ALFANO PUNGE SACCOMANNI SUL CONTANTE - RENZI OMAGGIA BERLINGUER - SBUGIARDATI I TAGLI DELLA BOLDRINI: LA CAMERA SPENDE DI PIÙ - MIELI COMPLOTTISTA ALLA POLACCA

A cura di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

1. ALFANO - CON TANTI SALUTI A SACCOMANNI
«Ho 500 euro in tasca, posso stare tranquillo o mi mandi la Finanza?». Con una battuta al vetriolo il vicepremier Angelino Alfano, poco prima di un vertice a Palazzo Chigi, ha provato a sdrammatizzare le tensioni con il ministro dell'Economia per quelle norme sulla limitazione dell'uso dei contanti volute dal dicastero di via XX Settembre. Ma Saccomanni non ha gradito e ha reagito piccato: «Basta, non c'è niente su cui scherzare, dovete smetterla di attaccarmi tutti i giorni sui giornali».

La discussione ha poi preso una piega politica, con Alfano che ha ricordato a Saccomanni che l'innalzamento della soglia dei contanti è tra i primi punti del programma del Pdl. «Come puoi pretendere che facciamo addirittura il contrario di quanto abbiamo promesso agli elettori?». V. D.

2. MAGISTRATI A GIUDIZIO - COLOSIMO RESTA SOSPESO
Antonello Colosimo, ex capo di gabinetto dei ministri delle Politiche agricole Saverio Romano e Mario Catania, si è rivolto al Tar per ottenere l'annullamento del decreto con cui, la scorsa estate, il presidente del Consiglio dei ministri ha confermato la sua sospensione dal servizio e dalle funzioni di magistrato della Corte dei conti. Colosimo è sotto processo per concussione in uno dei filoni dell'inchiesta sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi.

Proprio per quella vicenda un anno fa finì agli arresti domiciliari e, come previsto in questi casi dalla legge, fu sospeso dal servizio e dalle funzioni di magistrato contabile. Dopo che il tribunale penale di Roma ha revocato gli arresti domiciliari, la scorsa estate Palazzo Chigi, mediante decreto, ha sostituito la sospensione obbligatoria, prevista in caso di arresto, con quella facoltativa, prevista per i pubblici dipendenti sottoposti a procedimento penale, fino a un massimo di cinque anni. Decisione che non è andata giù a Colosimo, che si è rivolto al giudice amministrativo. D. L.

3. ALFANO - SILVIO RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI
Raccontano che in uno dei tanti incontri di queste settimane con Angelino Alfano, Silvio Berlusconi abbia tirato fuori un argomento tanto delicato quanto convincente. «Vedi Angelino», ha sentito dire all'ex premier un assiduo frequentatore di palazzo Grazioli, «forse hai ragione: in fondo sono stanco e dopo tanti anni dovrei passare la mano e farmi da parte. Quello che mi chiedevo», ha aggiunto con una punta di ironia, «è: a chi devo trasferire quel centinaio di milioni di fideiussioni che ho firmato per il partito?» Un riferimento alle garanzie offerte dal Cavaliere a copertura dei debiti del Pdl (e della futura Forza Italia) che a oggi ammontano a oltre 88 milioni di euro.

Non è dato sapere come abbia risposto il vicepremier, ma è facile intuire che quell'argomentazione lo abbia persuaso una volta di più che rompere con Berlusconi non è solo un azzardo politico, ma anche finanziario. G. Fed.

4. GUERRE TELEVISIVE - MEDIASET NON VA PER IL SOTTILE
La berlusconiana Mediaset contro la tv di Urbano Cairo. Dal quartier generale di Cologno Monzese è partita la settimana scorsa una diffida formale all'editore de La7 per la diffusione non autorizzata di filmati di proprietà esclusiva di Rti-Mediaset. L'emittente del Biscione ha contestato un «illecito utilizzo di filmati esclusivi» appartenenti alla trasmissione "Quarto Grado" e riproposti, senza autorizzazione, dal programma concorrente "Linea Gialla".

