MANDATO IN VACCA IL PDL AL DELFINO-BECCHINO ALFANO, IL BANANA HA SOLO DUE PENSIERI CHE LO ASSILLANO, I SOLITI: LE GRANE GIUDIZIARIE E LA RAI - IL POMPETTA PRETENDE, VISTO L’APPOGGIO DATO AL GOVERNO TECNICO, UN INTERVENTO DA MONTI E DALLA SEVERINO SULLA GIUSTIZIA E SUI MAGISTRATI PER EVITARE LA GOGNA - IL TIMORE RAI È CHE LA RIFORMA DELLA GOVERNANCE, MAGARI CON UN AD LONTANO DAI PARTITI, PORTI A UNA VERA COMPETIZIONE CON MEDIASET…

Ugo Magri per "la Stampa"

La trattativa con Monti fin qui era stata delegata ad Alfano. Come se Berlusconi più di tanto non volesse immischiarsi nella cucina governativa. Del resto Angelino è o non è il segretario del partito? Nessuno meglio di lui può rappresentare Pdl e Berlusconi negli incontri di maggioranza.

Ieri, tuttavia, alla colazione col premier ha voluto esserci pure Silvio, anzi a Palazzo Chigi si sono recati in tre: il Cavaliere, Gianni Letta e Alfano. Segno che (perlomeno nelle loro intenzioni) oggetto del colloquio doveva essere qualcosa di cui al Cavaliere importa davvero tanto e di cui discutere vis-à-vis, magari guardandosi negli occhi con il presidente del Consiglio.

Corrobora la circostanza un ulteriore indizio. Anziché far trapelare tutto quanto all'esterno, il clan berlusconiano così solitamente ciarliero ha mantenuto stavolta un riserbo quasi da fare invidia allo staff di Monti. Alfano è stato inghiottito da interminabili riunioni dove si decidevano i destini della Sicilia. Dei personaggi più in vista, guarda caso, ieri sera nessuno sapeva nulla di nulla. L'impressione netta, insomma, è che nelle quasi tre ore intorno al desco si siano discussi argomenti da non mettere assolutamente in piazza.

Per capire meglio di che si tratti, è indispensabile ricostruire il viavai delle ultime 48 ore a Palazzo Grazioli, particolarmente intenso quello dei due capigruppo (Cicchitto e Gasparri) nonché di alcuni ex-ministri come Brunetta, Romani e lo stesso Alfano. Testimoni occasionali hanno carpito spezzoni di discorsi che sembravano propedeutici alla colazione con Monti.

Gasparri, per esempio, si è molto speso nell'illustrazione di certe modifiche da introdurre in extremis al decreto sulle liberalizzazioni, in modo da venire incontro a qualche categoria in rivolta, anzitutto i tassisti ma non solo, e da sciogliere altri nodi ingarbugliati tipo le compagnie di assicurazione (grande dibattito l'altra notte, con Berlusconi sul punto di addormentarsi, sulle agenzie mono e plurimandatarie). Brunetta si è esercitato sull'articolo 18 dove tuttavia, frenando la voglia di ficcare un cuneo tra Monti e il Pd, è stato prudentemente deciso di volare basso in modo da favorire il buon esito del negoziato sul lavoro.

Fosse stato solo questo, il motivo della visita a Monti, Berlusconi non avrebbe avvertito il bisogno di calare apposta da Milano. E' venuto perché ha un altro paio di questioni che lo assillano. Una è la solita, i processi. Sabato è attesa la sentenza Mills e Silvio teme fortemente la condanna, anzi la giudica pressoché certa in quanto quei magistrati, è il grido di dolore, «mi vogliono morto, faranno di tutto per riuscirci».

In particolare Berlusconi scommette che il Tribunale ribalterà le sue precedenti valutazioni, e invece di considerare il reato già prescritto, accetterà la tesi del pm De Pasquale che sostiene la tesi della prescrizione a maggio. L'intenzione, ancora ieri mattina, era di protestare con Monti per certe dichiarazioni del ministro Severino alla trasmissione dell'Annunziata, proprio in materia di prescrizione; quindi di chiedergli che intende fare sulla riforma della giustizia, tanto per non rinunciare al pressing sui magistrati. Non è dato sapere quale sia stata, a tavola, la reazione di Monti.

Altra doglianza del Cavaliere: la Rai. A marzo si esaurisce l'attuale consiglio di amministrazione, e Monti sembra intenzionato a cambiare la «governance», vale a dire la struttura di comando a Viale Mazzini. Il Prof toglierebbe peso ai partiti per aumentarlo al direttore generale o conferirlo a un vero amministratore delegato.

Berlusconi punta i piedi. E' sicuro che così la Rai finirebbe nelle mani della sinistra, e scatenerebbe una competizione furiosa con l'altra azienda televisiva (la sua). Per cui la linea illustrata ieri a Monti è «non si fa più in tempo a cambiare di comune accordo la legge, lasciamo la governance così com'è». Messaggio chiarissimo, se il Prof lo vuole capire.

 

SILVIO BERLUSCONIANGELINO ALFANO E SILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANO Mario Monti Paola SeverinoGIANNI LETTA RENATO BRUNETTA PAOLO ROMANI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....