SOPRA O SOTTO LA BANCA, IL CHIAMPA CAMPA SEMPRE - CHIAMPARINO-STORY BY PERNA, DAI 5 MILIARDI DI DEBITI ALLE POLEMICHE SUL CIMITERO DEL POLITICO-BANCHIERE

Giancarlo Perna per "Il Giornale"

In una manciata di ore, un golpe politico-giudiziario ha riportato il pd Sergio Chiamparino al centro della scena politica piemontese da cui era fuori da alcuni anni. Una manovra, puntuale come un meccanismo a orologeria, ha sbalzato di sella il centrodestra, rappresentato dal governatore leghista, Roberto Cota, consegnando a Chiamparino le chiavi per succedergli alla guida della Regione.

La sequenza, da prontuario sull'arte dello scippo, è stata la seguente. Mercoledì 9 gennaio, verso sera, Matteo Renzi ha detto che gli sarebbe piaciuto l'ex sindaco di Torino, Chiam­parino, detto Chiampa, alla guida del Piemonte dopo i guai di Cota per il rimborso della culot­te verde.

L'indomani a mezzogiorno - dopo oltre tre anni di sonno - il Tar del Piemonte si sveglia e annuncia che le Regionali del 2010 sono nulle e vanno ripetute. Ergo: Cota deve lasciare il posto. Tutti collegano la sentenza alla candidatura di Chiamparino fatta il giorno pri­ma dal segretario del Pd. A conferma, si fa vivo dal suo ufficio di presidente della Compagnia San Paolo (Fondazione della Banca Imi-San Paolo), il Chiampa in persona. «Se il Pd lo vuole, sono disponibile a candidarmi alla presidenza del Piemonte», annuncia con understatement sabaudo.

Il centrodestra, già sul nervoso per la pronuncia del Tar che aveva messo in brache di tela Cota, comincia a stilare comunicati al veleno il cui senso è questo: invece di agitarsi, Chiampa ricordi che la Procura lo sta indagando per abuso di ufficio nella faccenda dei Murazzi. Trattasi di inchiesta dell'ottobre 2013 ma che riguarda i tempi di Chiamparino sindaco (2001-2011) e coinvolge, oltre a lui, trentatré alti dirigenti comunali, tutti accusati di avere favorito dei commercianti­ esonerandoli dall'affitto di locali lungo il Po (i Murazzi, appunto).

Neanche il tempo per gli assatanati del centrodestra di diffondere i loro comunicati che la Procura- siamo alle quattro del pomeriggio - fa sapere che, unico tra gli imputati, Chiamparino è innocente e che la sua posizione sarà archiviata. Ergo: nihil obstat alla sua candidatura.

Per riassumere: da che Renzi ha aperto bocca, nelle successive venti ore - molte meno se si tolgono i sopori notturni- il Tri­bunale amministrativo ha mandato Cota gambe all'aria, la Procura ha promosso Chiamparino e, insieme, hanno tolto il Piemonte al centrodestra, offrendolo al Pd e al nostro Chiampa.

L'epilogo una settimana do­po, il 15 gennaio, quando il neo candidato ha annunciato le dimissioni dalla poltrona dorata della Fondazione San Paolo, per candidarsi (quando sarà) evitando (fin d'ora) «di coinvolgere la Compagnia in vicende politiche rispetto alle quali deve restare estranea». Tutto molto virtuoso, com'è nello stile del Chiampa, che è, sì uomo di mondo, ma soprattutto un furbacchione. Infatti non perde occasione per avvantaggiarsi, velando però i suoi appetiti con piroette e dinieghi di maniera.

Per esempio, scaduto da sindaco di Torino, l'amico e successore, Piero Fassino, lo sondò per la presidenza della Compagnia San Paolo. Chiampa declinò, dicendo: «Il mondo è pieno di banchieri che non sanno fare il mestiere». Sembrava un'onesta ammissione di incompetenza. Invece, in capo a qualche mese, «cedendo alle insistenze» accettò l'incarico «per spirito di servizio», diventando ­ tra le massime e remunerate eminenze grigie peninsulari.

