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AUTONOMIA, QUESTA SCONOSCIUTA – SOLO IL 13% DEGLI ITALIANI CONOSCE I CONTENUTI DELLA RIFORMA FORTEMENTE VOLUTA DALLA LEGA, CHE ORA APPRODA ALLA CAMERA. IL 24% ADDIRITTURA NON NE HA MAI SENTITO PARLARE – SECONDO IL SONDAGGIO IPSOS, I FAVOREVOLI ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA SONO IL 41%. AL SUD LA MAGGIORANZA DEGLI INTERVISTATI È CONVINTA CHE VERRÀ PENALIZZATA DAI CAMBIAMENTI…

Estratto dell’articolo di Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

matteo salvini roberto calderoli

La riforma dell’Autonomia differenziata, lungamente progettata, cavallo di battaglia della Lega, dopo l’approvazione del Senato, approda in questi giorni alla Camera. L’iter sarà lungo, richiedendo di definire soprattutto i cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), aspetto particolarmente complesso e controverso.

 

[…]si tratta di una riforma che tutto sommato è parte di una lunga storia che coinvolge non solo il centrodestra. A partire dall’innesco, rappresentato dall’articolo 116 della riforma del Titolo V del 2001, che prevede appunto la possibilità di demandare alle regioni a statuto ordinario la gestione di una serie di materie, riforma promossa dal centrosinistra.

 

sondaggio ipsos sull autonomia differenziata -corriere della sera

Ma, per quanto la storia sia lunga e se ne parli da molto, il livello di conoscenza degli italiani appare ancora superficiale. Solo il 13% infatti dichiara di aver seguito l’attuale proposta di legge con attenzione, mentre il 29% ne ha qualche notizia. I restanti l’hanno solo orecchiata senza capirne bene il contenuto (34%) o addirittura non ne hanno mai sentito parlare (24%).

 

Con differenze apprezzabili non tanto a livello territoriale (tra Nord e Sud le differenze sono minime) quanto in funzione dell’appartenenza politica. Sono gli elettori del Pd ad essere i più attenti ed informati, seguiti da chi vota Lega o Forza Italia e da chi vota sinistra o Terzo polo, meno al corrente gli elettori di Fratelli d’Italia, ancora meno i pentastellati.

 

matteo salvini roberto calderoli

Che si tratti di una riforma che divide le opinioni emerge con evidenza dalle valutazioni sui principali contenuti della stessa: il 47% condivide il fatto che la riforma, consentendo di trattenere localmente le imposte, avrebbe l’effetto di migliorare la qualità di governo regionale (ma la condivisione non è entusiasta: solo il 14% è molto d’accordo, il 33% lo è abbastanza); lo stesso avviene più o meno per il fatto che introdurre uno standard nei costi dei servizi consentirebbe di risparmiare (43% d’accordo, ma solo 12% molto d’accordo).

 

Analoghe percentuali complessive di accordo le troviamo relativamente agli aspetti negativi: 48% condivide l’idea che l’Autonomia differenziata produrrebbe differenze non accettabili in servizi essenziali come sanità, istruzione, trasporti; 47% ritiene che questa riforma aggraverà le differenze già esistenti tra le regioni. […]

 

MATTEO SALVINI - ROBERTO CALDEROLI

Insomma, le opinioni si dividono equamente tra sostenitori e detrattori, ma questi ultimi sono più convinti dei rischi della riforma. Il Nord condivide maggiormente gli aspetti positivi, il Sud quelli negativi. Ma in entrambi i casi emergono in misura consistente, nel Nord la condivisione degli aspetti negativi, nel Sud, in misura meno forte ma non irrilevante, l’apprezzamento degli aspetti positivi.

 

Più nette le divisioni quando guardiamo agli orientamenti politici. Ma se si arrivasse all’approvazione definitiva dell’Autonomia differenziata, le cose migliorerebbero o no per la propria regione? Qualche dubbio rimane: il 33% ne è convinto, ma il 23% ritiene che non cambierebbe molto e il 24% pensa che la situazione peggiorerebbe.

 

autonomia differenziata vignetta by rolli il giornalone la stampa

Anche in questo caso le differenze sono quelle già viste: più positivi, ma con perplessità, i residenti nel Nord, più negativi al Centrosud. Solo nel profondo Sud (Puglia, Basilicata, Calabria) e nelle Isole prevale l’idea del peggioramento. E alla fine, possiamo dire che la proposta di legge è approvata di misura, senza entusiasmi: il 41% si dichiara favorevole (ma solo il 6% lo è molto, il 35% abbastanza), mentre il 32% è contrario.

 

Insomma, anche qui, come avvenuto per il premierato, una proposta che non scalda i cuori: solo pochi decenni fa le due ipotesi di riforma avrebbero probabilmente mosso sentimenti profondi, oggi sembra prevalere il disincanto. Non modificando la Costituzione la riforma non sarà necessariamente sottoposta a referendum, dato che è in attuazione della riforma del 2001, ma se si tenesse il referendum abrogativo che il centrosinistra ventila, gli italiani sono molto incerti sul risultato: il 27% pensa che i nostri connazionali approverebbero la riforma, il 26% ritiene che la respingerebbero. Insomma, ammesso che si raggiunga il quorum, un referendum a rischio, come peraltro abbiamo già visto nel recente passato.

CAOS AL SENATO AUTONOMIA DIFFERENZIATACAOS AL SENATO AUTONOMIA DIFFERENZIATA

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