1. DOVE È SCRITTO CHE L’ITALIA DEBBA AVERE UNA COMPAGNIA DI BANDIERA? LA SI POTREBBE DAR SUBITO, CON TANTE SCUSE, AL SOCIO AIR FRANCE, OPPURE LA SI POTREBBE ANCHE FAR FALLIRE. OVVIAMENTE, CON UN FALLIMENTO FORSE FINIREBBERO IN MANETTE BANCHIERI, SOCI PRIVATI E MANAGER. MA FA PARTE DEL FAMOSO RISCHIO D’IMPRESA 2. AMORALE DELLA STORIA: STATO BATTE MERCATO DUE A ZERO, ANCORA UNA VOLTA. E I SOLDI DEI CITTADINI VENGONO USATI PER SALVARE IL CULO ALLE BANCHE, ANCORA UNA VOLTA 3. CORRADO, FACCE’ RIDE! NEI GIORNI DEL TRACOLLO ALITALIA TOCCA LEGGERE ANCHE QUESTA: “DA PASSERA CRITICHE AL GOVERNO: ORA SERVE UN GRANDE PROGETTO. L’APPELLO DELLA FONDAZIONE DI CAPALDO “PER LA NUOVA ITALIA”. L’EX MINISTRO IN CAMPO”

a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)

1. GRAZIE SILVIO, GRAZIE CORRADO
Aspenio Letta costringe le Poste, casualmente guidate da un manager in scadenza come Sarmi, a ficcarsi n quel Vietnam chiamato Alitalia. In nome delle famose sinergie, anche la Mistral comincerà ad arrivare regolarmente in ritardo e i vecchietti che vanno a ritirare la pensione avranno file separate per i soci Millemiglia e Club Ulisse. Tessera Freccia Alata solo per chi percepisce le pensioni d'oro. A Giuliano Amato la porteranno direttamente a casa.

Scherzi a parte, ecco la vera storia. Nel 2008, per non consegnare Alitalia all'Air France scelta da Prodi, ma ai privati selezionati da un "Grande imprenditore prestato alla politica" e da un "Grande banchiere di sistema", lo Stato ripiana un buco di tre miliardi con i soldi dei contribuenti. La cosa un po' fa scandalo e allora partono subito inchieste e processi penali sulle gestioni precedenti. Inchieste naturalmente ancora in corso in quella casa del "Grande Boooh!" che è Piazzale Clodio.

Passati cinque anni dalla bella pensata del Banana e di Airone Passera, si scopre che la famosa Alitalia dei "capitani coraggiosi" s'è già fumata 1,2 miliardi e ha accumulato un debito effettivo scaduto che sfiora i due miliardi. La compagnia sta di nuovo per fallire. E lo Stato, non potendo usare il risparmio postale degli italiani immobilizzato nella Cassa Depositi Prestiti, sceglie di drenare direttamente la liquidità di Poste Spa e di rientrare nel capitale di Alitalia. Come se fosse una scelta obbligata.

Perché invece non è scritto da nessuna parte che l'Italia debba avere una compagnia di bandiera. La si potrebbe dar subito, con tante scuse, al socio Air France, oppure la si potrebbe anche far fallire. Ovviamente, con un fallimento forse finirebbero in manette banchieri, soci privati e manager. Ma fa parte del famoso rischio d'impresa.

Invece con questa rinazionalizzazione strisciante, le banche (Intesa e Unicredit in testa) si degneranno di prestare nuovi soldi. E i sedicenti privati, tra i quali spiccano concessionari pubblici come Atlantia-Benetton, forse faranno la loro (piccola) parte nella ricapitalizzazione. Tutti si complimenteranno a vicenda per il comune "senso di responsabilità dimostrato" e i sindacati, insieme ai partiti, penseranno di essere padroni tanto di Alitalia quanto di Poste.

L'amorale della storia è che Stato batte Mercato due a zero, ancora una volta. E che i soldi dei cittadini vengono usati per salvare il culo alle banche, ancora una volta.

