maurizio belpietro giuseppe conte

IL GOVERNO HA LAVORATO CON IL FAVORE DELLE TENEBRE – BELPIETRO: “ALTRO CHE RIFAREI TUTTO. CONTE DEVE RISPONDERE IN PARLAMENTO E AGLI ITALIANI DI CIÒ CHE È SUCCESSO, PERCHÉ OGNI GIORNO CHE PASSA I LATI OSCURI DEL PRESUNTO MODELLO ITALIANO SONO SEMPRE DI PIÙ” – LO STUDIO SECRETATO SUGLI EFFETTI DEL VIRUS RISALE AL 12 FEBBRAIO. LO STESSO GIORNO SI DECISE DI REGALARE ALLA CINA 18 TONNELLATE DI DISPOSITIVI SANITARI CHE SAREBBERO SERVITI A PROTEGGERE I NOSTRI MEDICI E INFERMIERI

GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

1 – LO STUDIO DI STEFANO MERLER DEL 12 FEBBRAIO PUBBLICATO IERI DA “REPUBBLICA”

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cronaca-tragedia-annunciata-ndash-12-febbraio-2020-tavolo-245873.htm

 

2 – SAPEVANO TUTTO GIÀ DAL 12 FEBBRAIO MA NON HANNO FERMATO L'EPIDEMIA

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro

Ogni volta che gli è stato chiesto conto di ciò che è accaduto nei mesi dell'emergenza Covid, il presidente del Consiglio ha sempre risposto di non avere nulla da rimproverarsi, aggiungendo che se si fosse presentata l'occasione avrebbe rifatto tutto, ma proprio tutto.

 

Giuseppe Conte, insomma, non è pentito, non pensa di aver fatto errori, ma anzi ritiene che l'azione del suo governo sia stata d'esempio per il resto d'Europa. Di più: del mondo. La narrazione del premier è stata solo lievemente contraddetta nelle scorse settimane dalla rivelazione dei ritardi con cui è stata istituita la zona rossa nella Bergamasca.

 

verbale del comitato tecnico scientifico sulla zona rossa ad alzano e nembro

Il Comitato tecnico scientifico chiese il 3 marzo la chiusura di Alzano e Nembro, i due paesi in cui si erano registrati diversi casi di coronavirus, ma il governo prese tempo fino al 9, lasciando che il virus si diffondesse. Alle obiezioni di chi ha chiesto le ragioni di tale ritardo, Conte ha replicato di non aver visto il verbale del Cts, che per percorrere i pochi chilometri tra la sede del ministero della Salute e Palazzo Chigi evidentemente ha impiegato una settimana.

 

Già questo avrebbe dovuto indurre il Parlamento a convocare urgentemente il presidente del Consiglio pretendendo risposte ufficiali e non contraddittorie sulla leggerezza con cui sono state prese alcune decisioni per contenere l'epidemia. In particolare, Camera e Senato dovrebbero esigere che si faccia piena luce sullo spostamento di reparti dell'esercito proprio nei paesi più contagiati della provincia di Bergamo, militari che dopo aver atteso per due giorni in albergo furono fatti smobilitare, per poi essere costretti a tornare in seguito, ma per portare via le bare.

 

STEFANO MERLER

Da ieri, oltre alla necessità di chiarire il mistero della mancata istituzione della zona rossa di Alzano e Nembro, c'è però un altro motivo che dovrebbe spingere un Parlamento che avesse coscienza del proprio ruolo a convocare il capo del governo, ed è un verbale che risale addirittura al 12 febbraio, ossia prima che in Italia si registrassero casi di coronavirus.

 

Ieri Repubblica ha rivelato che il Cts quel giorno convocò al ministero della Salute un ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, il professor Stefano Merler. Che volevano da questo studioso i professoroni del Comitato tecnico scientifico nominati da Roberto Speranza?

 

Beh, da quel docente che ha passato metà della sua vita a costruire modelli matematici applicati alle pandemie volevano sapere perché non si dovesse considerare il coronavirus come «una banale influenza», il contrario cioè di quanto sostenevano tanti illustri e presunti esperti tipo la dottoressa Maria Rita Gismondo.

 

giuseppe conte meme

Merler quel giorno non solo escluse l'ipotesi che il virus non sarebbe arrivato in Italia (come all'epoca sostenevano altri presunti esperti tipo Roberto Burioni), ma spiegò che in base alle sue ricerche gli italiani contagiati sarebbero stati più di un milione e, nella peggiore delle ipotesi, addirittura il doppio.

Per il ricercatore, i casi gravi che avrebbero richiesto cure ospedaliere sarebbero oscillati fra i 200.000 e i 400.000 e il fabbisogno totale di ricoveri in terapia intensiva si sarebbe assestato fra i 60.000 e i 120.000, con un picco di 10.000 posti letto occupati contemporaneamente.

 

ROBERTO BURIONI

Nel documento, Merler non quantificò il numero di morti che la pandemia avrebbe potuto provocare, ma calcolando gli effetti di una proiezione dei contagi come quella indicata con la letalità registrata in Cina, si arriva a una stima che va da 35.000 a 60.000 vittime. Guarda caso 35.000 è proprio il numero di morti fin qui registrato in Italia da marzo a oggi.

 

giuseppe conte meme

Insomma, Merler ci aveva visto giusto. Talmente giusto che il suo studio fu secretato e il governo, nonostante avesse già dichiarato lo stato d'emergenza, non fece praticamente nulla. Anzi: fece danni. Già, perché mentre lo studio di modelli matematici applicati alle pandemie spiegava che in Italia si rischiavano 35.000 morti, e centinaia di migliaia di persone ricoverate in ospedale con un fabbisogno di migliaia di posti in terapia intensiva, l'esecutivo regalava mascherine alla Cina.

LUIGI DI MAIO E I MEDICI CINESI

 

Ricordate quando alla Farnesina l'ambasciatore cinese fu ricevuto con tutti gli onori e se ne uscì con la donazione di 18 tonnellate di materiale sanitario per combattere l'epidemia? Beh, quel giorno segnato sul calendario come il momento in cui ci privammo delle mascherine chirurgiche di cui nelle settimane successive avremmo avuto un gran bisogno era proprio il 12 febbraio, cioè quando Merler presentò ai tecnici le sue terrificanti proiezioni.

 

andrea urbani

In pratica, in una stanza del ministero della Salute si documentava ciò che ci aspettava, nell'altra si regalavano i dispositivi sanitari che dovevano servire a proteggere medici e infermieri. Nessuno allora poteva immaginare, è la difesa. No, Merler immaginava.

 

E immaginava anche il direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Andrea Urbani, che già a gennaio parlava di un piano di emergenza con diversi scenari, «uno dei quali troppo drammatico per essere divulgato senza scatenare il panico fra i cittadini». Sì, si sapeva ciò che poteva succedere, ma quello scenario si è preferito chiuderlo in un cassetto e fare finta di niente.Sono tante le domande che sorgono spontanee.

 

MEME - CONTE E IL FAVORE DELLE TENEBRE

Perché il documento non fu preso sul serio? Perché si ignorò l'allarme? Come mai si regalarono camici e mascherine alla Cina quando ci sarebbero stati utili di lì a poco? Perché a febbraio, quando ancora l'allarme non li aveva fatti sparire in tutto il mondo, non si comprarono i dispositivi sanitari necessari a medici e infermieri? Altro che rifarei tutto. Conte deve rispondere in Parlamento e agli italiani di ciò che è successo, perché ogni giorno che passa i lati oscuri del presunto modello italiano sono sempre di più.

alzano lombardo nembro

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…