Il conduttore Salvo Sottile, insomma, avrebbe trasmesso su La7 delle immagini realizzate dalla trasmissione di Rete4 di cui è stato timoniere fino alla passata stagione e prima di passare alla concorrenza per i dissidi con i vertici dell'emittente. M. S.

5. RENZI / 1 - COSÌ PER SPOT
Far convivere Matteo Renzi con i suoi nemici giurati Susanna Camusso e Maurizio Landini. Un'impresa che può sembrare impossibile ma che almeno nella comunicazione è riuscita alla barese Proforma. L'agenzia, dopo aver conquistato il rottamatore proponendogli per la sua campagna per la segreteria del Pd il claim "l'Italia cambia verso", ha subito attraversato il Rubicone.

E messo i suoi creativi al servizio della Cgil e delle tute blu della Fiom (che già tra loro hanno problemi di coabitazione) per una piccola campagna pugliese in difesa dei lavoratori della Om di Bari che non accettano la chiusura della fabbrica dopo le rassicurazioni da parte di molti amministratori locali e in particolare del governatore Nichi Vendola, fatte prima delle elezioni di febbraio. Chapeau all'agenzia quindi che non è nuova alle convivenze impossibili nei suoi uffici. Per le ultime politiche, infatti, si è occupata del simbolo di Scelta civica di Mario Monti e contemporaneamente ha curato la campagna di Sel e di Vendola. A. Cal.

6. RENZI / 2 - VANGELO SECONDO MATTEO
Quando negli anni Novanta, ai tempi del Pds, i preti di Cavriglia, piccolo borgo aretino di 8 mila anime, buen retiro di politici e personaggi dello spettacolo di sinistra (da Sergio Cofferati a Walter Veltroni, da Roberto Benigni a Alessandro Benvenuti), chiesero all'allora vescovo di Fiesole mons. Luciano Giovannetti: «Noi voteremmo come sindaco Enzo Brogi. Ma non è credente e per giunta è della Quercia. Che ne dice?». Il vescovo, sorridendo, rispose: «La quercia è una pianta del Vangelo».

Brogi, che conquistò l'80 per cento dei voti, ha ricordato questo episodio a Matteo Renzi per invitarlo a inaugurare, in uno dei borghi più rossi della Toscana, la sezione del Pd Enrico Berlinguer: «Matteo, tu devi parlare al mondo della sinistra che proviene dal Pci berlingueriano». Renzi lo ha ascoltato in silenzio, poi deciso: «Mi piace la tua idea. Vengo sicuramente». Così entro novembre (data ancora da decidere), Renzi salirà nel piccolo borgo aretino a rendere omaggio a Berlinguer. «Intanto ha comprato tre libri, si vuole documentare bene», sorride Brogi, consigliere regionale e veltroniano di lunga data. M. La.

7. GUARDIA DI FINANZA - AGENTE A LUCI ROSSE
Messi un po' da parte accertamenti patrimoniali e indagini su assetti societari, un finanziere aveva trasformato il suo ufficio presso la Procura della Repubblica di Como in una sorta di stanza del piacere, dove trascorrere ore a chiamare i numeri erotici a pagamento con il cellulare di servizio e dove compiere atti osceni. In meno di cinque mesi 500 chiamate, per un totale di oltre dieci ore e mezza.

Per il sottufficiale è arrivata la condanna della Corte dei Conti della Lombardia, essendo stato chiamato a risarcire le fiamme gialle per il danno delle telefonate, d'immagine e del mancato lavoro. Una sentenza che segue quella penale ormai definitiva, con cui il finanziere è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione. Nessun rischio però per il lavoro: il militare è già tornato in attività. C. P.

8. CASO STAMINA - VANNONI IN TRIBUNALE
Il caso Stamina potrebbe presto finire in un'aula di tribunale. La Procura di Torino ha infatti concluso le indagini per tentata truffa ai danni della Regione Piemonte che coinvolgono Davide Vannoni, fondatore e presidente della Stamina Foundation. I fatti risalgono al 2007 e gravitano attorno a una delibera con la quale l'ente avrebbe stanziato 500 mila euro in favore dell'Associazione per la Medicina Rigenerativa onlus, che faceva capo a Vannoni, per la «realizzazione di un laboratorio per lo sviluppo di tecnologie biomediche».