2. IL RITORNO DELLO STATO PAPPONE
Dunque, Lettanipote mette finalmente a frutto vent'anni di formazione economica tra Arel, Aspen e VeDrò, e tira fuori dall'eterno cilindro democristiano la soluzione Poste. Perplesso, ma non contrario, il Sole 24 Ore: "Ecco il piano di Poste Italiane. Definite le sinergie industriali. L'asse con gli aerei a medio raggio di Mistral Air". "Via al salvataggio da 500 milioni. Poste entra con 75 milioni, garanzie pubbliche su altri 75. Dai soci 150 milioni, prestiti bancari per 200". Il commento di Gianni Dragoni: "Adesso conta il piano industriale, che però al momento non esiste" (pp. 1-3).

Critico il Corriere, con Sergio Rizzo: "Mistral, la compagnia dei portalettere. Ma chi pagherà il conto finale?". Lo strano percorso di Poste, "dal Mediocredito centrale, ai telefoni, alla nuova partecipazione azionaria" (p. 34). All'attacco il capoccione di Ryanair, O'Leary: "Se Alitalia taglia le rotte siamo pronti a sostituirli. Alitalia dev'essere privatizzata: continuare a volare su rotte dove vende il 30% dei posti con tariffe costosissime non ha senso" (Corriere, p. 35).

Complessivamente, Repubblica si gira dall'altra parte e addirittura intervista quel vecchio arnese di Vito Riggio, che dice: "Scongiurato il blocco dei voli, ora il consorzio di garanzia per i biglietti" (p. 7). Non intende minimamente disturbare il Manovratore neppure il Messaggero, che titola giulivo a tutta prima: "Le Poste in Alitalia: ecco il piano". A fianco, un perfido commento del vindice Prodi tutto da gustare.

Onesto, invece, il commento di Francesco Manacorda che sulla Stampa ("Condannati all'ultima spiaggia", p. 1) parla di "pessima prova di quegli azionisti privati che entrarono nel 2008 dopo aver lasciato i debiti della compagnia sulle spalle dei contribuenti" e sottolinea come sia "perfino superfluo gridare all'ovvio scandalo per l'ingresso delle Poste in Alitalia". Duro anche il Giornale: "Le Poste salveranno Alitalia dalla bancarotta. I debiti li paghiamo noi". "Altro che Stato liberale. Le mani nelle nostre tasche" (p. 1). Ma sorvola, caso strano, sull'operazione Capitani coraggiosi messa su dal suo Padrone nel 2008.

3. PRESTATORI DEL CAPPERO
Ligresti, Telecom, Rcs, Zaleski, Alitalia e un'infinita banda di raccomandati del credito. Alla fine gli errori delle banche si sommano e perfino Bankitalia, che in fondo dovrebbe vigilare anche sulle singole esposizioni creditizie, si sveglia e si preoccupa un po'. Abilmente decontestualizzata e slegata dalle cronache finanziarie, ecco la notizia: "Le grandi banche a rapporto da Visco. Il 4 novembre convocati in Bankitalia i vertici di UniCredit, Intesa, Ubi, Banco Popolare, Mps e Mediobanca.

Attesa per i criteri dell'asset quality review della Bce in vista della Vigilanza unica. Il rischio che i nuovi accantonamenti sui prestiti frenino gli impieghi. Per il Fondo monetario c'è un fabbisogno di capitale compreso tra 6 e 14 miliardi, in linea con le stime di luglio di Via Nazionale. I timori di nuove rettifiche sui crediti" (Sole, p.1 del dorso Finanza&Mercati).

4. NANO DECADENCE
Scodellato il pallone da Re Giorgio, ecco il contropiede affidato al peones di turno, lo storico sindaco socialista di Aulla, Barani. "Blitz del Pdl su amnistia e indulto. Subito la legge al Senato, ma è scontro. Il Pd: Berlusconi escluso. Intervento del governo, Letta al Colle. Norma ‘tombale' presentata ieri dal centrodestra. L'ex premier manda avanti gli ultrà. ‘Strada stretta, però dovete provarci. E' l'ultima occasione per salvarmi'" (Repubblica, pp. 10-11). La norma studiata dal compagno Barani casualmente copre i reati puniti fino a sei anni, come la frode fiscale del Banana.

