L’ULTIMA ASTUZIA DI DRAGHI: LE PAROLE ANTI-AUSTERITÀ CON IL CONSENSO SEGRETO DELLA MERKEL – LE PAROLE CHIAVE: “SI RISCHIA DI PIÙ A FARE TROPPO POCO CHE A FARE TROPPO”

Maurizio Ricci per “La Repubblica

 

mario draghimario draghi

Segui Draghi. Il pesce pilota della politica europea o, meglio, il suo più navigato protagonista, l’uomo capace di collocarsi al centro del consenso, un attimo prima che si cristallizzi pubblicamente è uno che, di professione, politico non è, ma, anzi, è un tecnico fra tecnici: il presidente della Banca centrale europea.

 

angela merkel 4angela merkel 4

«Si rischia di più a fare troppo poco che a fare troppo» ha detto, a sorpresa, Draghi, venerdì scorso ad un convegno di banchieri centrali, in un passaggio destinato, probabilmente, a fare storia come il famoso «salveremo l’euro, costi quel che costi» di due anni fa. Il discorso ha fatto rumore, come era stato certamente calcolato. E ogni parola con cui il custode dell’euro ha preso le distanze dalla politica di austerità era stata attentamente soppesata. Così l’hanno intesa i mercati che, ieri, alla prima seduta utile hanno cavalcato a lungo l’effetto Draghi.

 

Euforia nelle Borse, che vedono una politica di stimolo europea affiancarsi alla già solida ripresa americana. Rendimenti dei titoli di Stato europei ai minimi (in Germania anche sotto zero) in vista di una politica di allentamento monetario. Euro, per lo stesso motivo, in caduta sul dollaro.

francois hollandefrancois hollande


Apparentemente diversa la reazione dei politici. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, vola in Spagna per fare, insieme al premier Rajoy, la faccia feroce contro i nemici dell’austerità. E, a Parigi, il presidente Hollande caccia dal governo i ministri di sinistra, per aver detto, contro l’austerità, le cose che lui stesso aveva detto, pochi giorni prima, in un’intervista a Le Monde. I fautori dell’austerità, dunque, che si trincerano nel loro fortino, costringendo anche Hollande a rimangiarsi le sue parole? Se questa tesi fosse vera, Draghi, con il suo discorso di Jackson Hole, avrebbe fatto una netta scelta di campo, accettando la divisione in due della politica europea e schierandosi con il partito anti-austerità.

 

Mariano RajoyMariano Rajoy

Chi lo segue da quando è presidente della Bce dubita fortemente che atteggiamenti simili siano nella natura e nello stile dell’uomo. Quello che è emersa, in questi tre anni, è piuttosto una straordinaria capacità di cogliere per primo e per tempo, lo spostarsi degli equilibri della politica europea. Questo, in fondo, è avvenuto due anni
fa. La cosa notevole, nel discorso in cui Draghi annunciò che la Bce era pronta a rastrellare titoli di Stato sul mercato, pur di salvare l’euro non sono le misure prospettate.

 

MARIANO RAJOY E ANGELA MERKELMARIANO RAJOY E ANGELA MERKEL

Plotoni di economisti le invocavano da mesi. A stupire fu l’assenza di proteste. Ci fu qualche mugugno della Bundesbank, ma la Cancelleria di Berlino si schierò con decisione dietro il presidente della Bce. E’ probabile che, anche questa volta, prima di uscire allo scoperto a Jackson Hole, Draghi abbia provveduto a coprirsi le spalle a Berlino. In questo scenario, sia i “nein” della Merkel, sia le decimazioni (al di là delle motivazioni di politica interna) di Hollande vanno visti soprattutto come un tentativo preventivo di placare un’opinione pubblica, allenata ad essere ultra-sospettosa sugli allentamenti del rigore, come quella tedesca.

francois hollandefrancois hollande


Due anni fa, fu l’assalto contro Bonos e Btp a mettere Draghi nelle condizioni di cambiare politica. Adesso? Sostanzialmente due fattori. Il primo è l’oscurarsi delle prospettive dell’economia tedesca. Gli ultimi sondaggi indicano un diffondersi del pessimismo, all’insegna di “sviluppo zero” da qui a fine anno. C’è spazio per una politica di rilancio dei consumi e degli investimenti interni, come, peraltro, molti rivendicano da tempo. Il secondo fattore è l’implodere delle aspettative di inflazione, nel giro di poche settimane, come ha riconosciuto lo stesso Draghi.

angela merkel 1angela merkel 1

 

La psicologia ha un ruolo cruciale. Se si afferma la convinzione che i prezzi caleranno, la deflazione (come è avvenuto in Giappone negli anni ‘90) può non solo divenire realtà, ma diventare difficilissima da rovesciare. Ecco perché molti, sui mercati, dopo il discorso di venerdì, pensano che la Bce si risolverà presto a lanciare una campagna di rastrellamenti titoli sul mercato, per ridare liquidità e spinta all’economia.

 

borsa francoforteborsa francoforte

Il “quantitative easing” non è, tuttavia, un esito scontato. L’idea di acquisti, più o meno indiscriminati, di titoli italiani e spagnoli da parte di Francoforte urta particolarmente la suscettibilità tedesca e non è detto che, con i tassi di interesse già così bassi, sia lo strumento più efficace. Draghi ha spostato l’attenzione piuttosto sulla politica di bilancio. Fatti salvi i patti già sottoscritti, Draghi ha indicato l’esistenza di margini di flessibilità per i governi che adottano coraggiose riforme. Nulla di particolarmente sorprendente: i primi a proporre uno scambio (sotto forma di “contratti”) fra riforme e tempi dell’austerità furono proprio i tedeschi. Oggi che a reclamare questo scambio sono Renzi e Hollande, un accordo di principio non sembra impossibile.

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO


Ma il discorso di Draghi apre uno spiraglio anche in un’altra direzione. Molti pensano che le riforme di struttura, pur importanti, non riusciranno a far uscire l’eurozona dalla stagnazione. Servirebbe un rilancio della domanda: consumi e investimenti. Draghi vi accenna esplicitamente, auspicando che la politica bilancio «giochi un ruolo maggiore accanto alla politica monetaria. Lo spazio — dice — c’è». Giocare sui tempi per il rispetto dei parametri, in effetti, non sembra proibitivo. E anche i parametri — come il deficit strutturale da tenere allo 0,5 per cento secondo modelli econometrici discutibili e spesso modificati — non sono scolpiti nella pietra. Di questo si discuterà nelle prossime settimane.

 

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO