1. TRA BASSANINI E BERNABÈ È IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO SUL TEMA DELLO SCORPORO 2. BERNABÈ L’ANNO SCORSO HA PORTATO A CASA 2,4 MILIONI COMPRESI UN BONUS DI 525 MILA EURO E ALTRI 490 MILA PER LA PREVIDENZA E UNA POLIZZA SANITARIA: CIFRE CHE RISULTANO INCOMPRENSIBILI SE SI GUARDA AI 37 MILIARDI DI DEBITI DELLA TELECOM 3. IL "PIZZINO" FOTOGRAFATO TRA LE MANI DI EPIFANI DOVE AL PRIMO POSTO SI LEGGEVA CHIARAMENTE IL NOME DI ZAMPINI, ISPIRATO DALL'ENTOURAGE DI SACCOMANNI COME PRETESTO PER SOLLEVARE IL PROBLEMA DELLA CORRETTEZZA DELLE NOMINE? 4. EFFETTO MARINO: FUORI GIANCARLO CREMONESI, ALLA CAMERA DI COMMERCIO TAGLIAVANTI

1. TRA BASSANINI E BERNABÈ È IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO SUL TEMA DELLO SCORPORO
Nessuno ai piani alti di Telecom ha il coraggio di chiedere a Franchino Bernabè come è andata la riunione del Bilderberg che si è tenuta durante il weekend in un albergo a pochi chilometri da Londra.

E nessuno gli ha chiesto se durante il meeting ha avuto il coraggio di avvicinare gli esponenti della banca d'affari Jp Morgan che nei giorni scorsi hanno emesso un report in cui si prevede per Telecom un forte taglio dei profitti. Il manager di Vipiteno non è uomo di confidenze e di ciò che avviene nelle riunioni del Bilderberg dove fa parte del Comitato direttivo non chiacchiera né con la moglie e tantomeno con Marco Patuano, il presidente della società.

Al massimo tra i due corrono battute sugli stipendi guadagnati nel 2012 che oggi il giornalista Gianni Dragoni (stranamente meno interessato di un tempo alle vicende di Finmeccanica) pubblica sul "Sole 24 Ore". Secondo le sue indiscrezioni Franchino l'anno scorso ha portato a casa 2,4 milioni compresi un bonus di 525mila euro e altri 490mila per la previdenza e una polizza sanitaria: cifre che risultano francamente incomprensibili se si guarda allo stato di salute della società e ai 37 miliardi di debiti che la opprimono.

Se pero' qualcuno pensa che Bernabè sia indifferente a questa situazione drammatica, sbaglia in maniera clamorosa. Non a caso il suo sforzo è concentrato sullo scorporo della rete che ormai rappresenta l'unica ancora di salvezza per rimettere in carreggiata l'azienda e per ridare un po' di soddisfazione ai piccoli azionisti e ai soci di Telco, la scatola che controlla Telecom.

Purtroppo mentre nelle riunioni del Bilderberg il manager italiano trova amici potenti, in Italia c'è qualcuno che gli sta rendendo la vita difficile. Non è un qualcuno qualsiasi, ma Franco Bassanini, il presidente riconfermato un mese fa alla Cassa Depositi e Prestiti, che sul tema dello scorporo ha la lingua sciolta e non teme che il governo possa sfilargli la poltrona.

Il fatto certo è che tra l'ex-politico milanese e il manager di Vipiteno è in atto un braccio di ferro proprio sul tema dello scorporo. Alla fine di novembre Bassanini ha dichiarato che la Cassa di cui è presidente "investe solo in società stabili, equilibrate, non fortemente indebitate e con forti prospettive di crescita", e pochi giorni dopo ha buttato un'altra secchiata d'acqua fredda dicendo ,a proposito dello scorporo, di aver firmato soltanto un accordo di riservatezza forte della convinzione che "un matrimonio si fa in due".

