MONTE DEGLI SCAZZI DI SIENA! - ALL’OMBRA DI BANCA MPS RINASCE LA MARGHERITA: DOPO LA TRAVAGLIATA NOMINA DI ARROGANCE PROFUMO (FRESCO DI STRONCATURA DELL’OCCHIALARO DEL VECCHIO), SETTE CONSIGLIERI EX DL AFFONDANO IL BILANCIO DEL COMUNE DI SIENA E SPACCANO IL PD - BALLANO INCERTI 6 MILIONI DI EURO, EX DS (DA MIGLIAVACCA A CHITI ALLA DIESSINA ACQUISITA BINDI) COMPATTI CONTRO I TRADITORI, SCENDE IN CAMPO FIORONI PER DIFENDERE I MARGHERITINI - RIZZO&STELLA SULLA GUERRA DEL MONTE: “CHI TOCCA I FILI MUORE. COME È SUCCESSO AL DIRETTORE DELLA ‘’NAZIONE’’, CACCIATO PER AVER DATO CONTO DI UN COMUNICATO DELLA FONDAZIONE DEL MARGHERITINO MANCINI”...

1- NEL PD SCOPPIA IL "CASO SIENA", ALL'OMBRA DEL MONTE DEI PASCHI RINASCE LA MARGHERITA
Alessandro Trocino per "Il Corriere della Sera"


Un duello tra ex Ds e Margherita, sgradita eredità dei passato. Una legittima ribellione di un gruppo di consiglieri di maggioranza contro un bilancio senza copertura finanziaria. Una ritorsione di un gruppo di potere - il partito-famiglia di un pd ex dc, Alberto Monaci - escluso dal nuovo assetto di potere del Monte dei Paschi.

Sono molte le chiavi di lettura della guerra che si è scatenata a Siena, dove la maggioranza guidata dal sindaco ex diessino Franco Ceccuzzi è stata messa sotto dal voto contrario al bilancio consuntivo di sette consiglieri, sei dei quali ex margheritini. Uno scontro che rischia di riportare Siena alle urne, visto che il sindaco si ritiene «pugnalato alle spalle».

Ma c'è anche un rilievo nazionale, visto che il deputato popolare Beppe Fioroni prende le difese del gruppo ribelle di Siena e addossa al sindaco la responsabilità dello scontro. La versione dei sette dissidenti fa riferimento alla mancanza di 6,4 milioni nel bilancio. Buco causato dal fatto che la Fondazione del Monte dei Paschi di Siena non garantisce più gli 11,6 milioni attesi, ma solo 5,2.

Di tutt'altro avviso la maggioranza del partito, che individua l'origine dello scontro nell'improvviso esautoramento dal Monte dei Paschi di quella parte di margheritini che fanno capo al presidente del consiglio regionale Alberto Monaci. E nella volontà di fare pressioni per mantenere almeno la presidenza della Fondazione nelle mani dell'ex della Margherita Gabriello Mancini, in scadenza.

Il sindaco Ceccuzzi (ex segretario provinciale dei Ds e deputato), ha rotto il quieto vivere e anni di tregua tra le due fazioni, decidendo per un profondo rinnovamento. Gli assetti di potere del cda della banca sono stati cambiati e si è aperta la porta ad Alessandro Profumo, nominato presidente, e a nuovi consiglieri. Una rivoluzione accolta con favore dalle Borse e stroncata dal consiglio comunale.

Da Roma hanno preso le difese del sindaco Maurizio Migliavacca e Vannino Chiti (ex ds), ma anche l'ex dl Antonello Giacomelli. Beppe Fioroni, invece, sta con i dissidenti: «Ci vuole senso di responsabilità da parte di tutti. A cominciare dal sindaco Ceccuzzi, che ha le maggiori responsabilità».

Non si tratta affatto, nega Fioroni, di una guerra fratricida tra correnti, né di spartizione di potere nella banca: «Non c'entrano né la Margherita né i Ds, né la destra né la sinistra. Qui c'è un finanziamento da sei milioni che è incerto e un sindaco che ama la trasparenza e la legalità deve approvare uno strumento che ha la certezza della copertura. Va bene la discontinuità, ma non dalle leggi».

Del resto, aggiunge, «abbiamo approvato una legge che prevede il pareggio di bilancio e non c'è fedeltà di partito che possa violare le regole». E se la questione non si risolve? «Eviterei le drammatizzazioni. Mi viene in mente la vicenda di Sansone e dei Filistei: a furia di tirare troppo la corda, finirono tutti sotto le macerie del tempio. In questo caso stiamo parlando di Siena. E onestamente non mi sentirei di farlo crollare, il tempio».

A capo del gruppo dei dissidenti c'è Alberto Monaci. Ex ras dc, entrò in possesso delle 14 stanze della dimora storica del partito pagando appena 570 milioni di lire. La moglie Anna Gioia, fisioterapista, è consigliere comunale dal 2004. Uno dei figli avuto dal primo matrimonio, Alessandro Pinciani, è vicepresidente della provincia di Siena.

Il fratello Alfredo Monaci si aspettava una nomina nel cda, che non è arrivata. Rosy Bindi - senese «ma di fuori le mura», come tiene a precisare -, della Margherita ha fatto parte ma certo non è mai stata vicina al partito-famiglia Monaci: «Penso che non sia una coincidenza che nel giorno in cui si è insediato il nuovo cda del Monte dei Paschi una parte della maggioranza abbia votato contro il bilancio. Io indagherei su questa coincidenza».

