renzi franceschini

APOCALISSE PD – NELLA DIREZIONE A PORTE CHIUSE FRANCESCHINI (E ORLANDO) MASSACRANO RENZI: “NON SIAMO IN CASERMA” –IL CAZZARO È CONVINTO DI VINCERE DA SOLO E MINACCIA I DEPUTATI (“NON M'INTERESSA NÉ LA MIA, NÉ LA VOSTRA CARRIERA”) - SU-DARIO ORMAI FA ASSE CON ORLANDO E SE RENZI DOVESSE PERDERE LA SICILIA A NOVEMBRE...

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

Luca Telese per La Verità

 

«Non sono interessato alla mia carriera», dice Matteo Renzi. E meno male che non era in streaming, perché sai che spettacolo sarebbero state le facce. Matteo Orfini ammonisce.

«Vi prego di non fare tweet e post nel corso della direzione». Andrea Orlando alla vigilia ci scherzava su: «Vado in direzione a vedermi questo bel duello tra Matteo Renzi e Dario Franceschini....». Ma come? Lei non duella più? Sorriso ligure: «No, no... io duello, eccome, ma per Matteo sono già in disgrazia».

 

E il ministro fu profetico: come in una versione dc di Dieci piccoli indiani, di Agatha Cristie, il segretario è arrivato all' ultimo nemico interno: alcuni sono usciti, altri (come Gianni Cuperlo) sono nella lista nera da tempo.

renzi franceschinirenzi franceschini

 

Nel Pd, ieri, si è arrivati alla resa di conti tra la corrente del segretario e quella del ministro della Cultura, il più forte degli oppositori, che può contare su una solidissima pattuglia parlamentare, sul consenso di diversi ministri (alcuni «pesanti» come Roberta Pinotti), su un pezzo di partito organizzato che fino a ieri era stato in maggioranza e adesso si vuole distinguere. Una direzione «al buio», lacerata, tesa, in cui le minoranze scelgono di marcare le loro distanze dal leader non partecipando al voto.

 

È difficile raccontare questa giornata al Nazareno, non tanto per via delle porte chiuse ma perché come sempre il dibattito è in codice. Apparentemente si discute di alleanze sí-alleanze no (Renzi autarchico, gli altri «pro coalizioni»), ma il cuore del problema è il duello postmoderno tra gli ultimi nostalgici dell' idea di un partito politico (gli oppositori del leader) e il grande architetto del partito di un uomo solo (Matteo). E infatti il segretario spegne le immagini perché vuole che al grande pubblico arrivi una sola immagine (la sua), come a Milano tenne fuori dal palco i dirigenti presenti perché voleva opporre alla piazza «nostalgica» di Piazza Santi Apostoli la «sua» piazza.

franceschini renzi1franceschini renzi1

 

La relazione di ieri, dunque, non era la relazione a un partito, ma una sorta di piano di battaglia declamato a uno stato maggiore. Il messaggio agli oppositori è chiaro: «Non passerò i prossimi mesi a parlare di coalizioni! Per cambiare il Paese bisogna avere un' agenda chiara!». L' agenda è questa: libro (di Renzi), tour (di Renzi), le elezioni della rivincita (di Renzi). Il tono è bellicoso, a tratti crepuscolare: «Non rispondo ai capicorrente, ma ai 2 milioni di persone che hanno votato alle primarie!».

 

RENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINIRENZI FRANCESCHINI E LE STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI

La sconfitta del referendum? Non se ne parla. Quella delle amministrative? Solo un test locale. Renzi è convinto di poter vincere da solo. Persino l' economia gli sembra che vada bene: «I segnali di timida ripresa si sono evidenziati». Anche la guerriglia sui migranti e l' emergenza sbarchi gli sembrano sotto controllo: «L' immigrazione sarà il tema della prossima campagna elettorale e di quelle dei prossimi 20 anni. L' immigrazione è al quarto posto tra le preoccupazioni degli italiani. Servono politiche di cooperazione. Minniti è stato bravo, in Europa su questi temi siamo divisi».

 

Persino la sua personale condizione gli sembra irrilevante: «Non sono interessato né alla mia né alla vostra carriera personale. Il mio obiettivo è portare il Pd sempre più in alto». E poi c' è una nuova agenda, scandita con la stessa certezza con cui annunciava l' altra, in vista dell' approvazione della legge elettorale: «Si andrà a votare nel 2018», spiega, «e sarà una campagna elettorale lunga poco meno di un anno». Per questo bisogna concentrarsi sui contenuti. «Per i prossimi 10 mesi», ribadisce, «sarò in giro per il Paese.

 

andrea orlando andrea orlando

Ma voi dovete essere classe dirigente!». E qui arriva la spiegazione implicita di quella blindatura voluta dal segretario, delle porte chiuse: «Questa comunità politica negli ultimi anni ha portato a casa risultati, smettiamo di lamentarci e iniziamo a progettare». L' ultimo appello sembra una esortazione speranzosa: «Il Pd deve fare squadra», dice l' ex premier, «utilizziamo il partito come una finestra, non come uno specchio».

 

Solo che il diavolo fa le pentole, non i coperchi: «Non siamo in caserma», esordisce Franceschini nel suo discorso da novello oppositore. «Parlare di alleanze e di legge elettorale non vuol dire mettere in discussione il segretario. Me lo ricordo che sei stato eletto da due milioni di persone! C' è anche una comunità di parlamentari, militanti, sindaci, iscritti che ti hanno scelto ma per questo non hanno rinunciato al pensiero e alla parola».

 

ORLANDO CONTRO IL CIELO BY CARLIORLANDO CONTRO IL CIELO BY CARLI

«Io sono tra i 350 residuati bellici», aggiunge con sarcasmo, «che pensa che si debba parlare del tema delle alleanze. Un segretario ascolta la comunità, la tiene insieme con pazienza, senza vedere dietro il pensiero di chi la pensa diversamente un tradimento o un complotto». Anche Orlando non ci sta: fa riferimento all' importanza della discussione. «Noi non vorremmo leggere sul giornale (una stoccata per Orfini, ndr) che si è chiuso un giornale, L' Unità, e se ne è fatto un altro (Democratica, ndr). Che ci sia qualcuno che ci debba dire di che cosa si può o non può discutere».

 

È un dissenso che si è scavato come una trincea, un muro di filo spinato. Forse la strategia dell' oscuramento voluta da Renzi è stata l' unica scelta possibile per velare l' effetto della lacerazione. Ma il buco rende visibile la ferita, si tramuta in un occhio di bue. Il leader è solo, ma anche più debole.

RENZI FRANCESCHINIRENZI FRANCESCHINI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”