L'ipotesi è che vi siano state pressioni sui politici piemontesi per ottenere il finanziamento. Che venne invece stoppato dall'allora assessore alla Ricerca, Andrea Bairati. «Il dossier fu affidato a me e, come di prassi, lo inviai a valutatori internazionali», spiega Bairati, «i pareri degli scienziati, però, furono unanimi e negativi. Scrissi quindi che, per quanto ci riguardava, il progetto non era finanziabile e l'erogazione venne bloccata. Il problema principale era la mancanza di letteratura». F. L.

9. COMPLOTTI - MIELI ALLA POLACCA
E. A. - Paolo Mieli sostiene da tempo che il complottismo, nell'interpretazione dei fatti politici, fa spesso danni. Se ne occupa anche nel suo nuovo libro, "I conti con la Storia", edito da Rizzoli. Di recente il presidente di Rcs Libri è stato a Varsavia per alcune lezioni e incontri, ed è stato letteralmente bombardato di illazioni sulla tragica morte dell'ex presidente della Repubblica Lech Kaczynski nell'incidente aereo di Smolensk del 2010.

Il fratello gemello, vari dirigenti politici e intellettuali polacchi sono convinti che sia stato un attentato ordito dai russi. Senza addurre, sinora, prove certe. E Mieli, a Varsavia, mentre spiegava il caso Moro (su cui non mancano le teorie) ogni volta, dopo tot minuti, racconta, veniva interrotto per parlare dei russi e del complotto Kaczynski: «Una vera mania».

10. ZINGARETTI VENDE - ENOTECA AL BANDO
Ben 1,6 milioni di euro. A tanto ammonta il debito accumulato, in quasi dieci anni di attività, dall'Enoteca Palatium, di proprietà della Regione Lazio. A causare il buco la cattiva gestione: il locale restava chiuso ad agosto, mese di grande affluenza turistica, e spesso i consiglieri regionali che si trovavano a passare da via Frattina, nel pieno centro di Roma (dove ha sede l'enoteca), consumavano pranzi e cene a scrocco.

Per questo motivo il governatore Zingaretti ha deciso di cedere la gestione del locale ai privati. «L'Enoteca rappresenta un costo insostenibile e non è giusto che sia ripianato ogni
anno con i soldi dei cittadini», ha fatto sapere Zingaretti, annunciando la pubblicazione di un bando per la privatizzazione della gestione. G.P.

11. DUELLO IN CAMERA
Accuse di artifici di bilancio e pubblicità ingannevole, repliche di ignoranza e scorrettezza. Uno scontro durissimo si è consumato sul bilancio della Camera. Protagonisti: Roberto Perotti, docente di Politica economica alla Bocconi e il deputato questore Paolo Fontanelli (Pd). I tagli vantati da Montecitorio (33 milioni nel 2013) sono frutto di «un incredibile trucco contabile», ha attaccato l'economista sul sito lavoce.info: il risparmio viene calcolato paragonando la spesa prevista anziché il consuntivo di cassa. Dunque altro che risparmi: dal 2011 la spesa «è aumentata tra i 120 e i 140 milioni». Non si possono paragonare «dati eterogenei», la risposta del parlamentare. Insomma, Perotti non ha «contezza degli strumenti concettuali basilari per leggere un bilancio di previsione». P. Fa.

 

saccomanni, alfano e lettaLETTA, ALFANO, SACCOMANNIalfano berlusconi adn x Antonello Colosimo SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO renzi, vendola, bersaniRENZI-VENDOLACAMUSSO MONTI E FINI A CERNOBBIOCAMUSSO, MONTI E SANGALLI A CERNOBBIO CAMUSSO E MONTI A CERNOBBIOACHILLE OCCHETTO ENRICO BERLINGUER jpegENRICO BERLINGUER COLTO DA MALORE jpegdavide vannoni LAURA BOLDRINI E AUNG SAN SUU KYIPAOLO MIELI MICHELE SANTORO

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?