giorgia meloni vox spagna

PER CAPIRE IL CONSENSO DI CUI, DOPO DUE ANNI DI GOVERNO, GODE GIORGIA MELONI BISOGNA COMINCIARE DALLA LINGUA CHE PARLA – GIOVANNA COSENZA: “SE ELLY SCHLEIN PREDILIGE IL POLITICHESE ASTRATTO DELLA SINISTRA E CONTE HA L'APLOMB DELL'AVVOCATO CON LA PARCELLA IN MANO, IL PREMIER SI ESPRIME IN MODO DIRETTO, CONCRETO, CONDITO DI ROMANESCO, VICINO A COME PARLANO LE FASCE MENO COLTE DELLA POPOLAZIONE. È QUI CHE NASCE L’ILLUSIONE CHE IL POTERE, POICHÉ ESERCITATO DA “UNA DI NOI”, NON POSSA CHE ESSERE “A FAVORE DI NOI” - MA ATTENZIONE: SE ALLE PAROLE, PUR CONCRETE, NON SEGUONO I FATTI…” - VIDEO

 

Giovanna Cosenza per https://fondazionefeltrinelli.it/

 

giorgia meloni

Per capire come comunica Giorgia Meloni bisogna cominciare dalla lingua che parla. Meloni usa un lessico semplice, con pochi tecnicismi, pochi termini colti e molte parole che si riferiscono alle esperienze ordinarie di chi ascolta. Dal punto di vista sintattico, organizza le frasi con una dominanza della paratassi sull’ipotassi, cioè preferisce frasi coordinate brevi e autonome a lunghi periodi di subordinate.

 

Meloni si esprime in modo diretto, concreto, vicino a come parlano le fasce meno colte della popolazione. In questo, però, non fa nulla di nuovo, ma riprende una tendenza che il centrodestra cominciò già all’inizio degli anni Novanta, quando i protagonisti erano Berlusconi, Bossi e Fini.

 

GIORGIA MELONI CON I MELONI

Ma c’è di più. Infatti, anche se Meloni si rivolge a una platea nazionale, la sua lingua è impastata, non solo nell’inflessione, ma nel lessico, nella sintassi e negli intercalari, di dialetto romanesco. E anche se questa caratteristica è spesso criticata dai media e parodiata dai comici, Meloni riesce a condire il suo parlato con dosaggi di romanesco che superano con efficacia i limiti regionali.

 

Una lingua condita di romanesco, infatti, porta già in sé la combinazione di queste due aree semantiche: “sono una di voi” e “sono io che comando”. È qui che nasce l’illusione che il potere, poiché esercitato da “una di noi”, non possa che essere “a favore di noi”.

 

Una base linguistica, tre registri

Ciò è possibile anzitutto perché il romanesco, storicamente influenzato dal toscano, è da sempre più affine all’italiano di molti altri dialetti, per cui è comprensibile anche a chi non vive nell’area. Inoltre, dagli anni Cinquanta in poi, la diffusione di prodotti televisivi e cinematografici con protagonisti romani (attori e attrici, conduttori, comici, giornalisti e giornaliste) ha progressivamente intriso questo dialetto di significati e valori positivi. Grazie a decenni di cinema e tv, infatti, la parlata romanesca oggi evoca fama, ricchezza, mondanità (la “dolce vita”), ma anche potere o almeno vicinanza a chi lo detiene (a Roma stanno Montecitorio, Palazzo Chigi, il Quirinale).

ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

 

Forte di questa base linguistica, Meloni è fin qui riuscita a giocare con più facilità di altri leader la strategia comunicativa ambivalente tipica del centrodestra, da Berlusconi, Bossi, Fini a Salvini: collocarsi dal punto di vista degli strati meno colti e meno abbienti della società, riproducendo il loro modo di parlare e pensare, ma piegare questa sensibilità alle esigenze del potere, anche quando queste contrastano o negano le necessità delle fasce sociali che dovrebbero interpretare.

 

Una lingua condita di romanesco, infatti, porta già in sé la combinazione di queste due aree semantiche: “sono una di voi” e “sono io che comando”. È qui che nasce l’illusione che il potere, poiché esercitato da “una di noi”, non possa che essere “a favore di noi”. È da questo che nasce il consenso di cui tuttora gode la Presidente del Consiglio.

 

Al di là delle particolarità linguistiche, Meloni fa altro. È infatti abile nell’adattare la propria comunicazione al contesto e al pubblico. Emergono così almeno tre Giorgia Meloni: quella che nelle sedi istituzionali, italiane e internazionali, usa un linguaggio medio-alto e dà prova di conoscere le lingue; quella che in televisione, nelle conferenze stampa e sui social media, pur parlando da Presidente, inserisce espressioni colorite e fa smorfie e mossette per generare identificazione con il pubblico che le è vicino e con quello che potrebbe avvicinarsi; quella infine più libera, quando parla solo ai suoi e torna simile a com’era prima di governare, nelle piazze e all’opposizione.

 

Giorgia Meloni

Ma in politica non si capisce la comunicazione di nessuno, se non la si inquadra anche in relazione agli avversari. L’efficacia di Meloni, infatti, aumenta in proporzione all’inefficacia di Elly Schlein, da un lato, e Giuseppe Conte, dall’altro. E ovviamente diminuirebbe, se i due cambiassero rotta. Ma in cosa sbagliano, Schlein e Conte, sì da regalarle più vantaggi di quanti ne avrebbe da sola?

 

Schlein si inserisce nella tradizione comunicativa che da sempre caratterizza la sinistra italiana e ha seguito la filiera Pci-Pds-Ds-Pd, una tradizione talmente radicata da aver assorbito anche lei, che all’inizio ne prendeva le distanze.

 

A differenza di Meloni, Schlein parla un linguaggio alto, fatto di espressioni astratte e poco riferite alla realtà di tutti i giorni, con frasi lunghe e periodi dominati dall’ipotassi, cioè costruiti sulla subordinazione. Parla il politichese tipico della sinistra, insomma. Certo, ha il vantaggio di comunicare passione e autenticità: si capisce che crede in ciò che dice. Ma difficilmente Schlein aggancia a fatti concreti la sua spinta ideale, proprio per il linguaggio complesso e astratto.

giorgia meloni al senato

 

D’altro canto, i 5 Stelle, che pure avrebbero buone potenzialità comunicative perché sui contenuti sono spesso vicini alla vita concreta delle persone, di fatto scontano il problema di un leader che non riesce a bucare, un po’ perché passa poco in televisione, un po’ perché Giuseppe Conte ha sempre l’aplomb del professionista che dall’alto offre consulenze.

 

Evitare i Fatti

In questo quadro, ovvio che Meloni convince di più. Ma attenzione: anche eccedere in ammiccamenti, come spesso lei fa, alla lunga porta le persone a viverli come manipolatori e ingannevoli. Specie se alle parole, pur concrete, non seguono i fatti.

 

Ricordiamo che, per un governo, comunicare bene, in modi e tempi giusti, ciò che ha fatto, fa e farà è sempre la strategia migliore. Qualcosa che però in Italia, a destra come a sinistra, si tende a evitare. Specie se i fatti sono pochi, sbagliati o non vantaggiosi per le persone che li ascoltano.

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTEARIANNA E GIORGIA MELONI - NATALE 2024DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

giovanna cosenza

 

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…