGO, IL PIDDINO MATTEO RICCI - LA POSSIBILITÀ DI UN 4-1 PER IL CENTROSINISTRA ALLE REGIONALI, MESSO INSIEME ALLA PERDITA DI CONSENSI ALL'INTERNO DELL'ELETTORATO DI FDI, MANDEREBBE IN ORBITA GLI OTOLITI DELLA DUCETTA. NEL CONTEMPO, DAREBBE UN GROSSO SUSSULTO AI PARTITI DI OPPOSIZIONE, SPINGENDOLI AD ALLEARSI PER LE POLITICHE 2027. E MAGARI FRA DUE ANNI LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SARÀ RICORDATA SOLO COME UN INCUBO...