ALL’OMBRA DEL ROTTAM’ATTORE – LA RESISTIBILE ASCESA DI ‘ARNALDO’ GUERINI, IL CONSIGLIORI CHE RENZI HA VOLUTO ACCANTO A SÉ NELL’INCONTRO COL CAV: ‘IO COME GIANNI LETTA? NO, SOLO UN TESTIMONE PER CASO’

1. GUERINI IL MEDIATORE - E IL SINDACO LO CHIAMA ‘ARNALDO' COME FORLANI
Francesca Schianchi per ‘La Stampa'

All'indomani dell'incontro con Berlusconi e Gianni Letta, l'unico ammesso oltre al segretario del Pd, il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini, è rimasto a lavorare al testo di legge elettorale da presentare oggi in Direzione. E' venuta la moglie a Roma a trovarlo da Lodi, la città dove vive con lei e i tre figli di 16, 12 e 7 anni, ché da quando ha conquistato la massima stima di Matteo Renzi, gli straordinari romani si sono resi necessari.

Da quando cioè, lui eletto deputato del Pd già in quota Renzi, si è collocato a pieno titolo nel cerchio strettissimo del sindaco, tanto che prima lo ha voluto a coordinare la sua giovane segreteria (lui, con i suoi 47 anni, è il più «anziano»), poi ha scelto di averlo accanto a sé sabato pomeriggio, nell'incontro più delicato e discusso della sua breve esperienza da leader del partito.

E' lui, alto, capelli brizzolati, a comparire nelle uniche foto scattate nella sede del Pd prima del colloquio, accanto a Berlusconi e Gianni Letta, mentre li accompagna verso il secondo piano, lì dove sta lo studio di Renzi. Un rapporto, quello con l'ex rottamatore, che ha mosso i suoi primi passi nell'Anci, l'Associazione dei comuni italiani, di cui Guerini ha fatto parte come membro dell'esecutivo in quanto sindaco di Lodi, riconfermato due volte (dal 2005 al 2012).

Ed è proprio lì che il coordinatore della segreteria, laurea in Scienze politiche alla Cattolica, di professione assicuratore, consigliere comunale della Dc nel '90, con un curriculum da amministratore analogo a quello di Renzi (prima di fare il sindaco, è stato il primo presidente della neonata provincia di Lodi), ha avuto modo di dimostrare già nel 2011 le doti di diplomazia e pazienza che risultano ora preziose al segretario (non a caso ogni tanto lo chiama scherzando «Arnaldo», da Forlani): quando lavorò alla candidatura di Delrio come presidente dell'Associazione. Si scontrava con Michele Emiliano, era una partita difficile: finì che vinse l'attuale ministro.

E di nuovo si è mostrato capace di trattative infinite quando, membro renziano della Commissione per il congresso, ha dovuto negoziare le regole per le primarie di dicembre. Visto come era andata con quelle del 2012, tra polemiche e recriminazioni, era un ruolo delicatissimo: le ha portate a casa come voleva il sindaco di Firenze, ed ha pure stretto amicizia con un «avversario» interno come il bersaniano di ferro Nico Stumpo. Ricoprendo ruoli sempre più importanti nella gerarchia renziana con grande understatement, e una massiccia dose di autoironia: a un'amica che ieri si complimentava, «sei il Gianni Letta di Renzi», sdrammatizzava con una battuta «ma no, sono solo un testimone per caso, come quelli dei matrimoni lampo a Las Vegas...».

Sabato, alla fine dell'incontro si è presentato defilato in conferenza stampa, «parla Renzi», ha tagliato corto coi giornalisti. Informato di tutto, consultato su tutto, capace di sbrogliare le situazioni spinose ma senza cercare di apparire. In fondo, come tutte le eminenze grigie che si rispettino.


2. LORENZO GUERINI L'UOMO OMBRA DEL SEGRETARIO
Elisabetta Soglio per il "Corriere della Sera

Dopo tanti anni, per la prima volta ieri non ha mangiato la trippa in piazza con i suoi concittadini. Lorenzo Guerini ha partecipato al vertice di sabato tra Renzi e Berlusconi e poi è rimasto a lavorare a Roma. Così ha perso l'appuntamento più importante per ogni lodigiano doc: la festa del patrono san Bassiano, con il saluto del sindaco, la messa e, appunto, la trippa servita sotto i portici del Broletto, a metà strada tra la sede del Comune e la chiesa.

Il quarantasettenne lodigiano, oggi portavoce del segretario del Pd, quella tradizione non se l'era mai persa: per 9 anni era stato in prima fila come presidente della Provincia di Lodi, per altri 5 con la fascia tricolore da sindaco che poi ha riconquistato e ha dovuto riporre lo scorso anno, quando è stato eletto parlamentare. Uomo di provincia legato al suo territorio, sempre in bici (anche perché non ha la patente), le radici più solide della formazione di Guerini sono la famiglia di origine, di operai, e l'oratorio di san Lorenzo, dove si studiava la Bibbia, si faceva volontariato e si parlava di «impegno civico».

L'esordio in politica è negli anni dell'Università: Guerini frequenta la Cattolica, ascolta le lezioni del professor Gianfranco Miglio ed entra nella squadra dei giovani della Dc. Capogruppo nel consorzio che avrebbe dato vita alla Provincia di Lodi, quando arriva il decreto per l'istituzione formale si candida e a soli 28 anni diventa presidente. «Non avevamo neppure le scrivanie», ricorda Fabrizio Santantonio, uomo di fiducia di Guerini a Lodi, sempre insieme all'oratorio, all'università, in politica (attraversando Dc, Partito popolare, Margherita, il Pd e approdando a Renzi).

Guerini in tutta la sua carriera, che ha compreso anche la presidenza dell'Anci lombarda e le vittorie mentre tutt'intorno trionfavano, a seconda delle epoche, leghisti e berlusconiani, ha messo in campo soprattutto la sua capacità di mediazione: «Un grande diplomatico», lo definisce il leader lombardo del Pd, Alessandro Alfieri. E le sue doti di tessitore, di uomo che sceglie il low profile e che studia molto, sono emerse anche durante il vertice di sabato: Guerini come Letta (Gianni), insomma. Guerini soprannominato Arnaldo, per ricordare l'altro tessitore, Forlani.

Chi lo conosce lo descrive anche così: uno che fa finta di farti prendere decisioni che in realtà ha già preso lui. Santantonio corregge: «È affidabile e razionale, sa ascoltare, sa tenere le relazioni, sa fare squadra». In effetti, anche Claudio Pedrazzini, oggi consigliere regionale di Forza Italia, vicepresidente della Provincia di Lodi ai tempi di Guerini sindaco, conferma:

«Un avversario leale. Quando dovevamo affrontare un tema riuscivamo a convergere malgrado le diverse visioni politiche e i diversi punti di partenza». E anche a Roma c'è molto da far convergere.

 

 

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