Intanto fervono i traffici giuridici per assicurare al Cainano il miglior trattamento possibile: "Servizi sociali a Roma o Milano? Ultima sfida tra Coppi e Ghedini. Le diverse strategie dei legali provocano lo stallo. Il cassazioni sta suggerisce la Capitale e medita l'addio" (Stampa, p. 8). Per il Corriere, "Il tentativo: ‘affidamento' a casa. I legali del Cavaliere giocano la carta dei colloqui con l'assistente sociale" (p. 9). Nel caso fosse scelta un'assistente giovane e carina, per dirla con Michelle Bonev, se ne potrebbero giovare tanto Papi Silvio quanto Franceschina.

5. ULTIME DAL MOVIMENTO CINQUE FASCI
Era troppo bello per essere vero. "Clandestinità, il reato deve restare'. Grillo sconfessa i suoi senatori e le Rete si ribella: ‘Come i leghisti'. I parlamentari M5S: abbiamo votato l'abolizione. Andrea Cioffi, firmatario dell'emendamento: ‘Noi non abbiamo capi, abbiamo leader. Grillo e Casaleggio hanno espresso il loro parere" (Repubblica, p. 2).

6. SU IL CAPPUCCIO!
Veramente un gran personaggio, il sottosegretario alla Giustizia in quota Pdl Cosimo Ferri. I suoi circa trentamila amici stretti lo chiamano "Cosimino" e lui oggi se ne farà altrettanti con un'intervista al Corriere in cui demolisce - bonariamente - la Bossi-Fini: "Il sottosegretario dello ‘strappo': io sono un tecnico. Magistrato enfant prodige, fu coinvolto nelle inchieste P3 e Calciopoli: sono uscito dal tritacarne a testa alta. Ferri: nel testo sanzioni sproporzionate. Il partito sapeva come ragiono" (p. 6).

7. LA POLITICA (ANCHE PESSIMA) COSTA
I due partitoni di governo hanno bilanci-groviera, come racconta il Sole 24 Ore: "Perché Pd e Pdl hanno i conti in sofferenza. I democratici pagano i tagli ai contributi mentre il partito di Berlusconi ha avuto un calo delle quote associative. Il partito di Epifani ha visto dimezzati i contributi elettorali, quello del Cavaliere costretto a restituire 22 milioni di crediti cartolarizzati.

L'allarme del tesoriere azzurro: il 21% dei parlamentari non ha pagato le quote e il 40% ci deve arretrati per un ammontare complessivo di 6,2 milioni" (p. 15). Al posto del farmacista Crimi mettete la Pascale, quella che ha rimesso in ordine le finanze di casa Banana con il decreto Fagiolini.

Sul tema, la notizia del giorno però è questa: "Soldi ai partiti, intesa sui tetti alle donazioni. Bagarre alla Camera. Grillini all'attacco al grido di ‘ladri!'. Il Pd lascia l'aula per protesta. Accordo pure sui finanziamenti ai nuovi gruppi in caso di scissioni" (Messaggero, p. 8). Hai capito i sorci? Sono previste scissioni a breve.

8. MA FACCE RIDE!
Nei giorni del tracollo Alitalia tocca leggere anche questa: "Da Passera critiche al governo: ora serve un grande progetto. L'appello della fondazione di Capaldo "Per la nuova Italia". L'ex ministro in campo" (Corriere, p. 11).

9. I TRIBUNALI CE L'HANNO CON TRONCHETTI
Altro stop fastidioso per Tronchetti. Lo racconta Repubblica: "Il Tar congela il prezzo dell'Opa Camfin. Le adesioni all'offerta di Lauro 61 a 0,8 euro hanno superato il 90%. Sentenza definitiva il 20 novembre. Il fondo off shore Antares si schiera a fianco della Consob e chiede un adeguamento ben superiore a 0,03 euro" (p. 31).

colinward@autistici.org

 

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