berlusconi salvini grillo

LA FINE SENZA FINE DEL BANANA - ''REPUBBLICA'' SUONA L'ENNESIMO REQUIEM PER BERLUSCONI, MA L'UNIONE (INEVITABILE) CON SALVINI TERRÀ VIVO IL SUO PARTITO PERSONALE ANCORA PER UN PO'. È L'UNICO MODO PER SOPRAVVIVERE ALLO SCHIACCIAMENTO RENZI-GRILLO

Ilvo Diamanti per “la Repubblica

 

È difficile rendersi davvero conto che Berlusconi non è più il centro della politica. Il muro che divide gli italiani. Antiberlusconiani contro anticomunisti. Anche se le sue dimissioni, nel novembre 2011, ne hanno segnato l’uscita dal governo.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONISALVINI MELONI BERLUSCONI

Eppure, un anno dopo, alla fine del 2012, nel Rapporto condotto da Demos, il 48% degli italiani lo indicava, ancora, come “il peggiore”. Più che nel 2004, dieci anni dopo la discesa in campo. Quando era definito “il peggiore” dal 38%. Capace, per questo, più di ogni altro politico, di suscitare sentimenti opposti, nel Paese. Ebbene, quel tempo, quel mondo è finito. Il XVIII Rapporto sugli Italiani e lo Stato, pubblicato su Repubblica la settimana scorsa, lo mostra in modo esplicito. Berlusconi, infatti, nella graduatoria dei “peggiori” del 2015 è “solo” terzo.

 

Indicato dal 7% del campione. Non perché la sua immagine sia, improvvisamente, migliorata. Nella classifica dei migliori, non c’è proprio. Segno che Berlusconi, nel sentimento e nel risentimento politico nazionale, conta molto poco. Pressoché nulla. E questo costituisce un problema. Anche per chi non ne ha mai apprezzato né approvato il ruolo e le scelte politiche. Perché, per oltre vent’anni, la politica italiana, com’è noto, si è organizzata, strutturata, intorno a lui.

 

BERLUSCONI E SALVINIBERLUSCONI E SALVINI

Berlusconi: ha fornito riferimenti etici (e anestetici) a un Paese dove i partiti erano scomparsi, insieme alla classe politica della Prima Repubblica. Dissolti da Tangentopoli. Berlusconi ha imposto il suo modello di “democrazia del pubblico”, dove i partiti sono subordinati alle persone e ai leader, l’organizzazione è rimpiazzata dalla comunicazione. Mentre le identità e i messaggi sono elaborati in base ai sondaggi e al marketing. Nulla di nuovo rispetto a ciò che avveniva, già da tempo, altrove.

 

Con la differenza che qui tutto è capitato all’improvviso. E il protagonista, Berlusconi, era, anzitutto, un imprenditore mediatico. Inventore e proprietario di un partito personale. Forza Italia. Da allora, la politica in Italia è cambiata profondamente. E tutto, tutti, si sono strutturati a sua immagine. I partiti si sono personalizzati e leaderizzati.

 

berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta   10berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 10

Mediatizzati. I sentimenti e i risentimenti, i soggetti politici: si sono coalizzati e divisi intorno a lui. Al muro di Arcore, costruito sulle rovine della Prima Repubblica — e del muro di Berlino. Oggi quel muro non c’è più, ma il “berlusconismo”, i modelli e i (risentimenti) politici che egli ha imposto, resistono, diffusi e radicati. Tuttavia, il nostro sistema politico, insieme a Berlusconi, ha perso la “bussola”.

 

In primo luogo, e in particolare, si è perduta la destra. Questa destra, in fondo, l’aveva inventata lui. Scongelando i post-fascisti guidati da Fini. E, coalizzando, anzi: portando al governo, la Lega padana di Bossi. Lega Nord e Lega Sud. Nazionalisti e secessionisti, uno dei tanti miracoli italiani, di cui Berlusconi costituisce un caso esemplare. Parallelamente, aveva re-inventato i comunisti.

 

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

 Cioè: tutti coloro che si collocavano contro. Di lui. Un vero “centro”, in questo Paese, non c’è mai stato. Eredità del bipartitismo imperfetto della Prima Repubblica. Impostato sull’opposizione fra comunisti e anticomunisti, riprodotta da Berlusconi. Fino a ieri, appunto. Perché oggi non esiste più. Certo l’eredità di Berlusconi conta ancora molto. Tutti i partiti sono mediali e personali.

 

Anche il Pd, oggi, appare più “personale” che “personalizzato”. Mentre il leader (e premier) è abile con i media, vecchi e nuovi. Ma se Renzi è post-berlusconiano, come altri leader del nostro tempo, non è un nuovo Berlusconi. Non solo perché non è segnato dal conflitto di interessi. Ma perché, a differenza di Berlusconi, non spacca in due il sistema partitico. È molto più trasversale. Non per caso, risulta, al tempo stesso, il più apprezzato e deprecato dagli italiani. Il migliore e il peggiore del 2015.

renzi berlusconirenzi berlusconi

 

Non solo, ma la curva della fiducia nei suoi confronti, fra gli elettori, non appare “spezzata” lungo l’asse sinistra- destra. Certo, a centrosinistra è più apprezzato (meno nei settori più a sinistra). Ma anche a destra e a centrodestra dispone di consensi significativi. Berlusconi, invece, quando aveva successo, concentrava tutti i suoi consensi a destra. La sinistra, per lui, era una parola blasfema.

 

Ma oggi Berlusconi ha smesso di fare da bussola. La principale opposizione a Renzi e al suo PdR (Partito di Renzi) è espressa dal M5s. Che raccoglie il ri-sentimento degli elettori. In modo trasversale. Parallelo al PdR. Mentre a destra non si vede un’opposizione “alternativa”. La Lega di Salvini si è nazionalizzata. È divenuta Ligue Nationale.

 

Lepenista. Per questo, anche per questo, nei sondaggi non va oltre il 14%. Per questo, anche per questo, da sola, non ha chance di vincere le elezioni politiche. Né di governare. Da sola. Neppure in caso di ballottaggio, com’è previsto dall’Italicum. Anche per questo, la Lega di Salvini “ha bisogno” di Berlusconi. Come garante e moltiplicatore dei suoi consensi. Localizzati e troppo marcati a destra. Mentre Berlusconi, da parte sua, “ha bisogno” di Salvini. Per tornare ad essere competitivo. Anzitutto, a livello territoriale. Nelle città dove si voterà questa primavera.

renzi berlusconi by vincinorenzi berlusconi by vincino

 

Dove Berlusconi, con Fi, il suo partito personale, correndo da solo, rischia non solo di perdere, ma di finire male. Messo sotto dalla stessa Lega, sul piano elettorale. Non per caso ha già annunciato la possibilità di rinunciare al marchio di Forza Italia, sostenendo solo liste civiche. Alleate con Salvini. Prove generali di un nuovo soggetto politico: Dlf. La Destra Lega-Forzista. Per scongiurare il rischio che, alle prossime elezioni nazionali, il gioco si risolva fra due soggetti politici “pigliatutti” e trasversali. Pdr e M5s. L’ultimo muro contro il crollo definitivo dei muri.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...