 
                                
            “A SINISTRA NON VOGLIONO VINCERE LE ELEZIONI” – ROMANO PRODI CONTINUA A BOMBARDARE SCHLEIN E DOPO LE CRITICHE SFERZANTI DA LILLI GRUBER ATTACCA ANCHE A “CIRCO MASSIMO” SULLA NOVE: “IL RAGIONAMENTO DELLA SEGRETARIA AIUTA A FAR CRESCERE UN'ALTERNATIVA? NO” - ELLY NON FA UN PLISSE' E CONTINUA A FARE DI TESTA SUA (E PENSARE CHE SI E’ AFFACCIATA ALLA POLITICA CON UN MOVIMENTO DI PROTESTA "OCCUPY PD" IN DIFESA DELL'EX PREMIER E CONTRO I 101 CHE AFFOSSARONO LA SUA CORSA AL QUIRINALE) – FOLLI: "PRODI HA IN MENTE LA PARABOLA DEL LABURISMO INGLESE QUANDO DECIDE DI AMMONIRE IL PD DI ELLY SCHLEIN: SENZA UNA LINEA CHE TENGA CONTO DEI CETI MEDI, È POCO PLAUSIBILE CHE…” – DAGOREPORT
DAGOREPORT
1 - “A SINISTRA NON VOGLIONO VINCERE PRODI ALL’ATTACCO, SCHLEIN TACE QUEL DIALOGO DIFFICILE CON LA LEADER
Francesca Schianchi per “la Stampa” - Estratti
Chissà se oggi Elly Schlein alzerà il telefono per farsi viva con Romano Prodi.
Non lo ha fatto nei giorni scorsi, dopo le critiche sferzanti che lui ha rivolto da Lilli Gruber a un sinistra «che ha voltato le spalle all'Italia», e probabilmente il Prof di Bologna un cenno da parte sua se lo aspettava.
Ieri sera, ospite di nuovo in tv, a Circo Massimo sulla Nove, lui ci è tornato sopra, sostanzialmente per ribadirle: «A me preme che si crei una coalizione che vinca le elezioni, e non sembra che nessuno abbia voglia di vincere le elezioni», ha sospirato, un modo nemmeno criptico per dire che no, così non va.
Ha un bel da rivendicare la segretaria il lavoro fatto in questi due anni e mezzo, i punti percentuali recuperati dal Pd da quando è stata eletta «perché siamo tornati in mezzo alla gente»: dallo studio di Massimo Giannini, Prodi dà un giudizio che è una rasoiata, «a me interessa il Pd, certo, ma soprattutto il governo. Il ragionamento della segretaria aiuta a crescere un'alternativa? No».
Non che sia una novità: è già un anno o più, calcolano ai vertici del Pd, che il professore di Bologna sprona, stimola, punzecchia. Con la libertà del padre nobile che può parlare senza filtri, anche se ogni sua dichiarazione ricade come un macigno su Largo del Nazareno.
Dove però la segretaria non sembra minimamente scalfita: non risponde, non reagisce, prende consigli col contagocce e spesso non li segue. Non che ce l'abbia con Prodi, anzi, e come potrebbe una leader che alla politica si è affacciata con un movimento di protesta – OccupyPd – proprio in difesa dell'ex premier e contro i 101 che affossarono la sua corsa al Quirinale?
(…)
Ieri sera in tv Prodi ha insistito sulla necessità di un programma condiviso con la gente, «noi lavorammo mesi con migliaia di persone», ha ricordato l'esperienza dell'Ulivo.
In privato, ha avuto modo di esporre a Schlein la sua idea: scegliere dieci parole chiave, «quelle di cui la gente discute a tavola», dalla scuola alla sanità alla casa.
Aprire una grande discussione in rete e poi, a valle di questo lavoro, un'agenda di incontri tematici, per ogni tema individuare una città simbolica in cui organizzare appuntamenti della segretaria e stare in mezzo alla gente. Lei lo ha ascoltato, grazie mille, ed è finita lì.
Ancora, l'altra parola d'ordine di Prodi è «allargare»: mica solo nella coalizione come nell'interpretazione «testardamente unitaria» della segretaria, ma anche, soprattutto, dentro al partito, perché non basta «il 22 per cento per vincere, serve il 22 più il 22».
E «finalmente si comincia ad avere una discussione», dice l'ex premier riferendosi alla riunione «non grandiosa» dei riformisti dem a Milano, a cui non a caso il weekend scorso ha inviato un messaggio di saluto per interposta senatrice Sandra Zampa, la sua ex portavoce a Palazzo Chigi. «Ma viene interpretato come se uno facesse l'opposizione, cosa vuole che faccia l'opposizione, io?», aggiunge Prodi toccando il punto dolente.
Perché il fiorire di nuove correnti – i riformisti, certo, ma pure i sostenitori di Schlein che si vedranno a fine novembre a Montepulciano – non fanno che insospettire la leader: gli uni apertamente critici della sua linea considerata troppo a sinistra, gli altri teoricamente supporter, ma si sa, tra sostenere e tentare di condizionare ci passa un soffio. E che Prodi promuova le istanze dei riformisti, col peso della sua personalità, non fa che renderla ancora più diffidente.
Nonostante anche ieri lui abbia tagliato corto: «Lasciamo stare queste cose qui», ha risposto alla maliziosa domanda se voglia mettere in discussione la leader.
