A COSA SERVE DAVVERO L’AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI DEL BANANA? A RISPARMIARCI LA SOLITA SOLFA SULLA TOGHE ROSSE - IL CONTROLLO DEL COLLE: RE GIORGIO S’È FATTO CONSEGNARE L’ORDINANZA DEL TRIBUNALE – IL CONTROLLO DI SILVIO: “I MAGISTRATI SONO TUTTI BRAVI, BELLI E BUONI”

1. BERLUSCONI CAUTO MA ALLA FINE SCIVOLA SUI MAGISTRATI
Ugo Magri per ‘La Stampa'

‘'Come ho fatto a trattenermi e a non attaccare i giudici? Adesso ve lo spiego io». La conferenza stampa è appena finita, intorno al Cavaliere c'è una ressa di candidati alle Europee che vogliono farsi immortalare con il leader per i «santini» della campagna elettorale. Attimo di silenzio: «Faccio così. Ogni mattina vado davanti allo specchio e mi ripeto: "I magistrati sono tutti bravi, belli e buoni"».

Risata liberatoria, evvai, l'incantesimo è rotto, Berlusconi ha imparato l'auto-controllo, ormai sa come trattenersi perfino davanti alle «provocazioni» dei giornalisti... E in effetti, nell'ottica berlusconiana, il primo esame dei nervi saldi ieri è stato superato con sufficienza piena.

L'avvocato Ghedini gli aveva fatto mandare a memoria la formula che il suo cliente ripeterà, sempre uguale, di qui al giorno delle elezioni: «La mia condanna è ingiusta e ho fatto ricorso in sede europea. Ma in attesa che l'innocenza venga dimostrata, io sono uomo delle istituzioni e non posso che dare corso alle decisioni nei miei confronti. Tra l'altro mi farà piacere assistere gli anziani bisognosi».

Il riferimento alle istituzioni non è casuale. Fonti giudiziarie milanesi raccontano il seguente episodio: quando l'altro giorno è stato deciso l'affidamento in prova, due carabinieri si sono presentati al Tribunale e ne sono usciti con il testo dell'ordinanza appena sfornata per trasmetterla in anteprima al Capo dello Stato. Se ce ne fosse stato bisogno, è la prova di quanto alta permanga la guardia ai vertici della Repubblica.

Consapevole di tutto ciò, alla prima domanda sulla condanna Silvio se l'è cavata con una «gag», fingendo di cucirci la bocca con ago e filo. Alla seconda, ha imboccato una china ripidissima sostenendo che «certe correnti della magistratura hanno finalità di intervento politico». Però poi intorno a lui hanno cominciato ad agitarsi, qualcuno (forse il consigliere Toti) ha sussurrato «basta, basta», e Silvio ha pigiato il freno. Mezza parola in più, e gli avrebbero potuto revocare i servizi sociali.

Nell'insieme, però, mai nessuno aveva visto un Berlusconi così prudente. Sulle toghe, su Renzi, sull'Europa, su tutto. Ha suscitato le ire della Lega sganciandosi, come segnala la portavoce Bergamini, dal fronte dei «no euro». Va bene rinegoziare i Trattati, il «fiscal compact» e il «Patto di stabilità»; ok pretendere indietro i denari in surplus che mandiamo a Bruxelles; ma la moneta unica va salvata. Su Renzi, poi, si è mostrato addirittura premuroso. Il timore è che Matteo non ce la faccia, e cada vittima delle trappole tese a sinistra.

«Ci preoccupa che il governo non ha un controllo completo del suo apparato parlamentare, e questo non è un bene per le riforme di cui l'Italia ha bisogno...». Si capisce che non vede l'ora di essere chiamato a dare una mano. Rivela di avere ragionato a tu per tu col premier addirittura di elezione diretta del Presidente della Repubblica, ma rifiuta di svelare che cosa si sono detti.

In sintesi: Berlusconi torna in pubblico e schiva le trappole dei cronisti, tanto da sentirsi pronto ad affrontare dopo Pasqua l'arena tivù, dove manca da oltre un anno. Però privo di acuti, il suo discorso ieri è suonato ripetitivo e un filo noioso. Non corre il rischio di farsi revocare i servizi sociali, ma ne deve affrontare un altro: l'effetto sbadiglio.

2. UNA PAROLA DI TROPPO E FINISCE IN GALERA
Gianni Barbacetto per ‘Il Fatto Quotidiano'

Riuscirà a trattenersi? Ce la farà il condannato Berlusconi Silvio, affidato in prova ai servizi sociali, a rispettare le regole? Oppure le infrangerà, magari in modo plateale, nel bel mezzo della campagna elettorale? La conseguenza sarebbe una sola: essere rinchiuso in cella. Ieri per l'ex presidente del Consiglio è stata una giornata di prove generali: dire e non dire, accennare critiche alla magistratura e poi cucirsi la bocca.

In questi giorni, è ancora libero di fare e dire quello che vuole. È in una terra di nessuno: ha già ricevuto l'ordinanza del Tribunale di sorveglianza che lo affida ai servizi sociali, ma non ha ancora firmato la "carta precettiva" con cui s'impegna a rispettare le condizioni imposte dai giudici. La firmerà davanti a Severina Panarello, direttore dell'Uepe, l'Ufficio esecuzione penale esterna, subito dopo Pasqua.

Dal momento della firma partirà il conteggio dei giorni d'espiazione della pena (un anno che sarà ridotto a dieci mesi e mezzo). Ma partirà anche l'obbligo di rispettare con scrupolo tutte le prescrizioni ricevute. Non potrà rientrare a casa dopo le 23, compiere spostamenti non autorizzati, incontrare pregiudicati o tossicodipendenti, ma anche fare dichiarazioni sprezzanti e attacchi alla magistratura.

Lo dice la sentenza: le "esternazioni pubbliche in spregio della magistratura potrebbero inficiare gli indici di resipiscienza", cioè del percorso di ravvedimento che l'affidato in prova s'impegna a compiere, con comportamenti che devono mantenersi "nell'ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni".

La "carta precettiva", il condannato dovrà averla sempre con sé. Una copia sarà inviata, come di norma per tutti gli affidati, alle forze di polizia che dovranno vigilare sul rispetto degli impegni. Se l'affidato li violerà, scatterà dapprima la diffida. Ma se le violazioni saranno gravi, o ripetute, il giudice di sorveglianza che si occupa dei condannati il cui cognome inizia per B, Beatrice Crosti, dovrà disporre il carcere. Poi, entro trenta giorni, sarà il Tribunale di sorveglianza a decidere la sorte definitiva del condannato: potrà confermare la pena alternativa e rimandare il condannato ai servizi sociali; oppure decidere che non ci sono più le condizioni per l'espiazione in prova ai servizi sociali e tenerlo in carcere.

Berlusconi Silvio può trascorrere tranquillo gli ultimi giorni di libertà. Poi, dopo Pasqua, quando firmerà la "carta precettiva", sarà un condannato sotto osservazione: dei funzionari dell'Uepe, delle forze dell'ordine, dei magistrati di sorveglianza. E saprà che la prospettiva di entrare in cella, fino all'ultimo giorno di espiazione della pena alternativa, non è affatto esclusa.

 

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