FRANGE DI ASSANGE - GLI INDIGNATI? SONO FIGLI DI WIKILEAKS! PAROLA DELL’HACKER AUSTRALIANO CHE ANNUNCIA L’ARRIVO DI NUOVE BOMBASTICHE RIVELAZIONI: “IL MIO SITO NON HA FINITO LA SUA MISSIONE, ABBIAMO CONTATTI PER PUBBLICARE MIGLIAIA DI ALTRI DOCUMENTI - SONO DELUSO DALL’AUTOCENSURA DEI GIORNALI OCCIDENTALI, QUELLI DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO OSANO DI PIÙ - HO PAURA, MA SI VIVE UNA VOLTA SOLA, TANTO VALE ESSERE CORAGGIOSI"...

Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

Julian Assange mette il cappello sul movimento globale di protesta «Occupy Wall Street» e minaccia: «Non siamo finiti, ci sono migliaia di nuove rivelazioni in arrivo». Il fondatore di Wikileaks interviene via video all'assemblea della Sociedad Interamericana de Prensa, dal suo rifugio britannico, dove aspetta le decisioni dei giudici sulle accuse di stupro. Prima di rispondere alle domande dei giornalisti, avverte: «Oggi qualunque media che faccia un lavoro serio è sottoposto allo spionaggio, o da parte dei governi, o da parte di gruppi privati. L'unica maniera per difenderci è adottare tecniche da controspionaggio, e comportarci come i servizi di intelligence. Il nostro primo obbligo è capire e rivelare i complessi meccanismi delle transazioni finanziarie internazionali, perché sono il principale strumento utilizzato per fare pressioni nel mondo».

Può fare qualche esempio?
«Il sistema bancario off shore che priva gli stati, e quindi i cittadini, di risorse fiscali fondamentali».

Parla da giornalista o da attivista?
«Sono in ballo da troppo tempo per darvi una risposta secca ad una domanda del genere. Mi considero un giornalista, ma se parliamo di difendere la libertà di espressione, allora sono un attivista».

Se si considera un giornalista, perché ha rivelato le sue fonti?
«Non l'ho fatto io, ma un giornalista del "Guardian". Pubblicando le chiavi per accedere ai nostri dispacci senza filtro ha violato una precisa clausola contrattuale. A quel punto siamo stati costretti a rivelare i contenuti anche noi, per evitare che venissero manipolati e presi fuori contesto, come stava già accadendo».

Cosa l'ha delusa di più in questi mesi?
«L'autocensura dei media occidentali, anche quelli progressisti come il "Guardian", nel pubblicare i nostri documenti. I media dei paesi in via di sviluppo sono più onesti e coraggiosi».

È vero che negli ultimi tempi una dozzina di persone hanno lasciato Wikileaks o sono state allontanate?
«No, abbiamo sospeso solo una persona in Germania. Queste voci le mette in giro chi vuole screditarci, fanno parte del piano».

Le accuse di stupro contro di lei rientrano nello screditamento?
«Di questo rispondo in tribunale».

Cos'altro c'è, nel piano contro Wikileaks?
«L'embargo imposto da Visa, Mastercard, Paypal, Western Union, e il sistema bancario americano, che hanno deciso di soffocarci sulla base di pressioni ricevute dal governo Usa».

Rischiate di chiudere?
«Per fortuna no. Negli ultimi undici mesi siamo sopravvissuti con il contante ricevuto dalle donazioni, ma abbiamo contratti con circa cinquanta media in tutto il mondo per pubblicare migliaia di altri documenti, che sono in arrivo. Poi contiamo di vincere le cause legali contro il sistema che cerca di strozzarci, ma se non andasse così, il livello di sostegno ricevuto dalla comunità internazionale ci garantisce che resteremo in vita».

Quale agenda avete?
«Pubblichiamo informazioni e documenti, su qualunque stato o chiunque abbia cose interessanti. Il livello di appoggio per noi nella società civile non era mai stato così alto. Il movimento globale di protesta "Occupy Wall Street" si ispira almeno in parte al nostro lavoro, perché abbiamo contribuito a creare questo clima in cui i cittadini esigono trasparenza, vogliono sapere cosa fanno i politici e metterli davanti alle loro responsabilità. Avere il sostegno di tanti accademici, studiosi, funzionari governativi scontenti, non ci serve solo per sentirci bene, ma soprattutto per allargare l'orizzonte delle fonti da cui stiamo ricevendo informazioni sempre più importanti e interessanti».

Non ha paura di pubblicarle?
«Io ho paura, come tutti gli esseri umani, però cerco di avere una strategia per aggirare i rischi. E poi guardate: si vive una volta sola, per un periodo piuttosto breve. Tanto vale essere coraggiosi, nel frattempo».

 

JULIAN ASSANGEJULIAN ASSANGEJULIAN ASSANGEwikileaks-assangeWikileaks GUARDIAN Wkileaks

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…