In pubblico, Schlein non ha mai pronunciato una parola fuori posto sul fondatore dell'Ulivo. Ma quell'unica volta in cui ha sentito di dover rispondere, quando lui la rimproverò pubblicamente per essersi candidata alle Europee sapendo di non avere alcuna intenzione di andare a Bruxelles, rispose asciutta che «io Prodi lo ascolto sempre. Ciò non vuol dire che debba essere sempre d'accordo con lui, e credo sia meglio così rispetto ai tempi in cui tutti fingevano di ascoltare, per poi pugnalare alle spalle».
(...) In fondo, la sua risposta più tranchant alle critiche, è quella che ha ripetuto spesso: «Se fosse andato tutto bene fino a qui, non avrebbero eletto me».
2 - IL MONITO DI PRODI AL CENTROSINISTRA
Stefano Folli per “la Repubblica” - Estratti
Romano Prodi lo ha detto con disarmante franchezza, ma l'idea che il centrosinistra non sia in grado di rappresentare al momento un'alternativa credibile alla maggioranza di destra è largamente condivisa.
E non potrebbe essere altrimenti. Prodi stesso ha prevalso due volte nelle elezioni politiche (1996 e 2006), sconfiggendo la coalizione di Berlusconi. Ma in entrambe le occasioni egli era riuscito ad allargare l'alleanza di centrosinistra verso i cosiddetti ceti moderati. Sono quelli che hanno fatto la differenza, benché l'equilibrio si sia poi rivelato troppo fragile per durare nel tempo. Infatti i due governi Prodi si ridussero a un biennio ciascuno a causa di contrasti interni al centrosinistra.
Peraltro si riuscì allora a mandare un messaggio positivo all'elettorato. A sinistra diventava possibile immaginare un'alleanza fondata su un nucleo riformatore e su alcune ambizioni non trascurabili: l'euro, ossia la moneta unica adottata senza ritardi, era la prima di tali ambizioni realizzate dal binomio Prodi-Ciampi sul finire del secolo. Non fu un'anomalia italiana: al contrario assistevamo al tentativo di rendere il Paese più vicino ai costumi politici dell'Europa del nord. Tony Blair, il premier inglese che s'insediò dopo la stagione della signora Thatcher, non era il massimo della simpatia, ma ottenne parecchia popolarità in giro per l'Europa
(...)
Fu la vittoria di Blair, la quale a un certo punto sembrò trasformarsi addirittura in un'ipotesi di "terza via" tra i conservatori, appunto, e la sinistra populista.
Una ricetta valida per l'intero continente (...)
Viceversa furono votati all'insuccesso gli esperimenti dei leader del Labour fieramente legati alla sinistra: sia Neil Kinnock in un passato ormai remoto sia soprattutto Jeremy Corbyn in tempi recenti.
L'intransigenza classista di Corbyn, in particolare, ha permesso di riunire intorno al Labour tutti i gruppi e i sentimenti più autentici e spesso più emotivi rappresentati dalla sinistra inglese. Purtroppo non sono bastati a conquistare Downing Street; anzi, i laburisti non sono mai stati così lontani dal governo. Ci vorrà Keir Starmer, insieme al logoramento dei conservatori, a permettere loro nel 2024 la vittoria ai Comuni.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare che Prodi abbia in mente proprio la parabola laburista quando decide di ammonire il Pd di Elly Schlein: senza una linea che tenga conto dei ceti che rifuggono l'estremismo e apprezzano la moderazione nel vivere quotidiano (stiamo parlando, in due parole, dei ceti medi), è poco plausibile che una proposta di governo alternativa a Giorgia Meloni possa prendere forma.
 elly schlein ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni
elly schlein ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni
Essere «testardamente unitari» è certo una prova d'intransigenza, in primo luogo morale, ma è tutto da dimostrare che sia la scelta migliore, se il fine è il ritorno al governo. Sia pure in un modello elettorale diverso da quello vigente in Italia, anche Corbyn poteva definirsi «caparbiamente unitario»; ma ciò non lo ha messo al riparo da una delle più catastrofiche sconfitte subite dal partito laburista.
Oggi i militanti e sostenitori del Pd sono di fronte al solito bivio. Restare fedeli al proprio moralismo ovvero sporcarsi le mani. E fare delle scelte utili a ricostruire una prospettiva che oggi — come dice l'ex premier "cattolico adulto" — sembra assente.
 romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa
romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa  schlein prodi
schlein prodi romano prodi con elly schlein
romano prodi con elly schlein








 
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			         
						
							
			        