Ieri il marito di Linda Belinda Lanzillotta (che lo ha aiutato a sistemare il patrimonio di immobili da 92,5 milioni di proprietà del marito e dei suoi fratelli), è tornato alla carica e a proposito dello scorporo ha sentito il bisogno di mettere altri puntini sulle "i" dopo le dichiarazioni rilasciate da Marco Patuano ad "Affari & Finanza" dove il 49enne manager alessandrino dalla fulva capigliatura dichiara senza mezzi termini che Telecom dovrà avere la guida operativa della newco nella quale potrebbe confluire la Rete con la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti.

Sono bastati pochi minuti per scatenare la risposta di Bassanini che con un giro di parole, per certi versi ambiguo, non ha escluso che Telecom abbia la maggioranza della nuova società, ma ha aggiunto che questo è possibile "se chi decide sulle regole di accesso e sugli investimenti è indipendente e terzo". Per rendere ancora più chiaro il suo pensiero ha aggiunto che l'assetto della società "sarà attrattivo se avremo la garanzia che non sarà gestita per spremere il massimo di redditività a breve per i suoi azionisti, ma per fare gli investimenti necessari in una logica di lungo termine".

Se non vogliamo chiamarlo un fulmine questo messaggio dell'ex-socialista (amico di Mussari e del "groviglio armonioso" che ha governato MontePaschi), possiamo definirlo una bombetta buttata lì tra i piedi di Franchino per far capire a lui e ai sofferenti soci di Telco che fare lo scorporo per "spremere utili a breve" è un'idea assolutamente fuori dal mondo.

Da quanto detto si capisce che la strada per Franchino, allenato alle scalate delle sue montagne e di molte aziende, si sta facendo sempre più difficile. Quasi impossibile.


2. IL "PIZZINO" FOTOGRAFATO TRA LE MANI DI EPIFANI DOVE AL PRIMO POSTO SI LEGGEVA CHIARAMENTE IL NOME DI ZAMPINI, ISPIRATO DALL'ENTOURAGE DI SACCOMANNI?

Gli uscieri di Finmeccanica stanno montando sul tetto del palazzo di piazza Monte Grappa la batteria dei missili terra-aria in difesa dell'azienda.

Il Gruppo ha sempre fatto business nel settore degli armamenti e per gli uscieri è gioco facile individuare il bersaglio. Nei giorni scorsi la società ha alzato il mirino per chiedere all'India di pagare 560 milioni di euro per la commessa dei 12 elicotteri sulla quale pesa l'inchiesta per corruzione.

Gli uscieri non hanno più voglia di aspettare oltre e non danno molto credito alla ministra Emma Bonino che finora sulla vicenda dei marò si è dimostrata piuttosto debole. La batteria dei missili è puntata anche sull'Olanda e il Belgio, i due Paesi che sulla base di un rapporto della società di consulenza Ernst & Young hanno rotto il contratto dei 19 treni veloci usciti dagli stabilimenti di Pistoia dell'Ansaldo Breda. In questa vicenda ,che ha attirato l'ironia sprezzante dei giornali e dei social network dei due Paesi, Finmeccanica è pronta a rendere pan per focaccia ai clienti stranieri chiedendo danni materiali e di immagine.

Oltre queste vicende c'è poi il tema delle nomine al vertice del Gruppo che il Governo ha fatto slittare al 4 luglio. Su questo argomento gli uscieri di Finmeccanica hanno movimenti legnosi perché non riescono a mettere a fuoco l'obiettivo da abbattere.

La loro visione si è fatta confusa dopo la pubblicazione di ben tre articoli firmati dal giornalista Sergio Rizzo sul "Corriere della Sera". La raffica di parole del giornalista diventato ricco e famoso per le sue polemiche sulla Casta, ha creato perplessità. Alla fine di maggio ha spiegato che le scelte da parte del Tesoro e del governo sono state rinviate perché "si stanno definendo procedure trasparenti". E per argomentare al meglio la necessità del cambiamento ha chiamato in causa le analisi scritte per conto del centro studi Nens di Bersani e Visco dall'esperta francese Lisa Jeanne.

