IL QUARANTENNE ALFANO FOR PRESIDENT - L’OPA DELLA CHIESA SUL CENTRODESTRA POST-BERLUSCONE SECONDO IL FONDATORE DEL CENSIS DE RITA: “CIÒ DI CUI L’ITALIA HA BISOGNO NON È UN PRESIDENTE CATTOLICO OD EX DC IN QUANTO TALI, MA CHE FACCIA IDENTITÀ IN AVANTI. UN CATTOLICO DI 40-45 ANNI” - ALLA FACCIA DI BAGNASCO, IL BERLUSCONE BERTONE ENTRA IN CAMPO PER RICUCIRE COL PDL E FRATTINI SI PROSTRA: “CHINIAMO IL CAPO”…

1 - DE RITA: "E' ORA, UN CATTOLICO TORNI A GUIDARE IL PAESE"
Fabio Martini per "la Stampa"

Ma davvero la Chiesa italiana sta preparando un'Opa sul futuro centrodestra? Giuseppe De Rita sorride: «I tempi della Chiesa e del mondo cattolico sono molto lenti. In queste settimane sembra che siano in atto delle accelerazioni, ma è in corso una ruminazione», eppure alla fine di questo pensamento il fondatore del Censis, che sarà uno dei relatori del convegno di Todi promosso dalla Cei, pone un traguardo ambizioso: è ora che un cattolico, un giovane cattolico, torni alla guida del Paese. Classe 1932, fondatore del Censis, De Rita da 40 anni è lettore profetico della realtà sociale, ma anche un cattolico liberale che ha sempre seguito con attenzione le vicende della Chiesa.

Nell'ultima prolusione il cardinale Bagnasco lascia capire che la Cei intende star dentro la stagione che si aprirà con l'uscita di scena di Berlusconi: è così?
«La Chiesa sta ruminando la fine di tre cicli. La conclusione del ciclo berlusconiano. Quella di un centrodestra che non è riuscito ad essere un vero centrodestra, dal mercato ai valori. E rumina anche la fine del ciclo della soggettività, che certo ha creato grandi cose - la piccola industria, il lavoro indipendente e professionale, tutto il "fai da te" italiano - ma ha generato anche il soggettivismo etico: ciò che deprime, asciuga comportamenti e valori».

Ruminare per arrivare dove?
«Non se ne uscirà, dicendo: fate il partito cattolico che tutto risolve. Il mondo cattolico non è un mondo unitario, perché comprende la dimensione ecclesiale e parrocchiale, una realtà di grandi associazioni categoriali e poi c'è quella decina o centinaio di persone che fanno politica in senso professionale che però rappresentano sempre meno gli altri mondi, come facevano i politici democristiani. Tutto questo meccanismo non è ancora in grado di esprimere una linea politica. Ma in due anni sono stati fatti molti passi avanti. Tre anni fa non sarebbe stato possibile neppure fare Todi: per farlo bisognava chiedere il permesso a Bertone. Invece lo si farà e con una grande partecipazione».

E' finita la stagione nella quale la Chiesa faceva lobby per questa o quella legge?
«Io non ho mai amato la Chiesa che fa lobby però quando nel 1994 saltano tutti gli equilibri, alla fine hanno detto: vediamo quali sono gli interessi. Ruini l'ha illustrata come una svolta di cultura ed era una svolta di lobbismo, ma non è stato un errore grave, perché sarebbe rimasta soltanto una Chiesa di testimoni, di gente che non voleva sporcarsi le mani».

Si dice: esce Berlusconi e la Cei favorirà la nascita di un nuovo partito più vicino alla Chiesa...
«Non è detto che i cattolici italiani, ruminando, si trovino alla fine nel Ppe. Ma penso che l'unica possibile collocazione dei cattolici sia nel centrodestra. Non è soltanto un posizionamento tattico, perché lì c'e da prendere l'eredità di Berlusconi, ma per effetto di un rapporto costante con la società, i cattolici sono sempre stati una parte moderata».