La presidente del Pd ha già indagato: «Il sindaco ha finalmente scommesso su un cambiamento vero e questo non è stato accettato da quella parte dei partito che ha contribuito a tenere la banca sotto un condizionamento dovuto a una spartizione del potere locale. Per questo ha reagito con una vera e propria ritorsione». Questione anche nazionale per il Pd? «Assolutamente no. Il gruppo che ha votato contro il bilancio ha caratteristiche non solo senesi ma familiari».

Si potrebbe discutere del «collateralismo» che lega Pd e Monte dei Paschi. E si potrebbe obiettare che la rivoluzione di Ceccuzzi non sia altro che la creazione di nuovi equilibri, sempre interni al Pd: «Non è così - dice la Bindi -. E vero che la politica non ha fatto bene alla banca in passato. Ma questa volta si è deciso nell'ottica della competenza e della qualità». Non sarebbe il caso di rinnovare il patto con il gruppo Monaci, fa capire la Bindi: «O si risolve la questione limpidamente o sono meglio le elezioni. Che rivinceremmo senza problemi».


2- MONTEPASCHI: CHI TOCCA I FILI MUORE (COME E' SUCCESSO AL DIRETTORE DELLA "NAZIONE")
Dall'articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il "Corriere della Sera" di ieri


«Impugnare il manubrio. Sedersi sul sellino. Posare il piede sul pedale...» Bolzano sono arrivati a inventarsi un corso di bicicletta per immigrate: 21 mila euro. Settecento ad allieva. Vanno in bici anche in Perù o in India? Sì, ma non alla bolzanina. L'ultima volta la commissione municipale ha detto no. Prova provata che ormai la crisi morde anche i Comuni tradizionalmente meno sparagnini...

Il fatto è che, in attesa di vedere quale sarà il gettito dell'Imu, sono nei guai anche quei Comuni convinti storicamente di essere in una botte di ferro. Come Siena. Dove l'altra sera, per la prima volta, lo scontro fratricida all'interno del Pd ha portato alla clamorosa bocciatura del bilancio consuntivo. Da sempre fatto con la serenità di chi sapeva di contare sul Monte dei Paschi, la grande banca le cui mammelle parevano dover buttare latte per l'eternità come quelle dell'egizia Vacca Celeste, emersa dalle acque reggendo fra le corna il sole.

Macché, le mammelle non buttano più come prima. Colpa della crisi, di certe scelte sbagliate, del progressivo sbandamento dell'Istituto. Per controllare il quale le due anime democratiche si sono scontrate con una cattiveria agonistica che manco i fantini al Palio. Finché, appunto, la componente margheritina ha deciso di votare con l'opposizione di destra contro il bilancio presentato dalla maggioranza di cui fa parte. Una sterzata che ha mandato su tutte le furie i diessini, fino a sentire risuonare l'insulto: «Siete peggio di Scilipoti!».

Che la situazione si stesse deteriorando era chiaro da un pezzo. Tanto che alla manifestazione di marzo dei dipendenti del «Monte» c'era un cartello che invocava l'arrivo ai vertici della rockstar cittadina: «Gianna Nannini presidente!». Meglio lei, piuttosto che lo spettacolo offerto dalla rissa fra il Comune, guidato dall'ex diessino Franco Ceccuzzi, e la Fondazione Montepaschi, presieduta dall'ex margheritino Gabriello Mancini.

Una scazzottata così violenta da costare il posto al direttore de La Nazione Mauro Tedeschini, saltato per avere dato conto d'un comunicato ufficiale della Fondazione che non dava per scontato il sostegno all'emissione di certi Buoni comunali fondamentali per il Municipio. Una telefonata dell'editore Andrea Riffeser, racconta Tedeschini, l'aveva raggiunto sul Frecciarossa per Bologna: «Passi in amministrazione. C'è una busta per lei».

Dentro, la lettera di licenziamento. Chi tocca i fili muore. E i fili sono, appunto, quelli che collegano il Monte dei Paschi al Comune. Siena è il Monte e il Monte è Siena. Basta un numero: in una città di 50 mila abitanti, settemila prendono lo stipendio dalla banca. Fra questi, anche gli uomini che di volta in volta si sono alternati alla guida della città e della politica cittadina.

E che magari sono poi finiti anche in Parlamento. Il Monte è tutto: la squadra di basket, la squadra di calcio, il Palio. Tutto. A lungo, prima della traumatica cessione di una quota che ha fatto scendere l'azionista pubblico sotto il 51%, il Comune ha dominato la Fondazione, a sua volta padrona del pacchetto di maggioranza del gruppo bancario. E a lungo questa è stata una sicurezza: male che andasse, c'era il Montepaschi. Oggi non più. Anzi, il controllo della politica sulla banca si rovescia squassando la politica. Aggiungendo crisi a crisi.

 

FRANCO CECCUZZIGIUSEPPE FIORONI ALBERTO MONACIGabriello ManciniALESSANDRO PROFUMOChitirosy bindi x GIAN ANTONIO STELLA E SERGIO RIZZO Sergio Rizzo

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