sergio mattarella ignazio la russa giorgia meloni

IL 25 APRILE DI GIORGIA MELONI? DIECI MINUTI ALL’ALTARE DELLA PATRIA E UNA LETTERA IN CUI OMETTE TRE PAROLE “ANTIFASCISMO”, “LOTTA PARTIGIANA” E “LIBERAZIONE”. CITA SOLO LA RESISTENZA, PERCHÉ NON PUÒ FARNE A MENO – IL TWEET AL VETRIOLO DI SEBASTIANO MESSINA: “LA MELONI IMPUTA AL “VENTENNIO FASCISTA” SOLO LA COLPA DI AVER “CONCULCATO” DEMOCRAZIA E LIBERTÀ E ELENCA TUTTI I TORTI SUBITI DAGLI EX FASCISTI: NON È IL MODO GIUSTO PER VOLTARE PAGINA”

 

 

Ilario Lombardo, Francesco Olivo per La Stampa

 

giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella

Dieci minuti. Il suo primo 25 aprile, Giorgia Meloni lo passa per un tempo brevissimo all’Altare della Patria, un passo dietro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tutta qui, la sua presenza. Poi il resto della festa della Liberazione lo trascorre in famiglia. La premier decide di celebrare a suo modo una ricorrenza nazionale che da leader di un partito radicato, in parte, nella storia post-fascista aveva sempre disconosciuto.

LETTERA DI GIORGIA MELONI AL CORRIERE DELLA SERA PER IL 25 APRILE

 

Evita i luoghi simbolo della Resistenza, le marce, mescolarsi a chi, invece, questo giorno l’ha sempre festeggiato. Chiede ai ministri di andare a rappresentare il governo, preferendo personalmente inviare una lettera al Corriere della Sera, in cui dà una sua personale lettura della lotta partigiana che ha portato alla nascita della Repubblica. La premessa è che «da molti anni i partiti che rappresentano la destra hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo». Il 25 aprile, secondo Meloni, segnò «la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni antiebraiche». Poi arriva subito un “ma”: «Non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano, che in alcuni territori si protrasse».

 

giorgia meloni ignazio la russa e sergio mattarella all altare della patria 25 aprile 2023

La ricostruzione non contiene quello che in molti, a partire da Gianfranco Fini, attendevano: l’esplicito riconoscimento dell’origine antifascista della Costituzione. Meloni auspica, ricordando le parole di Silvio Berlusconi del 2009 a Onna, che il 25 aprile diventi la festa della libertà e non più della Liberazione. A combattere per quella libertà furono i «patrioti» e non i partigiani, parola che la premier omette. 

 

(...)

Di inciso in inciso, tra tanti «ma anche», sposa il relativismo tipico della destra: e dunque il 25 aprile – il giorno che battezza la fine del fascismo – Meloni cita Istria, Fiume e Dalmazia, gli eccidi dei comunisti titini: «Mentre quel giorno milioni di italiani tornarono ad assaporare la libertà, per centinaia di migliaia di nostri connazionali iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre». Ma il «frutto fondamentale» del 25 Aprile, rimarca, è «l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato (termine che Fini usò nelle tesi della svolta di Fiuggi nel 1995, ndr)e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione, un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere». La lettera contiene poi un messaggio per gli avversari: «Chi usa la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione, e arma di esclusione di massa, indebolisce i valori che vuole difendere».

ignazio la russa lorenzo fontana giorgia meloni

 

Oggi Meloni sarà presente alla conferenza di Roma per la ricostruzione dell’Ucraina. Ed è proprio al Paese violentato da Vladimir Putin che va il suo pensiero. La difesa di Kiev le permette un parallelismo storico: «Questo è il modo migliore per attualizzare il messaggio del 25 Aprile. Perché con l’invasione russa la nostra libertà è tornata in pericolo». La democrazia, di cui lei oggi si fa vanto come pilastro dell’Occidente, è nata da una Costituzione condivisa da culture diverse, su una radice comune. L’antifascismo. La Resistenza. La lotta partigiana. La Liberazione. Le quattro parole fondative del 25 aprile. Di queste, Meloni ne cancella tre. Cita solo la Resistenza, perché non può farne a meno.

giorgia meloni bacia ignazio la russa

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