Nel Pd l'amalgama non è riuscita? Le pare che i cattolici, se non facevano come certi leader dei partiti contadini dell'Est, rischino di finire un po' emarginati?
«Quelli della sinistra cattolica, da Mattei a De Mita, erano moderati che guardavano a sinistra. Ma se tu li metti in un partito che non può dichiararsi moderato, o fanno casino, o fanno prevalere le posizioni personali: da Bindi a Franceschini, da Letta a Fioroni, non riescono ad avere una posizione comune non solo per protagonismo ma perché non è possibile avere una posizione di sinistra cattolica».

Cosa spera che prenda corpo da tutto questo nuovo fermento?
«In Italia abbiamo avuto, oltre a quella cattolica, due grandi eredità fondanti: quella laico-risorgimentale, espressa da Ciampi; quella comunista che è stata portata dentro la cultura e l'identità italiana da Napolitano. Gli ultimi due Presidenti esprimono identità del passato. Ciò di cui l'Italia ha bisogno non è un Presidente cattolico od ex Dc in quanto tali, ma che faccia identità in avanti. Un cattolico di 40-45 anni. Se la Chiesa si mettesse in testa una cosa di questo genere potrebbe dire: guardate, noi non c'entriamo, quel che conta è l'identità nuova, la cultura fondante del futuro dell'Italia e chi la impersonerà. Questa è una buona carta per ricominciare a far politica».

2 - BERTONE IN CAMPO PER RIANNODARE IL DIALOGO CON IL PDL - LA DIPLOMAZIA DI FRATTINI: "CHINIAMO IL CAPO"
Giacomo Galeazzi per "la Stampa"

Dopo lo «strappo» della Cei, primo disgelo tra Santa Sede e governo. Alla festa della Gendarmeria il cardinale Tarcisio Bertone ha incontrato il sottosegretario di palazzo Chigi Gianni Letta e il ministro degli Esteri, Franco Frattini rinnovando «costruttiva collaborazione» e accettando per la prossima settimana un bilaterale in Vaticano. Lunedì era piombato sullo scandalo-escort il monito del presidente dei vescovi Angelo Bagnasco e martedì all'ambasciata presso la Santa Sede erano sfumati i colloqui informali attraverso i quali Letta e Frattini cercavano di riannodare i fili del dialogo con la Chiesa.

Come già in altre occasioni, è stato il segretario di Stato, Bertone a offrire una sponda all'esecutivo in difficoltà. nel momento di maggior tensione tra il governo Berlusconi e le gerarchie ecclesiastiche è il braccio destro del Papa a riaprire un canale di contatto. A Gianni Letta, Gentiluomo di Sua Santità e tradizionale mediatore nei Sacri Palazzi, ha dato man forte il titolare della Farnesina che ha saputo trovare i toni giusti prima ammettendo che davanti all'affondo della Cei «noi cristiani dobbiamo chinare il capo» e che si è trattato di un «giusto richiamo a principi a cui la Chiesa è dedicata per sua natura».

E che «siamo tutti peccatori e quindi il messaggio dobbiamo incassarlo con profondo rispetto senza reazioni e senza proteste». Poi ha individuato nella cooperazione sulla situazione libica un terreno di confronto e una convergenza di interessi in virtù dei quali tenere accesa la fiamma del dialogo tra l'esecutivo e la Santa Sede. Per ricucire dopo il colpo da «colpo da knockout» di Bagnasco, ieri pomeriggio in Vaticano il governo ha giocato la carta diplomatica.

Oggi Frattini in Libia vedrà il vescovo di Tripoli, Martinelli e al ritorno riferirà a direttamente a Bertone riguardo «la sicurezza della locale comunità cristiana». È il sospirato segnale che, malgrado le polemiche, il «filo diretto» prosegue. I rapporti tra il governo e la Chiesa restano «molto intensi su numerosi fronti di collaborazione», assicura Frattini. In Segreteria di Stato (più indulgente della Cei verso le bufere giudiziarie del premier) l'esecutivo di centrodestra «incassa» un'opportunità per rimanere l'interlocutore privilegiato. «Il dialogo va avanti», garantisce il ministro.

 

ANGELINO ALFANO 9tr21 giuseppe deritaI Cardinali Bertone e Bagnasco PAPA-BERLUSCONIFRANCO FRATTINI GIANNI LETTA

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