ATENE IN CATENE - MOLOTOV, BOMBE CARTA, LACRIMOGENI, SCONTRI, ESPLODE ATENE - MIGLIAIA DI MANIFESTANTI, TRA I QUALI ANCHE MIKIS THEODORAKIS, ASSEDIANO IL PARLAMENTO GRECO CHIAMATO IN NOTTATA A VARARE IL PACCHETTO DI AUSTERITY 'LACRIME E SANGUE' PRETESO DALL'UE E DAL FMI PER DARE IL VIA LIBERA AL SECONDO PIANO DI SALVATAGGIO DA 130 MILIARDI DI EURO - UN GIOVANE GRECO SU DUE NON HA LAVORO - 65 MILIARDI DI EURO SONO STATI RITIRATI DALLE BANCHE GRECHE. E TRASFERITI ALL’ESTERO…

1- ATENE IN CATENE
Ansa.it

Molotov, bombe carta, lacrimogeni, scontri. Brucia piazza Syntagma ad Atene, dove migliaia di manifestanti stanno assediando il Parlamento greco chiamato in nottata a varare il pacchetto di austerity 'lacrime e sangue' preteso dall'Ue e dal Fmi per dare il via libera al secondo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro.

Migliaia di persone sono affluite già nel primo pomeriggio davanti la sede del Parlamento con striscioni di protesta contro i tagli e l'Europa che li impone, ma gli scontri sono divampati quando una colonna di black bloc, al grido di 'maiali assassini', ha fatto irruzione nella piazza, tra gli applausi della gente, lanciando molotov e bombe carta.

C'E' ANCHE MIKIS THEODORAKIS IN PIAZZA - Anche il leggendario compositore greco Mikis Theodorakis, 88 anni, autore del sirtaki e storico attivista politico è in piazza Syntagma con i dimostranti. Lo riferiscono media greci.

La polizia, schierata a difesa del Parlamento con maschere antigas e in assetto antisommossa, ha reagito con cariche e lancio di lacrimogeni. L'aria si è riempita di fumo e molti manifestanti sono scappati nelle vie circostanti, lasciando la piazza in balia dei gruppi di anarchici e degli scontri. La situazione al momento è di caos e battaglia, mentre dentro il Parlamento i deputati stanno dibattendo sulle draconiane misure anti-crisi che saranno votate a partire dalla mezzanotte ora locale (le 23 in Italia).

Salvo clamorosi colpi di scena, e malgrado alcune defezioni della maggioranza - come il partito di estrema destra Laos e il possibile voto contrario di alcuni deputati dei socialisti del Pasok - il 'pacchetto' dovrebbe riuscire a passare. Il governo del premier Lucas Papademos può infatti contare su un'ampia maggioranza composta dai socialisti e dai conservatori di Nuova Democrazia.

Tra le misure che hanno provocato sdegno e rabbia tra la gente ci sono una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda deregulation, una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio delle pensioni. Drastica economia di spesa anche in settori come la difesa, gli ospedali e le autonomie locali, oltre alla vendita dei gioielli di famiglia, come le quote pubbliche in petrolio, gas e acqua.

In cambio, il progetto di accordo tra la Grecia e la troika (Ue, Bce e Fmi) prevede il via libera al nuovo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro, con la possibilità di usufruire di 35 miliardi di prestiti dal fondo temporaneo salva-Stati Efsf, che andranno ad aggiungersi ai 4,5 miliardi dei ricavi dalle privatizzazioni e ai risparmi. Mercoledì è in programma a Bruxelles il cruciale Eurogruppo chiamato a dare il via libera allo stanziamento dei fondi.

2- UN GIOVANE GRECO SU DUE NON HA LAVORO
Rossella Lama per Il Messaggero

La Grecia non può permettersi la bancarotta, e l'Europa non può permettersi la bancarotta della Grecia. Ma i segnali di un'economia a serio rischio di implosione ci sono tutti. Su una popolazione di 11 milioni di persone più di 1 milione è senza lavoro. In un solo mese, tra ottobre e novembre, il numero dei disoccupati è salito di tre punti, fino a sfiorare il 21%.

Particolarmente drammatica la situazione per i giovani e per le donne. L'Istat ellenico rileva che fra la popolazione al di sotto dei 25 anni il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 48%. Un giovane greco su due non ha lavoro.

Quando manca il lavoro anche i redditi delle famiglie scendono, calano stipendi e salari, si riducono i consumi. E' una catena la ribasso. A dicembre la produzione industriale ha segnato il -11,3% rispetto a dicembre del 2010. Per l'economia greca questo è il quarto anno di recessione. Nel 2012, secondo le ultime proiezioni spedite dal governo di Atene all'Fmi, il Pil greco potrebbe calare del 4-5% e non del 3% come si prevedeva ancora qualche mese fa.

La svolta è attesa per il 2013. A condizione ovviamente che gli aiuti dell'Europa giungano in tempo per evitare il fallimento del paese. L'ultimo rapporto Eurostat relativo al 2010 dava il 27,7% dei cittadini greci a rischio di povertà o esclusione sociale. E in questo anno la situazione non è certo migliorata.

Secondo un sondaggio effettuato da Boston Consulting Group, una grande multinazionale di consulenza, l'85% dei consumatori greci nei prossimi mesi diminuirà le spese. Rispetto a sette mesi fa ha risposto così il 32% in più degli intervistati. Quasi uno su quattro ha ammesso che dovrà anche cambiare il proprio modo di consumare. A reggere ancora, nonostante l'aumento dei prezzi, sono solo i prodotti per l'infanzia e i prodotti freschi.

Il 18% degli stessi intervistati ha detto di aver trasferito i propri risparmi all'estero.
E' l'altra faccia di questa crisi, della paura che la Grecia debba rinunciare all'euro e che torni la dracma. I ricchi portano fuori i loro capitali per metterli al riparo dal rischio di prelievi forzosi, in attesa dei tanti affari che la crisi assicura a chi, al momento giusto, ha soldi buoni da spendere.

La fuga di capitali all'estero si è impennata dal 2009, da quando la situazione economica è peggiorata. Secondo il ministro delle finanze ellenico, Evangelos Venizelos, da allora 65 miliardi di euro sono stati ritirati dalle banche greche. E di questi, 16 miliardi sono stati trasferiti legalmente all'estero. Gli altri sono capitali che sfuggono al fisco, capitali in nero, risorse che vengono sottratte ad un paese che sta già boccheggiando.

Destinatarie di questo gigantesco afflusso di risorse sono state soprattutto le banche svizzere e inglesi. Cifre enormi, basti pensare che 65 miliardi di euro sono più degli aiuti che il governo ellenico ha già dato alle banche greche per scongiurarne il fallimento, e quelli che dovrebbe erogare per compensare la svalutazione dei titoli di Stato greci che hanno nei loro portafogli.

L'evasione fiscale è un problema endemico del paese. Da due anni le strutture di riscossione sono state potenziate ma grandi risultati non si vedono. E' appena entrata in vigore una convenzione tra la Grecia e la Svizzera, per lo scambio di informazioni. E da quando si è cominciato a parlare di un'imposta liberatoria del 25% che sanerebbe le situazioni irregolari, i capitali hanno cominciato a spostarsi verso Singapore e gli Emirati.

 

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