BELLA NAPOLI SA CHE NON C’E’ SALVEZZA PER IL PAESE, ORMAI FALLITO, E GETTA LA SPUGNA: “FARMI RIELEGGERE? UNA NON SOLUZIONE”

Mario Calabresi per "la Stampa"

Gli scatoloni con le carte, la corrispondenza e i libri, i tantissimi libri di cui Giorgio Napolitano si circonda e che ama annotare e tenere sulla scrivania, sono già partiti verso la prossima destinazione: lo studio a Palazzo Giustiniani, casa dei senatori a vita, dei presidenti emeriti della Repubblica. Un trasloco definitivo, senza possibilità di ritorni, mentre già escono volumi che tentano un bilancio del settennato.

Eppure le pressioni si moltiplicano in queste ore per cercare di convincere il Capo dello Stato ad accettare un prolungamento, a restare al suo posto ancora per un anno o due. Richieste che vengono risolutamente rispedite al mittente: «Ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro».

Nonostante i faccia a faccia di questa settimana i partiti non riescono a trovare un nome, a identificare una figura credibile, e di garanzia per tutti, che possa sedere al Quirinale per i prossimi sette anni, così si cerca una soluzione di comodo, che l'attuale inquilino però rifugge come «una non soluzione».

In un Paese in cui nessuno vorrebbe lasciare la poltrona Napolitano invece si ritrae, invita a non attribuire «valenze salvifiche» alla sua persona e anzi vive con ansia, quasi con angustia, le continue pressioni. Pressioni che non accetta, specie se accompagnate da una sorta di richiamo a un dovere morale.

Il Presidente è certamente grato per tutti i riconoscimenti che gli vengono tributati ma considera il mandato concluso - «tutto quello che avevo da dare ho dato» ripete - anche perché conosce perfettamente la fatica del ruolo, sente il peso degli sforzi fatti e ricorda che a giugno compirà 88 anni.

Per chi ha lavorato per cercare di fare dell'Italia un Paese normale è incomprensibile che non si possa dare una successione ordinata a una scadenza istituzionale prevista, come se non ci fosse nessuno idoneo al compito. C'è poi un'allergia alle «soluzioni pasticciate», a quelle che all'estero definirebbero immediatamente «soluzioni all'italiana», cioè a inventare un prolungamento non previsto dalla Costituzione.

Il mandato è di sette anni, ma vale la pena raccontare come siano stati in molti a prospettare una rielezione per un tempo più breve, lasciando all'inquilino del Colle la libertà di decidere poi quando dimettersi. Non è mai successo nella storia della nostra Repubblica e Napolitano non intende certo rompere la regola, ma i più tenaci non demordono sottolineando che viviamo tempi particolari in cui perfino un Papa ha dato le dimissioni in anticipo. «Ma è un esempio che non calza per nulla - ha replicato il Presidente -, perché per un papa non esiste scadenza e così nemmeno anticipo», mentre qui tutto è codificato con chiarezza.

Non basta, ci sono ragioni di principio, di linearità e probabilmente non mancherà anche quel filo di amarezza per non essere stato ascoltato alla fine della scorsa legislatura, quando ha sollecitato mille volte i partiti a non buttare via le intese sulle riforme e a cambiare la legge elettorale. Se gli avessero dato ascolto oggi la situazione sarebbe di certo meno ingarbugliata e difficile.

Così siamo arrivati all'ultima domenica al Quirinale per Giorgio Napolitano, il prossimo fine settimana potrebbe essere già stato eletto il suo successore, nel congedo non ci sono rimpianti perché a prevalere è la convinzione di aver fatto tutto il possibile per tenere in piedi il Paese: il lavoro dei saggi è stato il tentativo «di dare una conclusione seria» al percorso nel momento in cui ci si è trovati di fronte a un muro.

Il Presidente va via senza che si sia formato un nuovo governo, con un termine di mandato «particolarmente impegnativo e faticoso» perché due giri di consultazioni hanno sempre dato lo stesso risultato, confermando posizioni inconciliabili, e perché mandare Bersani davanti alle Camere senza la garanzia di una fiducia sarebbe stato non solo un rischio troppo grande ma anche un azzardo che qualcuno non avrebbe esitato a definire un golpe.

L'alternativa di un governo del Presidente, una soluzione simile a quella trovata nel novembre del 2011 con Monti per evitare una precipitazione drammatica, oggi non è più possibile. Tutto è cambiato, non c'è più un Mario Monti dietro l'angolo e forse l'unica cosa su cui tutti, ma proprio tutti - da Grillo a Berlusconi, da Monti a Bersani - sono stati d'accordo nei colloqui al Quirinale è che ci vuole un governo politico con un eletto a guidare il governo.

Il Presidente ha sotto gli occhi il film dell'ultimo mese e resta convinto che i saggi siano «stati l'ultimo contributo possibile», un contributo che «non andrebbe buttato via» perché ha dimostrato che un dialogo è possibile anche tra persone molto diverse tra loro, che «esistono occasioni di collaborazione» che andrebbero colte al volo. Ma certi processi politici non possono essere imposti da nessun Presidente, spetta ai partiti decidere se collaborare e in che forme e ora toccherà al successore di Napolitano riprendere il filo e trarre le conclusioni di questa fase convulsa.

Al successore, non più a lui, che ora chiede solo di essere protetto da pressioni indebite e ripete di non essere disponibile a soluzioni di comodo apparentemente facili ma poi confuse e pasticciate. Per la politica è il tempo di avere coraggio, di prendere responsabilità e scegliere. Per Giorgio Napolitano è il tempo del commiato, del ritorno alle aule parlamentari, ai libri, alla musica classica e alla vita privata. E' già tutto pronto, tutto è stato ordinato, catalogato e trasferito, restare o peggio tornare indietro «sarebbe ai limiti del ridicolo».

 

 

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...