Anche adesso, che dopo due anni se ne va, motiva nobilmente la sua uscita col desiderio di preservare la Compagnia dalla politica. Ma non si chiede se non strida la sua attuale presidenza bancaria con la prossima candidatura alla Regione senza metterci in mezzo un congruo intervallo, che fughi ogni sospetto di intrecci. Compito principale della Compagnia è, infatti, finanziare benevolmente attività culturali, istituzioni artistiche, teatri e musei. Quanti enti e persone beneficate in questi anni dal presidente Chiamparino saranno, per ciò stesso, indotte a votarlo Governatore? Ed è solo uno degli interrogativi che si potrebbero porre sul conflitto di interesse.

Ma col Chiampa i torinesi sono di manica larga per i suoi passati meriti di sindaco. Un mito coltivato dalla Stampa, prediletto quotidiano cittadino, che lo ha coccolato come un puttino sapendolo un protegé dei proprietari, gli Agnelli. Ascoltate il tono turiferario col quale giorni fa ha accolto la sua discesa nella lizza regionale: «Squillino le trombe, rullino i tamburi:... è tornato... l'ex sindaco oggetto di culto a Torino e per una piccola pattuglia di buongustai della politica nazionale... lancia la sfida... il dado è tratto».

Ave Caesar. La foto a corredo mostra la faccia del Chiampa col mento sul pugno, tipo pensatore di Rodin, e la didascalia: «Ha legato la storia del suo mandato alla rinascita della città». Sviolinata che fa il paio con le foto che per un decennio La Stampa ha pubblicato mostrando il sindaco che raccoglieva la carta gettandola nel cestino, carezzava bambini e altri miracoli.

Se invece accantoniamo i pifferi, il sessantacinquenne Chiampa - famiglia operaia, laurea in Scienze politiche, una vita nel Pci-Pds-Ds-Pd da moderato- è stato un sindaco a più facce. Suo maggiore successo sono state le Olimpiadi invernali del 2006 e connessa modernizzazione di Torino con la costruzione della Metro. L'imperdonabile delitto è la voragine di debiti in cui ha sprofondato la città, che gli è valsa il nomignolo di Indebitetor. Nonostante avesse ricevuto dallo Stato 1,2 miliardi per i Giochi invernali e 0,5 miliardi per il centocinquantenario dell'unità d'Italia, ha lasciato buffi per cinque miliardi (il triplo dell'1,7 che aveva trovato). Si calcola non basteranno due generazioni per pagarli (2040 circa).

Nel resto, è stato un sindaco come altri. Forse più amato, perché perbene. Fu però odiatissimo per la raccapricciante esumazione di massa nel Cimitero generale. Era il 2004 e il Comune, a corto di dané, dette lo sfratto a 24mila morti interrati, per costringere le famiglie ad acquistare loculi. Nella furia di incassare, si triplicarono i disseppellimenti, da 36 a 108 salme il giorno.

Fu il caos. Le bare furono aperte e le ossa disseminate senza criterio, tanto che i parenti non poterono più riconoscere i propri cari. L'orrore divenne di dominio pubblico quando Rita Pavone trovò la tomba (che non rientrava nel programma di esumazioni) distrutta per errore dalle scavatrici e i resti del padre dispersi. Un corteo sfilò sotto gli uffici del sindaco con un cartello e una scritta da Giorno del Giudizio: «Ricordati che Dio ti vede dentro». Il mitico Chiampa è stato anche questo.

 

LUCA REMMERT E SERGIO CHIAMPARINOCHIAMPARINO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINOMATTEO RENZI E ANTONELLA MANSIMatteo Renzi isr72 prodi fassinoamba02 prodi fassinologo intesa san paolo

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…