Gli uscieri di Finmeccanica sono uomini colti, recitano a memoria interi brani di Diderot e non cadrebbero mai nell'errore di definire l'Ariosto e Torquato Tasso due commissari della Consob, ma di questa Lisa Jeanne non hanno trovato traccia negli annali francesi. Da qui il sospetto che l'articolo di Rizzo sia stato ispirato dall'entourage di Saccomanni come pretesto per sollevare il problema della correttezza nella nomina dei futuri amministratori. Ma l'attenzione è diventata ancora più forte quando il giornalista a distanza di 24 ore ha sparato altri due articoli sul "pizzino" fotografato tra le mani di Epifani dove al primo posto si leggeva chiaramente il nome di Giuseppe Zampini.

Le cose certe sono due: la prima è che Epifani con quel "pizzino" tra le mani dimostra un'attitudine demenziale e lottizzatrice. La seconda certezza nasce dal fatto che c'è qualcuno che sta brigando per far saltare l'organigramma in cui le deleghe sono spalmate tra il super-ragioniere Alessandro Pansa e il manager Zampini.

Su quest'ultimo, che gode della fiducia del Quirinale e dell'intera sinistra, sembra concentrarsi l'attenzione più maliziosa. Per questa ragione gli uscieri pensano che lo scontro tra l'anima militare e quella civile dentro Finmeccanica sia ancora aperto ,e mentre si preparano a rafforzare la batteria di missili hanno letto la dichiarazione rilasciata da Mauro Moretti sabato scorso che ha detto: "non mi pare che il mondo stia aumentando i suoi arsenali bellici in questo momento".
Parole che sanno tanto di autocandidatura.

3. EFFETTO MARINO: FUORI GIANCARLO CREMONESI, ALLA CAMERA DI COMMERCIO TAGLIAVANTI

Mentre il chirurgo genovese stava entrando in Campidoglio con lo zainetto pieno di voti, un gruppo di persone si è ritrovato sul ciglio della rupe Tarpea, la parete rocciosa che si trova sul lato meridionale del Campidoglio e dalla quale venivano gettati i condannati a morte e gli espulsi dall'urbe.

Tra questi spiccano alcune delle 30 personalità che alla vigilia delle elezioni hanno avuto la brillante idea di costituire un Comitato strategico per affiancare il sindaco dalle scarpe ortopediche nel secondo mandato. In prima fila si vede Giorgio Albertazzi mentre declama l'Adriano di Margherita Yourcenar, e subito dietro Carlo Ripa di Meana, Paolo Portoghesi e Ferdinando Aiuti. Nel gruppo non si vede l'archistar Massimiliano Fuksas, che con una piroetta scandalosa si è dimenticato dei 140 milioni spesi per la Nuvola dell'Eur, e ha richiamato il suo Dna di sinistra.

Il primo a buttarsi dalla rupe sarà comunque Giancarlo Cremonesi, l'ex-costruttore romano che a maggio è stato rieletto con 24 voti su 27 alla presidenza della Camera di Commercio. Già domenica scorsa nella sua villa di Fregene, Cremonesi che gli amici chiamano affettuosamente "er pomata", ha sentito puzza di bruciato, ma con l'arrivo del chirurgo Marino la sua poltrona passerà inevitabilmente di mano.

Al suo posto arriverà Lorenzo Tagliavanti, direttore della Confederazione degli artigiani che cercherà di riportare dentro la Camera di Commercio il dinamismo di Andrea Mondello, il predecessore di Cremonesi che ha guidato l'ente per 18 anni.

Al 66enne Cremonesi resterà comunque la presidenza di Acea, la multiutility dell'energia e dell'acqua che rappresenta il primo dossier caldo sul tavolo del sindaco.

 

Bernabe e marco patuano BILDERBERG jpegPARTECIPANTI AL BILDERBERG Gianni Dragoni FRANCO BASSANINI LINDA LANZILLOTTA L APPUNTO DI EPIFANI SULLE NOMINE DOPO L INCONTRO CON BERSANI FOTO CORRIERE Zampini GiuseppeSACCOMANNISergio Rizzo Cremonesi Giancarlo MARINO ignazioLorenzo Tagliavanti

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO